In USA e in Europa potenti lobby finanziano e producono film anticattolici. Irridono la religione, falsificano la storia, ridicolizzano la Chiesa.
Come rispondono i cattolici.
Alla Mostra del Cinema di Venezia 2002 va in scena l’odio contro la Chiesa cattolica. Vince Magdalene dello scozzese Peter Mullan, due ore di pellicola incentrate sulla demolizione del cattolicesimo. La vicenda è ambientata in una cupa Irlanda anni ’60, all’interno di un Magdalen’s Institute, dove le ragazze subiscono le angherie e le violenze di suore e preti decisamente malvagi.
Un attacco senza precedenti
Gli organizzatori della Mostra di Venezia hanno sapientemente “cavalcato” il livore anticattolico di Magdalene.
Ancor prima che venisse proiettato, il regista Mullan ha paragonato la Chiesa ai talebani, in modo tale che fosse chiaro a tutti che quello era un film costruito per infangare suore e preti. Il film aveva già vinto prima ancora che la giuria si riunisse: “Abbiamo impiegato solo 5 minuti per assegnare il premio” ha candidamente ammesso la giurata Francesca Neri.
Magdalene è l’unico film straniero arrivato al Lido già doppiato, pronto per essere distribuito nei cinema italiani mezz’ora dopo la proiezione ufficiale. Nulla, insomma, viene lasciato al caso quando si tratta di gettare fango contro la Chiesa di Roma.
La storia vera
“La storia – dice Oscar Wilde – è l’arte di scrivere bene ciò che non è mai successo”.
Magdalene è un ottimo esempio di come si possano impunemente imbrogliare le carte del passato. Per fortuna, ci ha pensato Vittorio Messori, con la proverbiale chiarezza, sulla prima pagina del Corriere della Sera, a smascherare la colossale falsificazione del film di Mullan. Messori ha spiegato che i Magdalen Institutes erano riformatori giudiziari, che ospitavano per lo più giovani condannate per reati penali; che la pedagogia del tempo, anche negli esclusivi college anglicani, contemplava le punizioni corporali come prassi ordinaria; che il lavoro manuale era imposto alle ragazze dallo Stato; che le modalità con cui vengono descritti gli abusi sono inverosimili, perché implicherebbero l’assoluta stupidità dei carnefici; che gli irlandesi non furono “perseguitati” dalla Chiesa, ma casomai si fecero martirizzare per secoli pur di difendere l’unità con Roma.
Hollywood anticristiana
Il caso-Magdalene non è un fenomeno isolato, ma solo l’ultimo di molti film che formano un vero e proprio filone anticattolico. Già nel 1971, il grande Frank Capra scriveva: “Il cinema americano di oggi è una bolgia che descrive l’America come una pestilenziale contrada dove trionfano gli edonisti, gli omosessuali, le lesbiche, i maniaci sessuali, i marchesi de Sade, i drogati, i liberali della Domenica, gli anticristo, i pagani, i sommozzatori del peccato, gli accoltellatori, gli stupratori: dove Dio è morto e la Patria sta per fare la stessa fine”.
A Hollywood, tempio laico del cinema, esiste una lobby potentissima che da anni lavora per destrutturare la società tradizionale. Ne fanno parte quasi tutti i divi più celebrati, che finanziano a suon di miliardi il Partito Democratico. Gli obiettivi sono sempre gli stessi: distruggere la famiglia, normalizzare l’idea del divorzio, sdoganare l’omosessualità, promuovere l’aborto, elogiare ogni diversità. Lo scontro con la Chiesa cattolica è inevitabile. Per cui c’è solo un modo per toglierla di mezzo: delegittimarla attraverso la potente arma della finzione cinematografica.
Tante strategie, un linguaggio comune
Esistono almeno tre categorie di film contro la Chiesa.
1. Pellicole apertamente ostili. Si tratta dei film che fanno del loro anticattolicesimo una bandiera. Oltre a Magdalene, possiamo ricordare Amen (2002), film francese di Costa-Gavras ispirato al testo teatrale di Rolf Hochhuth, che accusa Pio XII e la Chiesa di corresponsabilità nell’olocausto, fra l’altro con una locandina del solito Oliviero Toscani nella quale svastica e crocifisso si confondono.
Non meno frontale l’attacco al cattolicesimo dell’americano Stigmata (1999), giocato tutto sull’idea gnostica che il “vero” vangelo sarebbe ancora tenuto segreto dalla gerarchia ecclesiale, e che in essa Gesù dichiarerebbe di no voler fondare la Chiesa.
Molti ricorderanno L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, apertamente blasfemo. Senza dimenticare recentissimo il L’ora di religione (2002) di Marco Belloecchio, che mette alla berlina la Chiesa, l’educazione cristiana le cause di beatificazione, la santità stessa, con bestemmia incorporata.
2. Pellicole larvatamente ostili. Si tratta di film che diffamano la Chiesa, ma dentro a una trama che sembra occuparsi di altro. Ne costituisce un modello esemplare Il nome della rosa (1986), ispirato al romanzo di Umberto Eco.
Si tratta di una storia disperatamente anticristiana, che descrive il medioevo come buio, superstizioso, succube dell’inquisizione cattiva, che attende di essere “liberato” dalla luce della ragione scettica e nichilista. Un film infarcito di falsi storici, ma capacissimo di confondere le idee ai credenti.
Appartiene a questa categoria anche un film come Mission (1986), che sembra elogiare i missionari gesuiti in Paraguay, ma condanna senza appello la Chiesa istituzione.
3. Pellicole apparentemente innocue.
Un esempio per tutti: la commedia brillante Sister Act (1993). Si ride, tutto sembra lieve. Ma intanto le suore sono tratteggiate come persone infantili, ridicole. Antipatica la superiora perché è seria; simpatica la protagonista Whoopi Goldbeerg (abortista militante, ostile a Giovanni Paolo Il) perché sostituisce alla regola del convento quello spontaneismo che oggi è considerato sintomo di autenticità.
Gli atteggiamenti del mondo cattolico
Di fronte alle aggressioni che provengono dal mondo del cinema. i cattolici dimostrano un atteggiamento piuttosto curioso. riconducibile ad alcunetipologie:
GLI INDIFFERENTI
È come se l’oltraggio arrecato alla Chiesa fosse qualche cosa di estraneo e impalpabile.
Il cattolico medio, magari anche quello “impegnato” e attivamente inserito nella parrocchia, preferisce abbozzare perché “ha cose più importanti da fare”.
I “MEZZOBICCHIERlSTI”
Nostalgici del Sessantotto.
Sì – dicono – il film è oltraggioso; però contiene anche elementi di verità. Facciamo un cineforum in parrocchia e apriamo un dibattito.
I REATTIVI
Sono considerati pericolosi integralisti e, come tali, isolati. Raccolgono spesso l’ammirazione dei laici onesti, che sono sempre più stupiti dai silenzi delle categorie precedenti.
GLI ASTUTI
Meglio tacere per evitare di fare pubblicità al film.
Ma la regola non vale più se un film oltraggia – poniamo caso – gli ebrei o gli extracomunitari. Allora si ritiene necessario promuovere raccolte di firme, manifestazioni, celebrazioni congiunte di riparazione.
GLI AUTOFLAGELLANTI
Categoria sempre più nutrita. Partono da un presupposto “giacobino”: se il regista ha girato un film così, qualcosa di brutto la Chiesa l’avrà fatto sicuramente. Quindi, chiediamo perdono e stiamo zitti, che siamo in torto (M.P.).
IL TIMONE N. 22 – ANNO IV – Novembre/Dicembre 2002 – pag. 12 -13