Piacevoli da leggere, con una grafica accattivante, consultabili anche online, i testi in uso alle medie o nei licei sono prodotti di ottima fattura, ma spesso superficiali nello spiegare cosa sia veramente la scienza e infarciti di stereotipi sul contributo del cristianesimo alla conoscenza della natura. Ecco come ovviare a queste lacune
«L’ ho sentito a scuola». Questa frase non è passata di moda. Nonostante l’avvento di internet che mette a disposizione le numerosissime voci dell’enciclopedia Wikipedia e le innumerevoli pagine su ogni possibile argomento, l’autorità fondamentale per i ragazzi restano gli insegnanti e i testi scolastici.
La conoscenza acquisita sui banchi rimane fondamentale e una volta finiti gli studi, anche a distanza di anni, resta forte la fiducia nelle nozioni apprese. Se in modo specifico andiamo ad analizzare i libri di scienze adottati presso le scuole del nostro Paese, è facile verificare che sono in genere di ottima fattura, immagini di alta qualità e una grafica moderna li rendono piacevoli da leggere, i testi sono chiari e precisi nell’esposizione, si possono inoltre consultare anche online e i contributi multimediali sono abbondanti.
Ma l’attenzione si è spostata troppo su questi aspetti innovativi. Nei dibattiti televisivi e negli articoli sui quotidiani il livello di una scuola viene stabilito in base al numero di computer o di tablet disponibili, ma anche nel XXI secolo non sta in questo la caratteristica di una buona scuola.
Anche se mancassero tutti i mezzi didattici moderni un buon insegnante potrebbe fare ancora benissimo il proprio lavoro con gesso e lavagna. Quello che veramente conta è invece non trasmettere un insegnamento dogmatico delle varie discipline e in particolare delle scienze naturali. Quello che possiamo fare per aiutare i nostri figli, sia da parte dei genitori che dei docenti, è insegnare loro che la scienza va affrontata in modo critico, perché le sue conclusioni sono sempre soggette a revisioni e perché essa è spesso stata impiegata per fornire una giustificazione a scelte politiche, ideologiche e culturali.
Per trasmettere questa visione della materia il modo migliore è presentare gli argomenti con un approccio storico, è importante spiegare le conoscenze acquisite mediante la storia delle scoperte scientifiche.
Un approccio “dogmatico” e poco storico
L’approccio prevalente nei nostri modernissimi testi scolastici è invece proprio quello di presentare una minima parte di storia della scienza e per la restante una serie di affermazioni
calate dall’alto come fossero le tavole dei comandamenti. A ben vedere, spesso queste moderne tavole sono, per così dire, “sbianchettate” per nascondere alcune parti scomode e mostrare la scienza nella sua veste foriera di “magnifiche sorti e progressive” di leopardiana memoria. La parte di storia della scienza che viene in genere proposta è volta a rappresentare le radici nell’antica Grecia, seguita da un intermezzo oscuro costituito dagli immancabili “secoli bui” del medioevo che hanno dovuto infine lasciare il passo alla ragione solo a partire
dal Rinascimento. Al riguardo è d’obbligo un richiamo al processo Galilei, ovviamente ridotto
poco più che a uno slogan anticlericale, e del quale vengono taciute le vere ragioni che aiuterebbero invece moltissimo a capire che la scienza non è mai, a maggior ragione oggi, slegata dalle questioni che ruotano intorno al potere politico e alla società.
Se “laicità” è sinonimo di progresso
Una volta fatto passare il principio che il pensiero religioso è nemico della scienza e che invece uno Stato laico la lascia libera, il terreno è pronto per introdurre una serie di messaggi sui quali il nostro studente non dovrà mai dubitare in futuro. Come molto spesso accade si dimenticheranno la maggior parte delle cose apprese a scuola, ma che Galilei fu condannato da quegli oscurantisti della Chiesa dovrà restare impresso in modo indelebile.
Come si può appurare facilmente con un minimo di ricerca, le cose con Galilei andarono ben diversamente e il cristianesimo lungi dall’essere nemico dello sviluppo delle conoscenze fu invece la premessa indispensabile per la nascita della scienza moderna. Troppi però, anche tra i cattolici, resteranno convinti del contrario, anche perché nei manuali potrebbero trovare delle frasi come «L’astronomia moderna… richiese l’abbandono di un approccio filosofico e religioso profondamente radicato», come si può leggere in Scienze della Terra per i licei della Linx (gruppo Pearson, casa editrice leader mondiale) che lascerà la certezza che era la religione l’ostacolo per l’astronomia. Il testo è peraltro ottimo, e allora che si fa, non si adotta? No, la soluzione non è questa, il testo per il resto va benissimo (io come insegnante l’ho adottato), semplicemente i passaggi contenenti affermazioni errate o fuorvianti vanno spiegati in classe, tutto qui.
