Gira l’Italia raccontando la sua conversione.
E i teatri si riempiono per ascoltare la storia di questa bella attrice.
Trasformata dall’incontro con il Gesù della Divina Misericordia e con Maria, “rifugio dei peccatori”.
Di solito, la gente la cerca per farsi firmare un autografo, per scattarle una foto, o per semplice curiosità. O per quell’attrazione fatale che suscita ogni celebrità del mondo dello spettacolo, ogni volta che puoi vederlo e perfino sfiorarlo. Ma quando nel teatro o nel cinema parrocchiale si abbassano le luci, allora la musica cambia completamente. Perché lei mette in scena uno spettacolo assolutamente imprevedibile, affascinante, difficile da recitare. Claudia Koll racconta la sua commedia più bella, non come attrice ma con il cuore: è la sua vita e la storia della sua conversione.
Un’attrice come tante
Claudia è – oltre che una brava attrice – una donna affascinante, che proprio per il suo aspetto fisico ha conosciuto anni fa una grande popolarità. Soprattutto per quel primo film, girato nel 1992 con Tinto Brass, il regista simbolo del cinema erotico italiano. Un vero e proprio trampolino di lancio per una carriera che si preannunciava piena si successi, di contratti allettanti, di ruoli da protagonista nelle fiction Tv. E in effetti, alla carriera professionale della Koll non mancava nulla: era perfino riuscita a lasciarsi alle spalle quell’esordio imbarazzante, entrando nelle case degli italiani nel ruolo – istituzionale e insieme familiare – di presentatrice del Festival di Sanremo, edizione 1995. Accanto a lei il solito Pip-po Baudo e Anna Falchi. Insomma, una storia come quella di tante altre dive dello spettacolo, disposte all’inizio a qualche “concessione” alla morale, per poi passare a parti e lavori più dignitosi. Ma qualche cosa di imprevisto e di completamente sconvolgente doveva accadere alla vita di questa ragazza, registrata all’anagrafe come Claudia Colacione, in arte Claudia Koll perché – così le avevano detto gli agenti del settore – per lei ci voleva un nome tedesco. Claudia Koll è una convertita.
Un caso diverso
La parola oggi mette i sudori freddi, sia perché le conversioni sono considerate da molti, anche nella Chiesa, fuori moda, imbarazzanti. E sia perché si ha paura di maneggiare una parola troppo impegnativa, di fronte alla volubilità della generazione attuale. Quanti cantanti, artisti, musicisti, politici, nani e ballerine, ogni tanto convocano un giornalista e dicono: sì, sono diventato cattolico, vado una volta all’anno da Padre Pio, mi piace Madre Teresa, ho la foto di Giovanni Paolo II sul comodino. Molti lo dicono, e sono magari anche sinceri. Ma poi c’è il solito ma: sono cattolico, ma la Chiesa sbaglia quando parla di sesso e di morale. Oppure: sono cattolico, ma vado a messa quando mi ricordo, o quando “me la sento”. Insomma: parlare di conversione in questi casi è davvero fuori luogo. Il caso di Claudia, invece, sembra completamente diverso. Oggi Claudia Koll – che continua la sua attività artistica a ottimi livelli – gira l’Italia a rendere testimonianza della sua conversione, distribuendo immaginette della Divina Misericordia e promuovendo opere di carità per la Chiesa. E lo fa con parole e accenti che lasciano il pubblico letteralmente ammutolito. Se si può azzardare un paragone, l’effetto è del tutto simile a quello provocato qualche anno fa dalla visione nei cinema di The Passion di Mel Gibson: al termine della proiezione, il pubblico si alzava e se ne andava via senza dire nulla, meditando sul grande mistero cui aveva appena assistito. Anche le platee che ascoltano il racconto di Claudia Koll sono costrette a riflettere, a fare il punto sulla propria vita. Perché in due ore di testimonianza resa da una semplice attrice ascoltano una potente sintesi della dottrina cattolica, improntata a una ferrea ortodossia. La Confessione e la Comunione, l’adorazione eucaristica, la Madonna, l’appari-zione delle Tre Fontane in Roma, Suor Faustina Kowalska, il Gesù della Divina Misericordia, il Papa, il Catechismo: sono queste le coordinate precise e sorprendenti che incorniciano il discorso della Koll. Una fede semplice e rocciosa, spesso sconosciuta a molti “cattolici tiepidi”.
