Atteso da anni, prenotate oltre 50.000 copie, è finalmente uscito l’ultimo libro di Vittorio Messori: Dicono che è risorto. Indagine minuziosa e affascinante sulla risurrezione di Gesù Cristo. Che conferma la credibilità storica dei Vangeli.
Una tomba vuota. La storia del’umanità e la vita stessa di ognuno di noi devono fare i conti con un luogo concreto collocato in un tempo ben preciso: il sepolcro di Gerusalemme dove venne deposto un uomo morto in croce intorno all’anno 780 dalla fondazione di Roma. Tre giorni dopo, quello stesso sepolcro veniva trovato vuoto.
Con questo grande bivio della storia si misura da sempre Vittorio Messori, il più grande saggista cattolico vivente, che ha messo il suo fiuto e la sua curiosità di cronista sulle tracce di Gesù di Nazaret. Strano detective, Messori, impegnato a indagare non la vita di qualche pericoloso delinquente, ma i giorni terreni dell’uomo innocente per definizione, quel Cristo che divide in due il nastro dei secoli e la libertà di ogni persona. Si intitola Dicono che è risorto la sua ultima fatica letteraria, ed è l’ennesima grande prova di una lunga serie di scritti apologetici cui tutti i cattolici sono debitori. Debitori di una parola di conforto per la ragione, di un sostegno nei momenti del dubbio, di uno scudo di fronte alle menzogne del Nemico che non si riposa mai. Dicono che è risorto, pubblicato per i tipi della Sei di Torino, è l’ideale continuazione di Patì sotto Ponzio Filato?, il ponderoso volume del 1992 dedicato alla ricostruzione minuziosamente documentata della passione di Gesù. Ora Messori chiude per così dire il cerchio della sua indagine, spostando l’attenzione a ciò che avvenne dopo la morte di Cristo. Come sempre, con quel rigore tipicamente cattolico che chiede al cristiano di rendere ragione della propria fede. “Perché i credenti – come dice Messori stesso – non sono dei creduloni.”
Da quel primo straordinario caso letterario che fu nel 1976 Ipotesi su Gesù, Messori non ha più abbandonato quella pista di ricerca: e in ciò è stato bravo giornalista, perché l’unico fatto veramente nuovo della storia è racchiuso in una pietra rotolata e nelle parole di un uomo che si proclama Figlio di Dio, e risorge dai morti. E annuncia la stessa straordinaria notizia a tutti gli uomini: il nostro corpo non morirà per sempre. Ecco perché quella tomba vuota a distanza di duemila anni è ancora il problema dei problemi. È questa la radice della pianta cristiana, al punto che Paolo di Tarso, con la schiettezza dei con-vertiti illuminati dallo Spirito, non usa mezzi termini: “Se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede”.
Messori raccoglie tracce, indizi, confronta tutte le ipotesi, esamina reperti archeologici, compulsa le fonti disponibili. Alla fine, il libro dimostra che i Vangeli sono assai più credibili, solidi, aderenti alla storia di quanto sostengano certi biblisti. Per questo, Dicono che è risorto si inserisce a pieno titolo fra quelle buone letture che non possono mancare nella biblioteca di casa di ogni cattolico militante. Lo sanno bene gli affezionati lettori di Vittorio Messori, che hanno già preso d’assalto le librerie, prenotando più di 50.000 copie del libro. Sarà felice Padre Massimiliano Kolbe, il quale si augurava di avvolgere il mondo dentro i fogli di riviste e libri ispirati alla sana dottrina cattolica.
IL TIMONE – N. 10 – ANNO II – Novembre/Dicembre 2000 pag. 11