Uomo e donna: qualcuno vuole cancellare le differenze. Peggio per Dio che li ha fatti diversi. Alle sfilate di moda il limite non è di casa. Nemmeno l’intelligenza.
Alla fine l’uomo ritorna a portare la gonna. Un ritorno, sì, perché noi uomini la gonna, o qualcosa che le assomigliava molto, l’abbiamo portata per secoli, senza che nessuno si scandalizzasse. Basti pensare alle toghe romane o ad alcuni indumenti medievali o all’ancor oggi usato kilt scozzese.
Ma di questi tempi sembra che alcuni stilisti l’abbiano rispolverata per dar vita a nuovi capi, confezionati apposta per l’uomo del duemila, con lunghe gonne, certo, ma anche payettes, gioielli e pellicce in abbondanza.
Un ritorno nostalgico? Delusi del presente, indietreggiamo verso modelli ormai dimenticati?
Nemmeno per sogno. In realtà, anche se la gonna non è un indumento nuovo per l’uomo, come del resto i gioielli e le pellicce, non si deve dimenticare che in tutti i periodi in cui queste mode erano in voga era sempre chiara ed evidente la distinzione tra un indumento femminile ed un indumento maschile. Oggi – e sta qui la differenza – non lo è più. E qui il discorso si fa serio.
Certo, va premesso che nulla vieta di considerare queste novità solo come una trovata di qualche stilista a caccia di visibilità, in cerca di prestigio a buon mercato, estroso quanto basta per non finir dimenticato. Potrebbe anche essere solo un tentativo di colpire l’opinione pubblica per attirare attenzione. Magari finisce tutto qui. Si sa, le mode passano. Eppure il sospetto rimane. Quello che si è visto nelle recenti sfilate, con uomini truccati in gonnella, pare un tentativo di confondere, e svuotare di significato, quei tratti, quei portamenti, ma anche quelle forme essenziali che hanno distinto fino ad oggi l’uomo e la donna. Se così fosse, le conseguenze sono difficili da prevedere. È indubbio che l’esperimento di unificare, e confondere, uomo e donna nel campo della moda che segue direttamente dalle mode unisex alle quali siamo stati da tempo abituati, purtroppo – si può interpretare come volontà di scambiare il ruolo dell’uomo con quello della donna, di rendere possibile ogni loro combinazione, per cancellarne, o ridurne, le differenze. E qui siamo all’ esatto contrario del progetto di Dio sull’uomo e sulla donna, siamo al tentativo di soverchiare i suoi piani, di andare contro la sua volontà creatrice, che ha voluto l’uomo e la donna come esseri distinti e complementari.
Ne sono consapevoli certi stilisti d’avanguardia? Difficile rispondere. Certo, loro non si dimenticano di Dio e nemmeno dei santi. Eccoli infatti anche loro, in passerella, tatuati sui corpi smagriti di giovani modelle, che come abito portano l’immagine di Maria o il volto di padre Pio.
Non si sono dimenticati proprio di nessuno. Ma tant’è: svuotato il senso della distinzione uomo-donna, non resta che svuotare del loro significato arche le immagini ed i concetti della religione, ridicolizzarli, banalizzarli, per non aver ‘poi rimorsi di coscienza.
E chiaro. Cambiando l’apparenza delle cose, si tenta di cambiarne la forma ed il contenuto, di trasformare la realtà in modo che appaia diversa ai nostri occhi. È un tentativo dell’uomo di mettere da parte Dio, di eriger si a nuovo creatore, creatore di un mondo che risponda ai suoi gusti e ai suoi desideri.
È difficile, e rischioso, far diventare Dio oggetto di moda. L’uomo ci potrà pure tentare, ma nascondere per lungo tempo la Verità e i segni dell’ Amore non è possibile. Ci hanno provato persino i totalitarismi del nostro secolo e si sono riempiti i cimiteri.
Vigiliamo dunque. Per parte nostra, continuiamo ad immaginarci Dio Padre come un vecchio saggio, con la lunga barba bianca ed una tunica impeccabilmente candida. Qualcuno obietterà: anche questa è una moda, una vecchia moda. E vero, ma non offende nessuno. D’altronde, Dio non segue certo la moda.
RICORDA
“Finché certi procaci abbigliamenti rimangono triste privilegio di donne di reputazione dubbia e quasi il segno che le fa riconoscere, non si oserà prenderli per sé; ma il giorno che appariranno indosso a persone superiori a ogni sospetto, non si dubiterà più di andar dietro alla corrente che trascinerà forse alle peggiori cadute”.
Papa Pio XII, discorso alla
gioventù femminile di
Azione Cattolica, 22 maggio 1941
IL TIMONE n. 1 – Anno I – Maggio/Giugno 1999 – pag. 6
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