È stata una scelta antropologica a provocare la crisi economica. Dimenticandosi che l’uomo non è solo materia, l’Occidente ha posto le basi della sua crisi. Senza figli non c’è sviluppo, mentre cresce il peso dei Paesi asiatici. Come uscire dalla crisi? Austerità e… un rimedio originale
Io fatico a paragonare la crisi attuale ad altre precedenti. Capisco che per molti esperti identificare un avvenimento con uno precedente renda più facile stilare diagnosi e prognosi, ma temo che questo ciclo di crisi abbia una unicità assoluta. Non in tutto certamente, per esempio non è unica nella sua vera origine, essendo questa causa di tipo “morale”, nel senso che è la stessa per cui i nostri progenitori furono cacciati dal Paradiso terrestre. Pertanto, cercando di “associarmi” al pensiero magistrale di Sua Santità Benedetto XVI e a ciò che ha scritto nell’enciclica Caritas in Veritate (che è il vero manuale per comprendere la crisi), comincerei affermando che l’origine di questa crisi è appunto morale.
Una crisi morale
È morale perché viene originata anzitutto dalla negazione della vita e, successivamente, da una scelta di sviluppo economico di tipo esclusivamente materialistico. È questa negazione della vita, nonché la negazione dell’unità della vita dell’uomo, fatto di carne e spirito, che ha originato la crisi, come il Pontefice scrive con estrema chiarezza nel primo capitolo, quando evoca le due precedenti encicliche del servo di Dio Paolo VI, la Humanae vitae (1968) e la Populorum progressio (1967).
Dove sta quindi l’origine morale o il “peccato originale” che ha provocato la crisi? Sta nel negare l’ordine della Creazione e nel pensare che non rispettando le leggi naturali si possa fare meglio delle stesse. Sta nell’affermare che sia possibile gestire il mondo ignorando il ruolo e la dignità dell’uomo. Sta nel pensare che si possano manipolare impunemente i bisogni dell’uomo e renderlo con ciò felice. Sta nel credere che l’uomo sia solo un animale intelligente da soddisfare esclusivamente dal punto di vista materiale. E potrei andare avanti con altri esempi.
Mi preme qui ricordare soltanto che, come il diritto positivo si fonda sul diritto naturale, così le leggi economiche si fondano sull’economia naturale e l’economia naturale si fonda sulla procreazione. Ora, se in un mondo ad economia avanzata e matura grazie anche alla crescita della popolazione, si interrompe “artificialmente” la crescita della stessa, avvilendo la dignità della persona, delle famiglie, della vita umana, ecc. si avviliscono anche le leggi economiche e si producono effetti esattamente opposti a quelli voluti. Qui sta la grandezza della creazione. Nessuno sostituisce il Creatore nel fare le leggi. Più volte ho descritto l’origine e lo sviluppo della crisi, anche sul Timone, così darò per certa la conoscenza dei fatti, oppure chiederò al lettore di richiedere il numero arretrato. Sintetizzo soltanto ribadendo che l’attuale crisi, di origine morale, sta nell’aver negato la vita e camuffato lo sviluppo economico.
Negato la vita perché nel mondo occidentale si è passati da una crescita di popolazione di circa il 4% annuo allo 0%, e lo si è fatto convinti che ciò fosse un bene, che non far figli facesse star meglio tutti. Per il “pensiero” dominante neomaltusiano-ecologista, la crescita della popolazione provocherebbe eccesso di consumi, inquinamento, spreco di risorse naturali, ecc. Tuttavia, appena si è scoperto che la mancata crescita della popolazione avrebbe provocato povertà, (dovuta al crollo del tasso di sviluppo, alla crescita dei costi fissi per invecchiamento della popolazione, magari anche a un incremento dell’imposizione fiscale, ecc), che cosa ha pensato bene di fare il nostro “geniale” uomo neomaltusiano? Vorrei che il lettore riflettesse e desse lui la risposta alla mia domanda, che è questa: «come può crescere il PIL se la popolazione non cresce?». Vi vengo incontro: dopo alcuni tentativi insufficienti (investimenti tecnologici in produttività e delocalizzazione, misure che aumentano il problema!), il nostro genio neomaltusiano scopre che il PIL può crescere soltanto se crescono i consumi individuali, cioè se l’uomo, ogni uomo, consuma di più. Si è così puntato a suscitare un consumismo esasperato, necessario a tener su il PIL e per riuscirci si è naturalmente dovuto promuovere il cambiamento della visione che l’uomo ha di sé stesso, facendogli credere di esser esclusivamente un animale intelligente bisognoso di soddisfarsi solo materialmente, non esistendo l’anima spirituale. Mi sono domandato spesso se l’odierno atteggiamento consumistico dell’uomo sia causa o effetto della sua “animalizzazione”, e per ora non sono certo di essermi dato una risposta. In ogni caso, per incrementare il ruolo di consumatore individuale, all’uomo è stato chiesto di sacrificare famiglia, cura dei figli, risparmio oculato e finanche la propria libertà individuale, spingendolo ad indebitarsi…
