A farci conoscere e a donarci lo Spirito Santo è Gesù. Egli lo chiama Paraclito (Gv 14,16-26; 15,26; 16,7), che letteralmente vorrebbe dire «Colui che è chiamato vicino», e che spesso traduciamo con Consolatore. Nell’annunciarne la sua venuta lo chiama anche Spirito di verità. Il termine “Spirito” è la traduzione dell’ebraico “Ruah”, che significa soffio, aria, vento; e Gesù utilizza proprio l’immagine sensibile del vento per spiegarci, durante il suo dialogo con Nicodemo, la natura misteriosa e trascendente dello Spirito di Dio, di cui nessuno può sapere «da dove viene e dove va» (Gv 3,5-8).
In questa dimensione misteriosa entrano anche, dice Gesù, «i nati dallo Spirito». L’ingresso in questa vita nuova e soprannaturale avviene col sacramento del Battesimo. Scrive Sant’Ire-neo di Lione (II sec.): «Il Battesimo ci accorda la grazia della nuova nascita in Dio Padre, per mezzo del Figlio suo nello Spirito Santo. Infatti coloro che hanno lo Spirito di Dio sono condotti al Verbo, ossia al Figlio; ma il Figlio li presenta al Padre, e il Padre procura loro l’incorruttibilità. Dunque, senza lo Spirito non è possibile vedere il Figlio di Dio e, senza il Figlio, nessuno può avvicinarsi al Padre, perché la conoscenza del Padre è il Figlio, e la conoscenza del Figlio di Dio avviene per mezzo dello Spirito Santo» (Demonstratio Apostolica, 7).
Senza il Battesimo nello Spirito non vi è dunque vita cristiana. Per San Paolo, «Nessuno può dire “Gesù è il Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1Cor 12,3). San Paolo chiama il divino Paraclito anche Spirito della promessa (Gal 3,14; Ef 1,13), Spirito di adozione (Rm 8,15; Gal 4,6), Spirito di Cristo (Rm 8,9), Spirito del Signore (2Cor 3,17), Spirito di Dio (Rm 8,9.14; 15,19; 1Cor 6,11; 7,40), mentre a chiamarlo Spirito della gloria è San Pietro (1Pt 4,14).
Lo Spirito Santo è all’opera con il Padre e il Figlio dall’inizio dei tempi fino al compimento della storia della salvezza. Lo Spirito è luce che rivela le verità di Dio, ma proprio perché illumina le cose, si nasconde. Si adombra per fare luce sul Padre e sul Figlio. Non dice se stesso, è la Persona divina di cui sappiamo meno sebbene ogni nostra conoscenza spirituale venga da Lui. «Non lo conosciamo che nel movimento in cui ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella fede» (CCC 687). Gesù spiega che pur guidandoci verso «la verità tutta intera», lo Spirito Santo «non parlerà da sé, ma quanto sentirà dirà» (Gv 16,13). È l’annientamento tipico degli umili. Anche l’umiltà è, infatti, virtù divina; ben visibile attraverso la trasparenza di Maria, la colma di grazia che si adombra per mettere in luce il Figlio. Diversi sono i simboli attraverso cui si esprime lo Spirito Santo: 1) L’acqua: segno di purificazione e di rinascita, che nel battezzato zampilla per la vita eterna; 2) L’olio: compare nelle unzioni di re e profeti, fino alla venuta di Cristo, l’Unto di Dio, che pone, tramite lo Spirito, il sigillo del sacro crisma sulla fronte di ogni cristiano; 3) Il fuoco: simboleggia l’azione trasformante dello Spirito Santo, che consuma il male e rende ardenti nel bene: Gesù dirà di esso: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei fosse già acceso» (Lc 12,49), e questa presenza di Dio in noi si realizza con le «lingue di fuoco» della Pentecoste (At 2,3); 4) La nube luminosa: dal Sinai alla Trasfigurazione di Gesù ed alla sua Ascensione, accompagna le principali rivelazioni di Dio (Es 24,15-18; 33,9-10; 40,36-38; 1Re 8,10-12; Lc 9,34; At 1,9), così come accompagna le principali teofanie di Maria nella storia umana, fino al ritorno definitivo di Gesù nella nube (Lc 21,27); 5) La colomba: apparve alla fine del diluvio come segno di un’alleanza che ricomincia, e pure quando Cristo risalì dall’acqua durante il Battesimo nel Giordano, all’inizio della sua missione di salvezza (Mt 3,16); anche la colomba ricompare in molte teofanie mariane, perché Maria è columbarium, tabernacolo di Cristo.
Dove possiamo incontrare oggi lo Spirito Santo? In moltissimi ambiti della vita di fede come singoli cristiani o come chiesa: nelle Scritture, che Egli ha ispirato; nella Tradizione che ci giunge attraverso i Padri da Lui illuminati; nel Magistero della Chiesa che Egli assiste; nella Liturgia, in particolare quella della Santa Messa, che lo Spirito vivifica con la sua azione invisibile e nella quale realizza la miracolosa transustanziazione del pane e del vino; nei Sacramenti, ove opera con la sua grazia trasformante; nella preghiera, possibile solo perché mossa da Lui; nei sacramentali, come le benedizioni o gli esorcismi; nei diversi ministeri che edificano la Chiesa; nei carismi, che sono un suo dono; nello stato di grazia, a cui ogni cristiano è chiamato, ed a cui anche il peccatore può tornare tramite il sacramento della Riconciliazione; nella carità, perché essa è pura emanazione dello Spirito Santo che è amore; nell’evangelizzazione, perché Egli è anche Spirito di Verità; nella testimonianza di vita con cui si prolunga la salvezza, perché lo Spirito è spirito di santità.
IL TIMONE – N.61 . ANNO IX – Marzo 2007 pag. 61