Martedì 04 Novembre 2025

Confessarsi è un atto controculturale

In questo nostro tempo in cui si è molto più attenti alla cura del corpo rispetto a quella dello spirito, il dossier del Timone indaga sul rapporto tra i giovani e il sacramento più bistrattato. «Un giovane che oggi voglia andare controcorrente non deve sentirsi autosufficiente»

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Il giovane credente, oggi, è il vero anti-conformista. L’anti-conformismo radicale, che ha vibrato, con toni spesso violenti, nella Rivoluzione sociale e culturale del 1968, oggi è stato completamente normalizzato dal consumismo borghese, che continua a proclamarsi appartenente a quella tradizione culturale, ma che, nei fatti, nulla vive di una idealità realmente comunionale, autonoma e capace di condividere fino in fondo l’esistenza. Per ragioni non solo numeriche, ma anche e soprattutto culturali e ideali, essere cristiano oggi, per un giovane, è cosa profondamente anticonformista, quasi al limite di essere considerato naiv, e radicalmente controcorrente. In un contesto culturale, nel quale la parcellizzazione dell’io, chiamato ad interfacciarsi più con gli strumenti dei social che con le persone, determina un restringimento dell’orizzonte di interesse, che, non di rado, va poco oltre la propria ristretta ed utilitaristica cerchia, il giovane cattolico, inserito in una comunità, in un’associazione o in un movimento, respira il respiro stesso della Chiesa ed è chiamato costantemente a dilatare il proprio orizzonte e a sottrarsi ai condizionamenti che la cultura dominante ossessivamente impone….(contributi del cardinale Mauro Piacenza, Chiara Amirante, Mauro Gagliardi, Antonio Sicari, don Luca Ferrari intervistato da Andrea Zambrano)

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