Sono molte le differenze tra la religione cristiana e quella islamica. Ruotano intorno alla figura di Gesù Cristo. Ecco una sintesi offerta da un missionario che conosce, per averlo visto sul territorio, ciò che divide l'islam dal cristianesimo.
Per il comune "uomo della strada" europeo, tutte le religioni, più o meno, si equivalgono. In realtà, questo non corrisponde a verità: è vero che ogni religione cerca di condurre l'uomo a Dio attraverso vie diverse, ma è anche vero che quelle comunemente dette monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islam) si proclamano rivelate da Dio. Le altre sono nate da grandi uomini che hanno cercato di conoscere Dio e indicano agli uomini come raggiungerlo (ad esempio l'induismo e il buddismo).
Per noi cristiani la sfida odierna è data dall'incontro con l'islam, che dichiara di derivare dalla nostra stessa radice, il Dio di Abramo, di Mosé e dell'Antico Testamento rivelato al popolo ebraico.
Per capire cos'è l'islam dobbiamo avere chiare le credenze e i valori condivisi e i punti di divergenza con il cristianesimo. Su questo tema esistono intere biblioteche che sintetizzo in poche righe. Anzitutto, l'islam è una religione, che ha segnato per molti popoli un progresso rispetto all'idolatria e al paganesimo. I musulmani credono in Dio Creatore del cielo e della terra, Dio trascendente, giusto e misericordioso, che giudicherà tutti gli uomini al termine della loro vita; Dio ha parlato per mezzo dei profeti e noi uomini dobbiamo obbedire alla sua volontà; preghiera, digiuno (mortificazione) e carità sono i mezzi attraverso i quali l'uomo si mette in contatto con Dio e orienta la propria vita a Lui. Questi, in sintesi, i valori condivisi dalle due religioni, che debbono incoraggiare all'incontro, al dialogo e alle buone relazioni fra cristiani e musulmani. Ma le divergenze sono piuttosto rilevanti e significative e derivano dalla fede in Cristo Figlio di Dio. Noi crediamo in un solo Dio in tre Persone, per i musulmani la Trinità è una bestemmia. Noi crediamo che Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, è l'ultima rivelazione di Dio; loro credono che l'ultimo profeta che ha rivelato la Parola di Dio è Maometto. Di Gesù, onorato come uno dei profeti, dicono che l'uomo morto in croce era un altro, poiché Dio non poteva permettergli di morire in tal modo vergognoso.
Vi sono poi altre divergenze che derivano da queste, importanti per i diversi atteggiamenti pratici di cristiani e musulmani. Ad esempio, noi cristiani crediamo che Dio in tre Persone è amore (l'enciclica di Benedetto XVI "Dio è amore"), i musulmani vedono nel Dio unico il Giudice misericordioso, ma mettono l'accento sulla sua giustizia e sull'''occhio per occhio e dente per dente" dell'Antico Testamento: manca loro l'esempio di Gesù sul perdono delle offese. Così, riguardo alla donna, l'islam è rimasto bloccato nella concezione dell'Antico Testamento dove la donna è inferiore all'uomo e quindi deve servire l'uomo: anche qui mancano le parole e i comportamenti di Gesù. Riguardo alla distinzione tra religione e politica, all'islam manca la Parola di Gesù che ha distinto i regni umani dal Regno dei Cieli e ha detto: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». Non c'è nell'islam una distinzione tra sacro e profano, fra religione e stato: da qui la legge islamica ("sharia") che dovrebbe governare tutta la vita dei popoli, perché Dio è il Signore di tutto; il cristiano crede nella stessa verità, ma riconosce la libertà di scelta che Dio ha dato all'uomo.