Darwinismo a scatola chiusa
Ma torniamo a quanto accade sui banchi. Una volta interiorizzato che la laicità è sinonimo di libertà per la scienza, i nostri allievi sono pronti ad ascoltare il mantra secondo cui abbiamo scoperto tutto quel che di importante c’è da sapere sull’origine della vita e dell’uomo, e che conoscendone l’origine di conseguenza sappiamo anche l’essenziale sulla verità ontologica dell’essere umano.
Entriamo con questo argomento nel campo dell’evoluzionismo (la desinenza in “–ismo” è voluta come indicativa di un’ideologia) presentato come un sinonimo di darwinismo, che è invece solo una delle ipotesi possibili sull’evoluzione. Il risultato di questa voluta confusione è
che non verranno tenuti ben distinti da una parte il fatto che le specie si siano succedute nel tempo (vedi i fossili), e dall’altra la spiegazione che di quel fatto ha dato Darwin.
La teoria darwiniana viene infine presentata in modo dogmatico e impermeabile a qualsiasi critica: sfido apertamente chiunque a mostrare un testo dove venga insegnata la vera teoria iniziale di Darwin, dove vengano indicate le motivazioni che ne causarono il tramonto all’inizio del ’900 e i punti deboli del successivo “neodarwinismo”.
Prendiamo ad esempio il testo Immagini e itinerari della biologia della Zanichelli, dove l’unica cosa che viene detta è che l’evoluzione avviene per selezione naturale, ma niente viene detto su come nascano i nuovi caratteri da selezionare, che è il vero problema della teoria.
Un po’ meglio vanno le cose in un libro per le medie della Paravia (sempre del gruppo Pearson), Invito alla natura, dove presentando l’evoluzione si afferma che si tratta di «un percorso teorico» in quanto sono molte le cose che ancora non si conoscono.
L’uomo come animale sofisticato
Per quanto paradossale possa sembrare, il problema dell’insegnamento dell’evoluzione è che questo argomento viene insegnato male. Lo ripeto perché la questione è della massima importanza: l’evoluzione sui libri di testo viene insegnata male e in modo superficiale perché se si andasse a fondo emergerebbero i gravissimi limiti della teoriastessa. E quindi sui manuali scolastici troviamo (chi ha un figlio in età scolare può fare la prova) pagine e pagine su Darwin e sulla sua teoria, continui richiami all’evoluzione anche nei capitoli in cui si parla di altri argomenti, ma in realtà della teoria vengono affrontati solamente aspetti collaterali che danno la sensazione di un’analisi approfondita, ma che non vanno al cuore del meccanismo proposto e delle sue problematiche.
E così quello che deve passare, e che passerà, è che Darwin ha spiegato più o meno tutto quello che c’è da capire, che l’uomo è solo un animale con caratteristiche un po’ più sviluppate rispetto alle scimmie e che solo da parte di un pensiero oscurantista si possono sollevare delle obiezioni al riguardo.
Insegnare è andare oltre al libro
Cosa possono fare allora insegnanti e genitori che vogliono assicurare ai ragazzi un corretto insegnamento di una materia così bella e importante come le scienze naturali? La buona notizia è che, nonostante i punti deboli sin qui esposti, come è stato premesso all’inizio, i testi scolastici sono in generale di ottima qualità e forniscono una base ampiamente utilizzabile per supportare l’insegnamento. Va sottolineato ancora una volta che i passaggi critici contenenti inesattezze e omissioni sono in definitiva pochi, anche se a volte insistiti e riproposti trasversalmente quando si affrontano vari argomenti. Da insegnante, il metodo che adotto consiste nel presentare la versione proposta dal testo e subito dopo mostrarne le contraddizioni e le informazioni mancanti, facendo notare che non è l’intero libro ad essere messo in discussione ma solo quei determinati passaggi. Una volta posta la questione dei passaggi critici, potrà esserci un confronto in classe.
In conclusione, possiamo dire che ci sono buone notizie: esiste un problema riguardo l’insegnamento delle scienze, ma esiste anche la soluzione. â–
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl