Le critiche a partire dalla Scrittura, quelle del Magistero e quelle puramente razionali concordano: è sbagliato squalificare il contributo della ragione alla fede.
Con il termine “fideismo” ci riferiamo, in senso lato, alla tendenza da parte del credente di una qualsiasi religione a considerare impossibile cogliere Dio con la sola ragione. Per questi credenti, infatti, Dio sarebbe da cogliere solo con la fede, altrimenti la fede sarebbe snaturata. Tale visione, che interessa i rapporti tra fede e ragione e i loro rispettivi ambiti, è abbastanza recente e storicamente affonda le sue principali radici nel pensiero del religioso M. Lutero (1483-1546) – per il quale la ragione è la prostituta del diavolo – e, in modo più profondo, in quello del filosofo I. Kant (1724-1804), secondo cui alla «ragione pura» è preclusa la conoscibilità di Dio.
Fatta questa doverosa premessa, ci domandiamo ora se è accettabile per un cristiano e per un credente in generale la posizione fideista.
1) Cominciamo con dei riferimenti tratti dalla Sacra Scrittura e dal Magistero, quindi cogenti per un cristiano.
I fideisti cristiani affermano che bisogna fondare la propria fede e le proprie convinzioni sulla Sacra Scrittura. Ebbene, proprio la Sacra Scrittura rifiuta il loro fideismo. Già nella lettera di san Paolo ai Romani leggiamo: «ciò che di Dio si può conoscere è loro [agli uomini] manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute» (Rm 1, 19-21). Ed è proprio in forza di tale conoscibilità di Dio mediante l’intelletto che gli uomini «sono inescusabili», quando non lo riconoscono. Il concetto non muta in Sap (13,5): «Difatti dalla grandezza e dalla bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore». E siccome il procedimento per analogia è proprio della ragione anche qui si dice: «Neppure costoro sono scusabili» (13,8), se non trovano l’autore.
Analoga fermezza riscontriamo pure nel Catechismo laddove recita: «Infatti, è possibile conoscere con certezza l’esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere, grazie alla ragione umana» (CCC 286).
Insomma, usando la bella immagine della Fides et ratio, «la fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito si innalza verso la contemplazione della verità», cioè di Dio. La prima conosce i misteri nascosti di Dio; l’altra, le verità su Dio accessibili a chiunque.
Infatti, è Dio che ha posto nel cuore dell’uomo questo desiderio di verità, perché lo conoscessimo e in lui trovassimo riposo.
2) Continuiamo con degli argomenti puramente razionali. L’adesione ad una fede dev’essere libera, altrimenti il rapporto Dio-uomo non sarebbe un rapporto tra due persone, bensì un automatismo. Ora, non è possibile scegliere qualcosa liberamente se la ragione non si è pronunciata sulla alternative della scelta, se la ragione non si può pronunciare su alcuni contenuti della fede.
O, ancora, come si potrebbe scegliere a quale delle diverse fedi religiose aderire se non con uno strumento diverso dalla fede che è la ragione?
Visto che la ragione è proprio necessaria, non possiamo che terminare facendo nostre le parole – quanto mai attuali e urgenti per opporsi ad una cultura che vuole ridurre la fede ad un mero fatto privato – di s. Pietro: «[siate] pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15).
DIO E LA RAGIONE
«Valorizzare il sentimento a scapito della ragione è certamente una tentazione. La ragione, infatti, viene spesso compresa come qualcosa di freddo, astratto, distaccato dalla realtà, meno umana di fronte ai sentimenti spontanei e all’emozione dell’esperienza concreta. Ma il credo quia absurdum non è esatto: una fede che non si “appoggia” sulla ragione, sui preamboli della fede, non è una fede umana (cfr. Fides et ratio, 67). Una fede che non si àncora all’intelligenza non può essere una fede cristiana. La fede non può contraddire la ragione: io non crederei – diceva a buon diritto s. Tommaso e prima di lui s. Agostino – se non avessi solide ragioni per credere».
(Paul Poupard, Fideismo, in Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede
www.disf.org/Voci/68.asp).
BIBLIOGRAFIA
Giovanni Paolo II, lett. enc. Fides et ratio, 1988.
Conc. Ecum. Vaticano I,
Cost. dogm. Dei Filius.
Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC).
Paul Poupard, Fideismo, in Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede www.disf.org/Voci/68.asp
Giacomo Samek Lodovici, L’esistenza di Dio, I Quaderni del Timone, Edizioni Art 2004, pp. 15-19.
Dossier: A Dio con la ragione
IL TIMONE – N. 47 – ANNO VII – Novembre 2005 – pag. 46