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12.12.2024

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Come leggere un libro e perchè
31 Gennaio 2014

Come leggere un libro e perchè

 

 

 

 

"L'esperienza della lettura deve tornare ad essere un itinerarium, cioè un viaggio dell'animo attraverso la Creazione, lungo il quale si incontrano gli altri e la realtà”.

"Fare come minimo delle pause di 15 minuti dopo ogni ora di utilizzo. Non giocare se si è stanchi o si ha dormito poco. Va ricordato che anche coloro che non hanno mai sofferto di epilessia potrebbero essere soggetti ad attacchi epilettici. Si consiglia di consultare un medico qualora durante il gioco dovesse insorgere uno dei seguenti sintomi: vertigini; alterazione della vista; contrazioni muscolari; perdita dell'orientamento; confusione mentale; convulsioni “. No, non è la posologia di un medicinale pericoloso ma l'avvertenza riportata dal CD-Rom del videogioco Deus Ex. Molti ragazzi (e non) spendono ore davanti al terminale seguendo le peripezie dell'eroe di questo gioco d'azione e violenza. Accendono il computer appena rientrati da scuola, dall'università, dall'ufficio, dall'attività sportiva: prima e invece di qualunque lettura di carta stampata. Ogni discorso sulla lettura oggi, nell'epoca del web, non può non incominciare da qui.
Leggere o non leggere: il dilemma piacerebbe all'Amleto di Shakespeare ma spiace al custode istituzionale della formazione dei cittadini italiani, il Ministero della Pubblica Istruzione. Da tanti anni scolastici, le energie dei docenti sono sperperate in attività di “animazione del libro”, “laboratori di lettura”, “scritture di ipertesti” o in “incontri con l'autore (malcapitato)”: tuttavia, dopo la furia verso la lettura, è venuta l'esaltazione della non-lettura. In piena riforma-Berlinguer c'è stato chi ha dichiarato che “il videogioco è la più grande rivoluzione epistemologi-ca di questo secolo. Ti da una scioltezza, una densità, una percezione delle situazioni e delle operazioni che permette di esaltare dimensioni dell'intelligenza e dello stare al mondo finora sacrificate dalla cultura astratta… Lei preferisce che un pilota d'aereo abbia fatto videogiochi o che abbia letto la Divina Commedia? “.
Può essere utile sapere che simili parole, rilasciate in intervista a L'Unità il 5.2.97, appartengono a Roberto Maragliano, docente universitario di “Tecnologie dell'Educazione” e membro della Commissione dei Saggi, cioè il braccio sinistro di Berlinguer (ora di De Mauro) nell'attuazione della riforma scolastica. Il dilemma “o Dante o la playstation” è stato dunque risolto da altri in nostra vece: meglio la playstation.
Leggere meglio
Cosa è accaduto in questi anni, che abbia causato un tale franamento della cultura “del libro”? Le ipotesi e le spiegazioni degli esperti sono vaghe, perché devono comunque difendere l'operato dei grandi editori e non deprimere troppo il mercato. Qualcuno parla di svolta epocale nelle comunicazioni. Forse c'è anche dell'altro, e proverò a spiegarlo. Secondo me è un bene che oggi si legga poco o pochissimo. È un miracolo che lettori vecchi e giovani resistano e insistano a leggere i prodotti di un mercato editoriale che non ha più niente da dire e lo dice stampando milioni di copie. La crisi dei giornali rappresenta il sintomo di un disagio in presenza di tassi elevati di menzogna. Il fatto che in Italia ogni lunedì mattina il quotidiano con maggior tiratura sia la Gazzetta dello Sport non mi scandalizza, se penso che l'alternativa è Il Corriere della Sera. Intanto nelle scuole i giornali non circolano più tra gli studenti, segno che tra poco il giornalismo dovrà affrontare la prova cruciale.