Si potrebbe continuare in questo elenco un po' arido, ma indispensabile per dare allettore un'idea delle difficoltà e della immensa vastità di questo panorama del rapporto fra cristianesimo e islam. Per scendere più al concreto, all'islam manca Gesù Cristo che ha fondato la Chiesa, cioè la comunità di fedeli che nei secoli e nei millenni tramanda non solo la sua Parola, ma l'interpretazione autentica di questa Parola scritta, garantita dall'assistenza dello Spirito Santo al Papa e ai vescovi a lui uniti. Nella storia del cristianesimo abbiamo esempi evidenti di cosa vuoi dire distaccarsi da questa "tradizione" che viene dal primo Papa san Pietro: gli ortodossi riconoscono solo i primi sette Concili ecumenici (su 21), si sono staccati dal Papa e hanno perso capacità espansiva, sono diventati chiese nazionali e di stato, e sono molto divisi tra loro; i protestanti credono nella libera interpretazione della Sacra Scrittura e hanno generato centinaia e migliaia di "chiese" e di sette, ciascuna divisa dalle altre e spesso in lotta fra loro: certamente questa non è la volontà di Cristo, in cui pure tutti credono.
Nell'islam non c'è alcuna autorità centrale paragonabile al Papa o periferica paragonabile ai vescovi. Per cui nessuno può dire: l'islam è questo e non è quello. Ci sono delle autorità locali come l'università islamica di AI Azhar al Cairo e la moschea centrale di Damasco; ma hanno solo un'autorità morale e non giuridica, non hanno alcuna possibilità di orientare o comandare a un miliardo e più di fedeli.
L'atteggiamento di fronte all'uso della violenza è un'altra differenza sostanziale fra cristianesimo e islam. Per il Vangelo la conversione a Cristo dev'essere volontaria e individuale e nei primi secoli l'espansione cristiana è avvenuta con la predicazione e l'esempio; poi, è vero, ci siamo allontanati da questa tradizione e in varie occasioni la fede è stata anche imposta con la forza, ma oggi la Chiesa riconosce la libertà individuale di scegliere la religione o la non religione. Per l'islam, invece, l'uso della violenza ha caratterizzato l'espansione islamica fin dalle origini e lo stesso Maometto ha condotto le guerre contro le tribù che non volevano convertirsi. L'uso della violenza in nome di Dio occupa un posto centrale nella tradizione islamica e il "jihad" (guerra santa) è ancor oggi un termine ricorrente in moltissimi testi e predicazioni nell'islam con questo preciso significato.
Nella tradizione islamica non esiste il concetto di uguaglianza di tutti gli esseri umani, né della dignità di ogni vita umana, che sono concetti tipicamente cristiani, non si trovano in nessun'altra tradizione religiosa. La "sharia" è fondata su una triplice disuguaglianza: tra uomo e donna, tra musulmano e non musulmano, tra libero e schiavo. L'essere umano di sesso maschile è considerato pienamente titolare di diritti e di doveri in quanto appartiene alla "umma", la comunità islamica: chi si converte ad un'altra religione o diventa ateo è un traditore, passibile della pena di morte o come minimo della perdita di tutti i diritti. Superfluo ricordare le molte limitazioni alla dignità e libertà della donna: il marito gode di un'autorità quasi assoluta sulla moglie, a lui è consentita la poligamia (che però va scomparendo nel mondo islamico), può ripudiare la moglie, ecc.
Infine, la Chiesa cattolica matura nei credenti una vita religiosa personale, convinta, interiorizzata e quindi autentica, mentre l'islam è rimasto alla sua struttura e forma tribale che ostacola il pieno sviluppo della persona umana, specialmente della donna. Non c'è dubbio che il cristianesimo si trovi meglio nella società moderna orientata al rispetto dei diritti dell'uomo e della donna codificati nella Carta dell'ONU del 1948, fondata su radici cristiane (non firmata da diversi paesi islamici); l'islam deve ancora iniziare un cammino verso il mondo moderno e le sue origini storiche non l'aiutano di certo.
Molto spesso strumentalizzato da forze politiche, l'islam diventa facilmente una bandiera politica, nazionalistica, etnica; è certo una religione con numerosi valori che insegnano qualcosa anche al nostro vivere cristiano; ma di fronte alla sfida del mondo moderno, con tutti i suoi aspetti negativi che provocano anche noi cristiani, diventa sempre più appartenenza ad un popolo, ad una "umma" che praticamente schiavizza le persone.
BIBLIOGRAFIA
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Stefano Nitoglia, L'islam com'è. Un confronto con il Cristianesimo, Il Minotauro, 2002.
IL TIMONE – N. 54 – ANNO VIII – Giugno 2006 – pag. 28 – 29