Quanti avrebbero immaginato che dietro il carattere affabile, dolce e umile di Martino V si celasse il Papa che avrebbe riportato l'unità nella Chiesa d'Occidente dopo 39 anni di divisione?
Eppure Martino V, oltre ad essere denominato "la felicità del suo tempo" per l'indole amabile e cordiale, si merita anche l'appellativo di "terzo fondatore dello Stato della Chiesa", per aver riunificato la Chiesa sotto la guida di un unico pontefice riconosciuto e operato instancabilmente per il recupero dei diritti pontifici sui territori del Patrimonium Petri.
L'elezione pontificia di Oddone Colonna, questo il nome del Papa, avviene in modo anomalo nel 1417, con la partecipazione al conclave di sei rappresentanti laici per ciascuna delle cinque nazioni presenti al tormentato Concilio di Costanza (1414-1418) e per la scarsa presenza di cardinali (solo ventitre). Il concilio è convocato dall'''antipapa'' Giovanni XXIII su sollecitazione del re di Germania Sigismondo, con l'obiettivo di contrastare le numerose eresie che si stanno diffondendo e per riportare l'unità nella Chiesa divisa. Infatti, Giovanni XXIII in quel momento è solo uno dei tre "papi" che rivendicano la legittima occupazione del soglio pontificio.
Il Concilio di Costanza, per poter eleggere un capo della Chiesa universalmente riconosciuto, deve fare piazza pulita dell'incresciosa situazione. Destituisce così i due "antipapi" Giovanni XXIII e Benedetto XIII e prende atto della spontanea abdicazione del "vero" Papa, Gregorio XII (1406-1415), il quale ottiene di riconvocare ufficialmente il concilio rifiutando di partecipare ad un'assemblea radunata da un pontefice illegittimo. Sono queste defezioni che determinano l'esiguo numero dei cardinali-elettori.
L' 11 novembre 1417 Oddone Colonna è eletto solo dopo essere stato consacrato vescovo perché ancora diacono, e assume il n di Martino in onore al santo di quel giorno. L'Imperatore Sigismondo, come segno di sottomissione, si offre per sorreggergli le briglie del cavallo.
La ritrovata unità sotto la guida di un unico Vicario di Cristo è accolta dalla popolazione europea con gioia e soddisfazione.
La famiglia dei Colonna, di cui Oddone è l'unico rappresentante ad essere eletto pontefice, è una delle più in vista della nobiltà romana di quel periodo. Oddone nasce probabilmente tra il 1369 e il 1370. Dopo incarichi all'interno della curia vaticana è minato nel giugno 1405 cardinale diacono Innocenzo VII (1404-1406).
Partecipa all'elezione sia dell'''antipapa” Alessandro V al Concilio di Pisa del 1409, attirandosi la scomunica di Gregorio XII, sia del successore Giovanni XXIII, al seguito del quale giunge al Concilio di Costanza.
Nella fase iniziale del sinodo, Oddone si schiera con chi sostiene la superiore autorità del concilio sul Papa, ma una volta eletto muta la sua posizione prodigandosi per il ristabilimento della supremazia del pontefice su qualsiasi organo ecclesiale, imponendo il precetto di sottomissione dei fedeli alle definizioni dogmatiche del Vicario di Cristo.
AI termine dell'assemblea, Martino V emana la bolla Inter cunctas con la quale condanna le 45 tesi sia di Wycliff sia di Huss e del suo discepolo Gerolamo da Praga. Lasciata Costanza, Martino V sente come proprio dovere inderogabile quello di tornare a Roma nella sede legittima e naturale del pontefice, nonostante notevoli pressioni perché si trasferisca in altre città tipo Avignone, Basilea, Magonza o Strasburgo. Il viaggio durerà due anni, con diverse tappe di avvicinamento fino al 29 settembre 1420, quando entra trionfalmente a Roma acclamato dal popolo. Subito incomincia l'opera di restaurazione della città che versa in uno stato di grave degrado a causa di carestie, peste e guerre. La libera dai briganti riportando l'ordine con l'istituzione dei "magisteri viarum", la polizia viaria addetta al controllo delle strade cittadine. Riorganizza la Curia romana stabilendo nuove regole per la Cancelleria del Papa e nuove disposizioni per i diritti della Santa Sede.
Importante e deciso è anche l'intervento di ristrutturazione degli edifici ecclesiastici, con l'aiuto di grandi pittori come il giovane Masaccio e Gentile da Fabriano, e dell'aspetto generale della città con un accurato piano amministrativo. Sul Campidoglio è messo al rogo tutto ciò che è contrario ai buoni costumi come le carte da gioco e i biglietti del lotto.
Martino V si incarica anche di riformare lo Stato della Chiesa riportando il potere a Roma con una monarchia maggiormente centralizzata.
Per riuscire in questa vasta opera di rigenerazione civile ed ecclesiastica, Martino V conta sull'aiuto sia di eminenti cardinali, sia di persone a lui molto vicine di cui potersi fidare come i propri parenti.
Pertanto, il nepotismo ha un notevole impulso, ma è una pratica dettata principalmente dalla necessità, anche se sarà fonte di calunnia soprattutto da parte dalla famiglia rivale degli Orsini.
L'indole tollerante e portata alla pacificazione porta Martino V a essere benevolo con gli Ebrei, vietando predicazioni ostili verso di loro così come proibisce il battesimo forzato dei bambini inferiori ai dodici anni senza il consenso dei genitori. Cerca di recuperare anche il rapporto con la Chiesa orientale greca.
Nel 1423 indice il Giubileo, durante il quale rinnova la devozione all'Eucaristia e al culto delle reliquie (trasporta da Ostia in modo solenne le spoglie di S. Monica, la madre di S. Agostino). Nel 1427 accoglie Bernardino da Siena confermando il culto del santissimo Nome di Gesù da lui propugnato. Rispettando le indicazioni del decreto Frequens del Concilio di Costanza, che stabilisce la riunione a scadenze regolari di concili ecumenici, Martino ne convoca uno a Pavia il 22 settembre 1423, che però deve essere trasferito prima a Siena per la peste e poi, per la poca presenza di Vescovi, a Basilea.
L'attività di Martino è fervente e la già programmata convocazione del Concilio di Basilea non fa assolutamente presagire la morte che improvvisamente lo coglie all'età di 63 anni con un attacco apoplettico. Il popolo partecipa numeroso e con sincero cordoglio ai funerali solenni di questo grande Papa che ha riportato Roma e il papato allo splendore antico, riconosciuto da tutti come "vero nuovo fondatore del regno papale e restauratore di Roma".
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