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3.12.2024

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Economia per l’uomo
31 Gennaio 2014

Economia per l’uomo

 

 

La domanda se l’economia, e quindi il modello capitalistico di questa forma di globalizzazione, possa esser per l’uomo, ha necessariamente una risposta condizionata.
L’economia e la globalizzazione sono strumenti di per sé neutrali. Il loro uso, destinazione, successo sono legati a chi li usa, al come e al perché.
Ne consegue che il fatto che l’economia possa essere per l’uomo è legato al valore che ha l’uomo nel sistema economico, al ruolo che gioca nel modo in cui l’economia è utilizzata per raggiungere risultati, essendo l’economia un mero strumento di una civiltà in un dato momento storico.
Il valore che ha l’uomo è in funzione del significato che ha la vita: se la vita ha un senso, l’uomo ha un senso; se l’uomo ha un senso, l’economia ha senso per l’uomo.
Se l’economia non ha un senso per l’uomo, questi diventa un puro mezzo di sviluppo economico (controllo della popolazione, aborto, eutanasia…), di consumo, di produzione, etc.
Non si direbbe che secondo la cultura dominante la vita abbia un senso evidente per tutti.
Per esempio, lo negano molti filosofi che sostengono l’inutilità di cercare di dare un senso alla vita, residuo di umanesimo cattolico. Lo credono molti scienziati e premi Nobel, che vorrebbero migliorare la vita (per es., con la genetica), ostacolati però dalla “fastidiosa e folle” morale cattolica. Lo affermano, di fatto, molti politici (v. la Carta di Nizza), che vedono la soluzione dei grandi problemi ostacolata da “manie” ,per fortuna in estinzione, secondo loro, del mondo cattolico (aborto, eutanasia…). Lo credono molti economisti influenti, che nei fatti vorrebbero influenzare il comportamento dell’uomo e il suo andamento demografico secondo i cicli economici. Non sono d’accordo neppure molti teologi, quelli del dialogo, che propongono di relativizzare la fede al fine di omogeneizzarla con le altre, onde ridurre i rischi di guerre religiose.
Non sono d’accordo quei sociologi che pensano che le leggi morali sono soggette all’evoluzione dei tempi. Non lo sono coloro che, poiché la Chiesa sarebbe piena di difetti, pensano che non debba esser ascoltata e che la morale, che influenza l’economia, debba esser separata dalla teologia.
Come si può vedere, oggi non c’è da esser ottimisti sulla speranza che l’economia, soprattutto nel mondo globale, possa esser per l’uomo. Infatti, se la morale non può indirizzarne l’uso, il rischio che prescinda dal valore umano è alto.
L’economia è solo uno strumento con cui una civiltà gestisce le sue risorse.
Una civiltà è caratterizzata dal modo con cui vengono utilizzate le sue conoscenze scientifiche, tecniche, economiche, etc. Ma l’uso di queste conoscenze è legato alla cultura, base della civiltà. La cultura è sì fatta di storia, letteratura, arte, che spiegano cosa è buono e cattivo, bello e brutto, bene e male. Una cultura, con la sua concezione di cosa è bene e male, determina l’uso delle conoscenze tecniche, scientifiche, economiche, cioè le indirizza. Se l’aborto è bene, la medicina e la tecnologia lo favoriranno; se l’inflazione è bene, l’economia la favorirà; così per il consumismo, e cosi via.
La cultura (l’uso della conoscenza) si fonda sui valori morali sottostanti e pertanto l’economia non può prescindere dai valori morali vigenti.
Tutto ciò rappresenta una premessa, una introduzione all’economia analizzata in ottica morale, per l’uomo cioè. In altri scritti analizzeremo il rapporto storico tra economia e morale. Cercheremo di spiegare il vero rapporto tra economia e uomo, soprattutto nel processo di globalizzazione, le sue opportunità e rischi.
Vorrei ricordare, infine, che se l’economia non pone l’uomo al centro dei suoi obiettivi, il capitalismo del mondo globale non potrà che essere segno di contraddizione, perché provvederà certamente maggior benessere materiale (anche se come conseguenza di esigenze tecnologiche e di mercato e non per scelta di amore e carità verso i più deboli), ma tenderà a far dominare l’uomo sempre più dal mercato, dalla tecnologia e poco dall’intelletto e ancor meno dalla morale.

 

 

 

IL TIMONE N. 21 – ANNO IV – Settembre/Ottobre 2002 – pag. 10

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