Ricordate che all’inizio si cercò di ridimensionarne la gravità di questa crisi e si giunse persino a decretarne la conclusione. Questo, a pensarci bene, la dice lunga sulla capacità di intendere che cosa sia una crisi, ma anche sulla non volontà di coglierne l’origine autentica e la sua propria dinamica, quasi spaventasse il fatto di riconoscere che la crisi era dovuta alle conseguenze di un vuoto morale, di un “peccato” commesso e non riconosciuto. Anche perché riconoscerlo avrebbe significato correggerlo, e per correggerlo sarebbe stato necessario decidersi per un comportamento coerente. Ecco perché per quattro anni non soltanto non siamo usciti dalla crisi, ma l’abbiamo peggiorata e aggravata.
Come uscirne?
Da una crisi economica come l’attuale, che è caratterizzata dalla crescita a debito di un lungo periodo di consumi delle famiglie, necessario a tenere su il PIL, si esce sgonfiando detto debito. E come si sgonfia un tale debito, vera spada di Damocle sulle sorti dell’economia mondiale? La dottrina economica indica quattro vie: il default, nuove bolle, l’inflazione e l’austerità. Il default, cioè il fallimento, che sarebbe il modello Argentina, è pericoloso. Nuove bolle bisogna saperle creare e gestire, ci si è provato nelle banche americane ma è andata male.
L’inflazione, per ora, è difficile lasciarla libera, poiché i consumi sono fermi e le banche non intermediano. L’austerità, che è la vera soluzione, nessuno la vuole, perché tornare a fare rinunce spaventa. Nei quattro anni appena trascorsi, Usa ed Europa hanno tentato exit strategy e non hanno generato nulla di credibile. A questo punto i mercati hanno capito che dalla crisi non ci avrebbero condotto fuori né gli americani né gli europei, e così hanno cominciato a rivedere i valori delle imprese ancora quotate al maggior ribasso incorporando, questa volta con più pessimismo, le possibili riprese dell’economia che spiegano il valore attuale delle imprese quotate. In più le due exit strategy, quella statunitense e quella europea, sono in conflitto fra loro. In Usa si sta nazionalizzando il debito privato mentre in Europa si sta privatizzando il debito pubblico degli Stati. La crescita del debito pubblico americano deve però essere collocata da qualche parte e ciò sta avvenendo a discapito del debito europeo (e italiano), considerato più rischioso, (soprattutto dopo il non salvataggio della Grecia), che così viene ridimensionato nei confronti di quello americano, reso più attraente anche grazie alla svalutazione del dollaro.
La crisi demografica e l’emergere dei Paesi asiatici
In senso più “politico” quello che sta succedendo nel mondo è che i mercati riconoscono che si sta creando un nuovo ordine economico mondiale, dove Paesi asiatici emergenti, anche se ancora modesti come peso nel PIL mondiale, grazie ai loro tassi di crescita fra qualche anno saranno dominanti. Mentre i vecchi, stanchi e maturi Paesi occidentali ed ex ricchi rischiano di ridimensionare molto il loro peso. E i mercati scommettono su questo. In più, il vecchio mondo occidentale che non ha fatto figli ma è invecchiato e si è indebitato sta nazionalizzando la propria economia. Il mondo orientale, invece, ricco di popolazione, sta privatizzando progressivamente la propria economia. E noi stiamo pensando a fare patrimoniali per diminuire il debito pubblico. Ma quel che è peggio è che se qualcuno suggerisse di crescere tornando a famiglie numerose e facendo figli, verrebbe sconfessato o internato.
Per risanare il mondo dopo questa crisi, propongo una soluzione originale: ritornare al sacramento della Confessione. Per tutti i leader che pretendono di saperlo e volerlo fare. Ma raccomando: con un confessore abituato agli esercizi spirituali di Sant Ignazio…
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