L’antropologia adeguata si rivela definitivamente nell’avvenimento di Cristo e diventa esperienza dell’uomo solo nel riconoscimento e per il riconoscimento di Cristo. L’uomo vero ci è donato, la verità profonda del nostro essere ci è donata. L’uomo rimane un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non incontra Gesù Cristo (questa è l’affermazione sostanziale dell’enciclica di Giovanni Paolo II Redemptor hominis al n. 10). Cristo rivela all’uomo tutta la verità su di lui. Questa è l’antropologia cristiana: nasce dall’avvenimento di Cristo che è grazia e si consegna alla libertà, perché la grazia si riferisce alla libertà, considera la libertà come la grande destinataria della sua presenza e quindi la grazia sollecita la libertà. Ci dispiace per Lutero e per tutti suoi seguaci… ma la grazia non elimina la libertà, piuttosto la promuove, esattamente come l’abbraccio del padre e della madre, anche naturalmente, non spengono la personalità dei figli, ma la sollecitano a diventare responsabile. Questa è l’antropologia cristiana, dunque un’antropologia che non ha bisogno di negare il male, che non ha bisogno di negare il bene, che non ha bisogno di sottolineare l’aspetto pervasivo delle strutture in cui l’uomo vive la sua vita e che certamente lo condizionano, ma che vede l’uomo emergere nel suo essere figlio di Dio, perché questa affiliazione da Dio è rivelata e resa esperienza nell’avvenimento di Cristo riconosciuto e per l’effusione del Suo Spirito. Abbiamo dunque visto per secoli, in atto dentro la tradizione cattolica dell’Occidente, la realizzazione di questa antropologia adeguata, che non è una santificazione del Medioevo – non c’è niente nella storia che possa essere santificato e reso perfetto – ma è certamente una grande esperienza di presenza missionaria che ha determinato una grande capacità creativa dei singoli, delle persone o dei gruppi.
La Massoneria riprende o si assume una responsabilità enorme, dal punto di vista culturale e sociale, quando muta radicalmente lo scenario dell’antropologia; quando all’antropologia della verità sostituisce l’antropologia del potere. L’antropologia della verità trova il suo compimento nella rivelazione cristiana e il suo ambito di educazione e di esperienza nell’appartenenza al popolo di Dio che è la Chiesa, fonte della maturazione delle singole personalità: infatti la Chiesa ha come obiettivo supremo non l’allargamento della sua struttura istituzionale ma la crescita del popolo cristiano, “sacramenta propter homines” dicevano i nostri antichi maestri scolastici: nella loro grevità ontologica dicevano che la Chiesa è per l’educazione dell’uomo, perché l’uomo poi, maturato nella sua identità cristiana, si assuma la sua precisa responsabilità di essere missionario nel mondo, di fronte a Cristo e di fronte agli uomini. Questo è anche il grande grido che viene dalla Novo millennium ineunte di Giovanni Paolo Il.
All’antropologia della persona, che è persona perché appartiene a Cristo nel Suo popolo, si sostituisce l'individuo che ha già valore in sé per sé. Il cuore del massone è nella modernità e la modernità è la costruzione di un mondo senza Dio. Per costruire un mondo senza Dio si può ancora parlare di Dio, si deve anche parlare di Dio, perché sarebbe assolutamente spropositato, indebito, strategicamente scorretto parlarne subito male o dire che non esiste. Ma evidentemente sul piano del diritto, sul piano teorico, sul piano dell’impostazione filosofica e antropologica, l’uomo è concepito come alternativa a Dio. La Massoneria si radica in questo nuovo ambiente nel quale matura in sinergia con i filoni razionalisti e illuministi, che saranno più rigorosamente anti-deisti e anti-cattolici, e dove non c’è posto per una concezione religiosa della vita che radichi l’uomo nella domanda di senso, di verità, di bellezza e di giustizia, perché questo tipo di domande sono sostanzialmente alienanti.
La Massoneria è dunque all’interno del laicismo moderno e contemporaneo e ne condivide con il laicismo moderno la grande preoccupazione di costruire un mondo come se Dio non esistesse; magari non formalmente contro Dio, ma ,come se Dio non esistesse. Credo che siano questi gli elementi del confronto. Credo che tutti noi abbiamo il diritto di essere quello che siamo, di scegliere le nostre opzioni, di essere coerenti con i nostri principi, di realizzare nella vita sociale una espressione anche pubblica delle nostre convinzioni, ma è necessario che sappiamo la posta in gioco. La posta in gioco è un’alternativa sul piano dell’antropologia: o c’è l’uomo della verità o c’è l’uomo del potere, dal punto di vista della, definizione ultima.
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