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15.12.2024

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Escrivà apologeta
31 Gennaio 2014

Escrivà apologeta




Ogni santo è apologeta. Con la sua vita prima di tutto. E, se ci sono, anche con i suoi scritti. Così è stato anche per il Fondatore dell’Opus Dei

Si può affermare che, considerata nel suo complesso, la vita di un santo costituisce un grande messaggio apologetico. Egli, infatti, conformandosi al Vangelo e testimoniandone la verità e la bellezza, lancia un appello forte e chiaro a tutti gli uomini, il cui contenuto è un’esaltazione della Rivelazione cristiana e un invito ad aderirvi con gioia e convinzione. Il santo, dunque, è, per sua natura, un’apologeta, e i suoi scritti, qualora ne abbia composti, si presentano sempre caratterizzati da una carica e da una finalità apologetiche.

Un grande santo del nostro tempo
Un significativo esempio di questo ci è dato dalla vita e dalle opere di uno dei grandi santi del nostro tempo, lo spagnolo Josemaría Escrivá, beatificato il 17 maggio del 1992 e canonizzato il 6 ottobre del 2002 da Giovanni Paolo II.
In un primo momento, mi soffermerò brevemente sulla biografia di Escrivá, giovandomi anche di quanto ha scritto con chiarezza e passione Michele Dolz, e poi presenterò due fra le tante opere da lui lasciateci, Cammino e Solco, cercando di coglierne e di indicarne la valenza apologetica.
Vissuto tra il 1902 e il 1975, San Josemaría fu ordinato prete nel 1925, e due anni più tardi conseguì la laurea in legge. Nel 1928, un’ispirazione divina lo spinse a fondare l’Opus Dei, uno “strumento” per vivere con coerenza la fede cristiana e santificarsi nel bel mezzo della vita ordinaria, nel lavoro come nello svago, nella famiglia come nel celibato. Scrive a questo proposito Dolz: «Era una visione sconvolgente. La vocazione battesimale che si accende. I cristiani comuni, i laici, che diventano apostoli, che parlano di Dio con naturalezza e con garbo, che innalzano Cristo al vertice di ogni attività umana. Le persone normali che assumono fino in fondo la partecipazione al sacerdozio di Cristo offrendo il sacrificio santificante della propria vita, tutta intera, ogni giorno». L’Opera cominciò immediatamente a crescere e nel 1941 ottenne dal vescovo di Madrid la prima approvazione diocesana.
Nel 1946 Escrivá si trasferì a Roma e nel 1950 il Sommo Pontefice Pio XII concesse l’approvazione definitiva dell’Opus Dei, che si consolidava sempre di più, dando origine a numerosi centri, iniziative e istituzioni, soprattutto di carattere educativo. Il Fondatore compì pure svariati viaggi in molte parti del mondo per far conoscere la sua “creatura” e, come si è accennato, scrisse varie opere che fecero registrare un’eccezionale diffusione.
Dopo la sua scomparsa, fu Monsignor Álvaro del Portillo a guidare l’Opera che, nel 1982, per volontà del Santo Padre Giovanni Paolo II, diventò Prelatura Personale, un’entità con una figura giuridica particolarmente adatta alla sua natura e alle sue esigenze.

Scritti apologetici
Cammino, pubblicato nel 1939, è il primo libro del Santo prete spagnolo e anche il più noto: contiene 999 pensieri rivolti non soltanto ai membri dell’Opus Dei, ma a tutti coloro che desiderano incontrare Dio, rimanendo immersi nelle realtà temporali e nelle occupazioni mondane. Dopo che tale incontro si è realizzato, non è permesso tirarsi indietro e ciascuno è chiamato alla testimonianza. Si legge a questo proposito al paragrafo 338: «Una volta, poiché le cognizioni umane – la scienza – erano molto limitate, sembrava davvero possibile che un solo individuo dotto potesse prendere le difese e fare l’apologia della nostra Santa Fede. Oggi, con l’estensione e l’intensità della scienza moderna, è necessario che gli apologisti si dividano il lavoro per difendere la Chiesa scientificamente, in tutti i campi. – Tu […] non puoi sottrarti a quest’obbligo».
Il cristiano autentico non deve accettare mezze misure e facili accomodamenti, perché è necessario che la sua esistenza sia una testimonianza convincente della fede che professa: «Sei tiepido – scrive San Josemaría – se fai pigramente e di malavoglia le cose che si riferiscono al Signore; se vai cercando con calcolo o con furbizia il modo di diminuire i tuoi doveri; se non pensi che a te stesso e alla tua comodità; se le tue conversazioni sono oziose e vane; se non aborrisci il peccato veniale; se agisci per motivi umani».
Alcune raccomandazioni speciali sono riservate agli intellettuali, a cui l’autore si rivolge nei termini seguenti: «A chi può essere un sapiente, non perdoniamo di non esserlo […]. Un’ora di studio, per un apostolo moderno, è un’ora di adorazione […]. Se devi servire Dio con la tua intelligenza, per te lo studio è un obbligo grave». Il cristiano ben preparato culturalmente sarà un ottimo apologeta se saprà far fruttare i talenti avuti in dono dal Signore e se li spenderà per sostenere dinanzi al mondo le buone ragioni della fede e del Vangelo.

Il dovere di evangelizzare
Il cristiano – ricorda San Josemaría – è chiamato a far proseliti, come da sempre insegna la buona apologetica. Molti altri sono i temi trattati in Cammino: Escrivá li riprenderà in Solco, un’opera uscita postuma nel 1986, che si presenta con le stesse caratteristiche della precedente, essendo una raccolta di mille pensieri riguardanti le più diverse sfaccettature della vita del cristiano, chiamato a essere testimone coerente e credibile.
Nel presentarla al lettore, Monsignor Álvaro del Portillo scrisse: «La dottrina di Monsignor Escrivá unifica gli aspetti umani e divini della perfezione cristiana, come non può non succedere quando si conosce in profondità e si ama e si vive appassionatamente la dottrina cattolica del Verbo incarnato. In Solco restano saldamente tracciate le conseguenze pratiche e vitali di questa gioiosa verità».
Per concludere questo breve intervento dedicato a due testi di alto spessore spirituale sgorgati dalla mente e dal cuore di un grande Santo del nostro tempo, desidero far mie le seguenti parole scritte dal vescovo spagnolo Xavier de Lauzurica nell’introduzione della prima edizione di Cammino: «Lettore, non addormentarti; veglia sempre e sta’ all’erta, perché il nemico non dorme. Se saprai trasformare queste massime in vita tua, diventerai perfetto imitatore di Gesù Cristo e cavaliere senza macchia», cioè un apologeta coerente e convincente.


Ricorda

«Ancora risuona nel mondo quel grido divino: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e che altro voglio, se non che divampi?”. – Eppure, vedi: è quasi tutto spento… Non ti viene voglia di propagare l’incendio?».
(Josemaría Escrivá, Cammino, 801).

Per saperne di più…

Josemaría Escrivá, Cammino, Ares, 201258.
Josemaría Escrivá, Solco, Ares, 1993.
Michele Dolz, San Josemaría Escrivá, Ares, 2002.
www.opusdei.org

IL TIMONE N. 129 – ANNO XVI – Gennaio 2014 – pag. 32 – 33

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