Dicono che le foto dell'ultimo catalogo della Sisley (ditta che produce abbigliamento giovanile) siano un po' troppo osé rispetto a quelle precedenti. Anzi, che siano un po' troppo osé e basta.
Certo, so bene che un tale incipit è di quelli che mettono la pulce nell'orecchio ai molti che si precipitano nei negozi a verificare. Il meccanismo è noto anche ai pubblicitari (anzi, è più noto a loro che agli altri, a quelli, cioè, che non si guadagnano da vivere titillando le voglie o facendole venire quando mancano), per i quali il cosiddetto "effetto annuncio" è quasi più importante di tutto il resto.
Comunque, quel che personalmente abbiamo potuto vedere dalle fotografie eseguite dal famoso Tony Richardson non ci pare così "trasgressivo": sia perché ormai non c'è più niente da trasgredire, sia perché le modelle adolescenti con le mutande al vento nella Vecchia Fattoria-ia-ia-oh, abbracciate alla scrofa o in groppa all'asino (la scenografia è, infatti, country), i vestiti pubblicizzati, semmai, li fanno perdere di vista; l'occhio in casi del genere non va sui panni, bensì su quel che gli stessi lasciano scoperto. E, poi, ditemi voi che "trasgressione" è, visto che le modelle sono da sempre adolescenti (solo tre o quattro in tutto il mondo riescono a sopravvivere sulle scene fino a ventotto anni) e gli animali da sempre nudi.
Qualche mamma, però, si è preoccupata lo stesso e, facendo un piacere ai pubblicitari (che, com'è noto, più di ogni altra cosa al mondo temono l'indifferenza, la non-visibilità, il non-"scandalo"), ha protestato. Sì, perché certe linee di abiti si rivolgono proprio ai figli di mamma. Ai quali viene fatto indossare, ormai da qualche anno, ciò che un tempo fu 'abbigliamento del sottoproletariato operaio del Bronx: pantaloni alla zompafuosse (come dicevano gli scugnizzi napoletani di Malaparte) ben calati di cavallo, berrettini da baseball c'a visiera alzata (come diceva Carosone) o girata sulla nuca alla Stallone in Over thè Top, eccetera (il pezzo Tu vuò' fà l'americano non è affatto da antiquariato musicale, ma va annoverato tra le profezie di lungo termine).
Certo, i poveracci del Bronx vestivano così per necessità, il berrettino se lo giravano i saldatori, i pantalonacci erano quelli da lavoro (duro); ma la creatività italiana è riuscita a tramutare 'sta roba' in sciccheria griffata.
Niente di preoccupante, dunque; le mamme abbassino la guardia.
Il fatto è che, a furia di sentirsi dire dagli stilisti che la moda deve "sedurre" anziché limitarsi ad adornarcoprendo, qualche apprensione è pur legittima. L'adolescenza è giusto l'età "del malessere", delle tempeste ormonali, dell'istintività non ancora regolata dall'esperienza.
Dall'altro versante della querelle, la difesa ribatte con i soliti argomenti: lamentatevi della violenza al cinema e in tivù, il sesso non ha mai fatto male a nessuno. E già. Quel che stupisce, tuttavia, è in questi (ricorrenti) casi il silenzio perfetto di tutti quegli eruditi che, sulle terze pagine, a intervalli irregolari ci informano delle strettissime relazioni individuate fin dalla preistoria tra eros e thanatos, non a caso fratelli gemelli nella mitologia greca. C'è una parentela tra sesso e morte e/o violenza?
Chissà. È pur vero che nelle fiction, i "gemelli" quasi mai sono separati.
Ci sarà pure un motivo.
Magari, gli psichiatri à la page potrebbero illuminarci al riguardo; ma anch'essi osservano il medesimo, religioso (i "gemelli" erano infatti semidei), silenzio. E lo stesso accade nel settore religioso tour court. E dire che i confessori ne avrebbero da raccontare su cinquantenni che hanno perso testa e famiglia per una lolita che poi si è stufata, su ragazzotti portati al calor rosso da coetanee che hanno cambiato idea in corso d'opera e sono finite dal medico con un occhio nero, su gravidanze così precoci da richiedere il soccorso della 194. Dunque, siamo di fronte a un tabù. Vietato indagare in questa direzione, pena il linciaggio, il dileggio, l'oltraggio ("moralista!": Deus avertat).
Nel secolo ormai trascorso, il più famoso serial killer di tutti i tempi, Ted Bundy, prima di finire sulla sedia elettrica volle lanciare un proclama alla nazione, proclama nel quale affermava con evidente cognizione di causa che lui era diventato quel che era diventato perché drogato dalla pornografia (che sempre sesso è; e, il più delle volte, non violento).
Naturalmente, un esperto del genere, privo di titoli accademici, fu lasciato friggere con un'alzata di spalle.
A suo tempo, in un'intervista, il cardinale Ratzinger dichiarò che la droga e la pornografia avevano qualcosa di veramente satanico, perché tentavano l'uomo nelle sue debolezze. Anzi, tentavano i più deboli. E Ted Bundy, senza dubbio, tanto equilibrato non era. Ma questo è discorso che porta lontano, molto distanti da quel catalogo un po' osé da cui eravamo partiti.
Non drammatizziamo, cose così possono solo ottenere – con gli adolescenti, poi – un effetto non "annuncio" ma "boomerang": è noto che il miglior sistema di indurre il disgusto per il cibo è quello di darne troppo. Anche perché, per giunta, è sempre la stessa zuppa.
IL TIMONE N. 16 – ANNO III – Novembre/Dicembre 2001 – pag. 52-53
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