Ma torniamo ai libri. Se non reputo un male l'attuale disaffezione alla lettura è perché vedo che il fenomeno offre un'occasione decisiva: lo spazio per proporre una cultura diversa da quella del disagio esistenziale delle classi colte, cioè la cultura dell'illuminismo. Il disprezzo verso il libro, la ripugnanza fisica alla lettura che alcuni insegnanti (o genitori) riscontrano in alcuni alunni (o figli) significa che l'illuminismo ha fallito, è crollato e adesso tocca agli anti-illuministi sgombrarne le macerie. Occorre ribellarsi ai maestri della rivoluzione, per aprire un nuovo scenario mentre l'intellighenzia dominante nel mondo “occidentalizzato” fa finta di essere sana.
La gratitudine rivela il lettore
Come può rispondere la persona di buona volontà a un disastro così ampio ed epocale? La lettura di un buon libro è infatti ancora la via privilegiata per una vera crescita inferiore; come essere certi di star leggendo un buon libro e non piuttosto una patacca velenosa che ci ruba tempo, il poco tempo di questa vita pellegrina sulla Terra? Tenterei una risposta partendo da una situazione di vita vissuta: dall'atto, sempre più raro, di entrare in libreria per acquistare. Dagli scaffali, una marea invadente di titoli, copertine e testi ci investe, con sapienti tecniche commerciali di confezione e presentazione del “prodotto-libro”, e dalla quale è bene difendersi, come Ulisse dalle ammalianti Sirene: ma in che modo? Ci sono due ordini di risposte. Le prime stanno su piano umano e impongono di essere critici e severi: la maggior parte dei libri in commercio non merita, e difatti finisce per restare invenduta per il 98%. In questo ordine di considerazioni, una persona che desidera il bene non può permettersi la leggerezza di mettere Umberto Eco o Calvino o Moravia sullo stesso livello di un Dostoevskij o un Manzoni, di un Chesterton o un Guareschi: i primi non hanno ciò che rende scrittore uno scrittore, la pietas. Per questo invito a prediligere autori ed editori “alternativi agli alternativi”, usando il criterio del classico: un libro è un classico quando apre un mondo, svela un passato e predispone un presente migliore. Si parta da opere antiche o moderne, a seconda dei gusti. Il secondo ordine di risposte sconfina nel campo spirituale: si consideri la vita di ciascuno come un breve percorso tra l'origine (creati da Dio Padre) e la mèta (ammessi alla gloria dei Santi). In questa luce, le letture, l'apprendimento e la formazione della persona che ognuno di noi è si muovono entro una libertà impensabile: non conta da dove si parte né dove si arriva. Conta l'amore con il quale si studia, un amore che Spinoza ha ben definito amor Dei intellectualis: amore della mente verso Dio. Tale amore si alimenta solo di cibi a lui convenienti: e difatti ci sono molti bei libri, più di quanto si possa supporre. Perciò il criterio di lettura, qui, vuole che un libro sia buono quando, finito di leggerlo, proviamo gratitudine e riconoscenza.
Apertura di un mondo e gratitudine, insomma, rivelano la bontà dell'aver letto. Una volta considerate queste due dimensioni, anche la riforma scolastica più sciagurata appare nelle sue vere dimensioni “lilipuziane”. E l'esperienza della lettura torna così a essere un itinerarium cioè un viaggio dell'animo attraverso la Creazione, lungo il quale s'incontrano gli altri e la realtà. Consiglio quindi di leggere Vere presenze (Garzanti, 1998) e La nostalgia dell'assoluto (Bruno Mondadori, 2000) di George Steiner, oltre a Come si legge un libro (e perché) di Harold Bloom (Rizzoli, 2000): è sulla scorta del loro magistero che cercherò nei prossimi appuntamenti di offrire un atlante degli scrittori ai quali vale la pena di dedicare il nostro tempo.

 


IL TIMONE  N. 11 – ANNO III – Gennaio/Febbraio 2001 – pag. 46-47

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