Una vita trasformata
Niente sentimentalismi, niente spiritualismi orientaleggianti, niente “cattolicesimo fai da te”, niente presunzione di essere dotata di poteri straordinari. Solo un fatto: una vita totalmente cambiata. Dove c’è ancora posto per commedie e film “puliti”. Ma dove Claudia ritaglia un po’ del suo tempo per andare in Congo, in Africa, a portare aiuti alla diocesi di Wamba; o per andare a tenere compagnia a malati terminali di Aids; o per andare ad abbracciare qualche bambino del Cottolengo. Un messaggio di grande speranza per tutti quelli che in questo mondo si trascinano nella disperazione: «La cosa più straordinaria per me – dice la Koll – è stato scoprire che il Signore mi veniva in aiuto nonostante la mia condizione di grande peccatrice. Avendo fatto veramente molti peccati, avendo ferito molto il cuore di Dio, ho sentito che comunque Lui, nel momento in cui io avevo bisogno e chiedevo aiuto, mi veniva in soccorso». Claudia di solito racconta della sua vita prima della conversione, della sua inquietudine: «Non mi bastava mai niente, non ero contenta di niente veramente, cercavo sempre qualcosa di più. Nessuno mi aveva insegnato la fedeltà e quindi non ero fedele e non sapevo neanche gestire l’amore, non sapevo amare». Rimaneva, come un fuoco che cova sotto la cenere, l’insegnamento ricevuto da bambina: alcune letture di Teresa di Lisieaux, l’affetto e la fede della nonna, il ricordo dei genitori. Ma a parte questo, la vita della Koll ripercorre il clichè di tanti giovani “normali” di oggi: frequenta la Chiesa fino alla Cresima, e poi se ne allontana, coltivando da subito un sogno: diventare attrice. «Il mondo dello spettacolo – racconta la Koll – mi ha usata e il mondo “usa” in generale quando c’è la nostra debolezza e anzi ci colpisce proprio là dove siamo deboli, quando abbiamo un grande desiderio di amore. Con questa sete di amore mi sono fatta coinvolgere spesso in storie sbagliate; proprio per la sete di amore che mi spingeva, sete anche di verità, ho cominciato a studiare recitazione seriamente; mi interessava essere vera, provare forti emozioni. Desiderio di amore profondo e di verità sono i desideri del cuore di ciascuno di noi, ma mi sono ritrovata a fare scelte sbagliate perché nessuno veramente mi ha insegnato a vivere». Ora c’è una nuova Claudia Koll, che affronta senza timore il pregiudizio e lo scetticismo di molti, un certo fastidio del mondo dello spettacolo, ma che incontra anche tante persone che, ascoltandola, riscoprono Cristo e la Chiesa. «Penso – dice – di essere un segno della misericordia di Dio, di questo grande amore che ha il Signore per ciascuno di noi, e quindi mi sento di cantare in eterno le lodi di Dio che è un Dio-amore e che veramente ho sentito vicino nella sofferenza. Allora, mi sento di dire ai giovani di cercare il Signore, di non fingere che il problema non esiste. Dio bisogna cercarlo veramente con tutto il cuore, poi è Lui a mostrarsi a chi ne ha un desiderio profondo, a chi cerca la verità. Occorre fare verità nella propria vita perché è un mondo, questo, che ci spinge ad essere ipocriti, a non ave-re il coraggio della verità, al compromesso. Tutto questo ci uccide dentro, ci toglie luce e forza. Bisogna cercare l’amore vero: come si fa a trovare l’amore vero? Bisogna innanzitutto cercare Dio, mettersi sotto la sua protezione, e poi tutto il resto va a posto da sé, perché il Signore, piano piano, fa un’opera meravigliosa nella vita di ciascuno di noi».
Dossier: Fatti di vita
IL TIMONE – N.64 – ANNO IX – Giugno 2007 pag. 44-45