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12.12.2024

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Clemente XI
31 Gennaio 2014

Clemente XI


Pontefice umile e devoto, dotato di vasta cultura e preparazione da tutti apprezzata. Lotta con decisione per difendere i diritti della Chiesa dalle ingerenze politiche e dalle insidie dottrinali del Giansenismo

Nome:

Giovanni Francesco Albani
Data nascita:

23 Luglio 1649

Elezione: 23 Novembre 1700
Incoronazione: 8 Dicembre 1700
Durata: 20 anni, 3 mesi, 25 giorni
Data morte: 19 Marzo 1721
Sepolto:
S. Pietro, Roma
Posizione cronologica: 243

Quando viene eletto pontefice all’unanimità, il 23 novembre 1700, Clemente XI è sconcertato al punto da essere colto da convulsioni, febbre alta, conati di vomito e pianto supplichevole. Per alcuni giorni non ne vuole sapere di accettare la carica, poi è convinto da quattro teologi che gli prospettano il severo giudizio di Dio in caso di rinuncia.
Dignitoso nell’aspetto, morigerato e limpido negli atteggiamenti, da cardinale acquisisce una notevole esperienza diplomatica internazionale, grazie anche alla profonda preparazione culturale. Cordiale nei rapporti umani, è umile e remissivo dimostrando una costante attenzione per i più poveri e diseredati. Ma questa disponibilità svanisce quando vengono minacciati i diritti della Chiesa, per difendere i quali si trasforma in strenuo combattente. Altrettanta durezza riserva alla cura della propria anima, con una vita tutta dedicata alla preghiera e al lavoro. Ogni giorno celebra la S. Messa e si confessa sacramentalmente. Morigerato anche nei bisogni materiali, dedica al cibo e al sonno il tempo appena sufficiente, concedendosi come svaghi la visita frequente agli ospedali e la predicazione della parola di Dio. Il tutto gli conferisce già in vita fama di santità.

Giovanni Francesco Albani nasce il 23 luglio del 1649 a Urbino. Riceve una solida formazione classica studiando nei migliori collegi di Roma. Studia filosofia, teologia e diritto conseguendo il dottorato a Urbino. A soli 28 anni entra in Curia nella Prelatura romana. Fornisce subito prova di grandi capacità amministrative. Dopo essere stato nominato segretario dei Brevi (curava i Brevi apostolici indirizzati ad autorità e personalità di rango), è creato cardinale da Alessandro VIII (1610-1691) nel 1690.
Clemente XI è scelto tra i cardinali cosiddetti “zelanti”, ossia tra coloro che desiderano un papato dedito esclusivamente a interessi spirituali. Ha poca attitudine per la politica, che comunque occuperà gran parte del suo pontificato, mostrando spesso debolezza accentuata anche da una mutata tendenza culturale (che esploderà con l’Illuminismo) che inizia a contestare apertamente l’autorità e la presenza della Chiesa nel mondo.
Scoppia la sanguinosa guerra di successione spagnola in seguito alla morte di Carlo II d’Asburgo (1661- 1700), il quale nel testamento indica come suo successore Filippo duca d’Angiò (1683-1746) che diventa re di Spagna come Filippo V, appoggiato anche da Clemente XI. L’Imperatore Leopoldo I (1640-1705) vanta dei diritti sul trono spagnolo che non gli vengono però riconosciuti e per questo attacca Filippo sia militarmente sia creando una Lega anti-francese per circoscriverne il più possibile le mire imperialiste, in quanto Filippo è nipote del potente re di Francia Luigi XIV (1638-1715). Clemente XI tenta di rimanere neutrale dato il coinvolgimento di nazioni cattoliche su entrambi i fronti, ma deve ben presto scendere in campo quando a Leopoldo I succede suo figlio Giuseppe I (1678-1711), che invade alcuni territori dello Stato pontificio per poi tassarli illecitamente. Clemente cede alle angherie dell’imperatore. Abbandona l’appoggio a Filippo V, suscitando le ire francesi, e riconosce come legittimo erede al trono spagnolo l’arciduca Carlo, fratello dell’Imperatore che si autoproclama re di Spagna con il nome di Carlo III (1685-1740). Inoltre, alla morte di suo fratello Giuseppe I, Carlo III diventa re degli Asburgo con il nome di Carlo VI, suscitando preoccupazione in Francia e in Inghilterra che temono la riunificazione sotto un’unica corona di Austria e Spagna, come ai tempi dell’imperatore Carlo V. Il pericolo accelera le trattative di pace, che sarà ratificata a Utrecht nel 1713 e a Rastadt nel 1714, ponendo fine alla guerra di successione e alla temuta predominanza francese. La Santa Sede ottiene come unica conquista la riconferma dell’importante clausola del trattato di Rijswik del 1697 che permette ai cattolici di professare la propria fede anche se passano sotto un sovrano protestante.
Migliori sono i risultati nella guerra contro i turchi, ultimando con Eugenio di Savoia la completa liberazione dell’Ungheria dai turchi e riconquistando Belgrado, occupata degli infedeli dal 1690.
Clemente si rivela più sicuro nel governo della Chiesa, risolvendo l’ormai annosa questione del giansenismo. Fin dal XVII secolo il giansenismo crea problemi e confusione nei fedeli, sostenendo erroneamente che l’uomo, estremizzando la concezione di S. Agostino (354-430), con il peccato originale si sia corrotto al punto di poter realizzare solo il male. La Grazia, che è concessa da Dio secondo la sua imperscrutabile volontà solo ad alcuni predestinati, permette all’uomo di fare il bene senza più la possibilità di peccare. Il libro di Giansenio (al secolo Cornelius Otto Jansen, vescovo di Ypres 1585-1638) Augustinus, nel quale presenta in maniera distorta il pensiero del grande vescovo africano, è condannato da Innocenzo X con la bolla Cum occasione del 31 maggio 1653.
Sebbene i giansenisti accettino le censure della bolla, non riconoscono nelle tesi condannate il vero pensiero di Giansenio, che secondo loro s’identifica pienamente con quello di S. Agostino, ponendosi così al di sopra di ogni sospetto. Anche la Sorbona sposa questa tesi, acuendo la confusione soprattutto nella Chiesa francese. Re Luigi XIV, da sempre strenuo avversario dei giansenisti, chiede al Papa di intervenire. Ancora più duro è lo scontro con il teologo guida dei giansenisti Pasquier Quesnel (1634-1719), il quale compone nel 1699 un’opera di 8 volumi, che ha grande divulgazione, contenente diverse affermazioni gianseniste.
In risposta, Clemente XI pubblica uno dei documenti più importanti di tutta la produzione magisteriale della storia della Chiesa: la costituzione Unigenitus Dei Filus dell’8 settembre 1713. Sono condannate 101 preposizioni tratte dall’opera del Quesnel, sottolineando il fatto che derivano direttamente da asserzioni di Giansenio. Purtroppo, anche questo fondamentale documento non è accolto con la dovuta obbedienza. Così, dopo cinque anni dalla pubblicazione, si deve intervenire con una nuova bolla, la Pastoralis officii dell’8 settembre 1718, che prevede la scomunica per tutti coloro che non accettano la Unigenitus. Tuttavia, i papi dovranno intervenire ancora in difesa della Unigenitus Dei Filius giacchè ne viene contestata l’autorità. Dal 4 dicembre 1720, quando la Unigenitus diventa legge dello Stato francese, il giansenismo perderà costantemente seguaci e adepti.
Intensa è anche l’attività missionaria di Clemente XI. Condanna i riti cinesi, ossia il culto degli antenati da parte dei neo-convertiti cristiani, nei quali s’inseriva la venerazione sospetta di idolatria in onore di Confucio. La decisione di Clemente XI è netta, invertendo l’impostazione iniziale del gesuita Matteo Ricci (1552-1610) che dal 1583 aveva adottato il metodo dell’accomodamento.
Promuove anche la cultura e le arti, in particolare arricchendo la biblioteca vaticana. Muore il 19 marzo 1721.

IL TIMONE N. 126 – ANNO XV – Settembre/Ottobre 2013 – pag. 54 – 55

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