Un giovane sacerdote della Congregazione dei Legionari di Cristo mi ha chiesto, con buona dose di incoscienza, di tenere una meditazione sulla SS. Eucaristia durante un’ora di adorazione. Con incoscienza pari alla sua, ho accettato di balbettare qualcosa davanti al SS Sacramento esposto, offrendo qualche pensiero su un Mistero che trascende le nostre povere capacità di raziocinio.
Mi sono preparato andando a spulciare testi sicuri da cui trarre le cose che avrei dovuto dire. La scelta è caduta sul Catechismo di san Pio X (nessun equivoco: va benissimo anche il Catechismo della Chiesa cattolica del 1992, ma io ho studiato su quello di Papa Sarto e mi è venuto spontaneo utilizzarlo) e su un classico, Teologia della perfezione cristiana, del Royo Marin.
Più di una volta, non mi vergogno di dirlo, leggendo cosa vi era scritto m’è sembrato di provare qualcosa di simile a vertigini. Troppo grandi, belle e profonde le verità della fede cattolica. Ad un’anima poco o niente allenata alle vette della mistica, come, purtroppo, è quella del sottoscritto, il loro effetto può paragonarsi a quello di una bevanda inebriante, l’anima non potendo assaporarle senza rimanerne in qualche modo come stordita.
Esagero? Giudicate voi. Ma leggete senza fretta e concentratevi sul significato delle parole.
Primo pensiero, tratto dal Catechismo di san Pio X: “Nell’Eucaristia c’è lo stesso Gesù Cristo che è in cielo, e che nacque in terra da Maria Vergine». Fermatevi un momento a pensare. C’è scritto: «… lo stesso Gesù Cristo che…». Capito? Lo stesso Figlio di Dio che hanno visto gli Apostoli, che ha fatto i miracoli, che è morto e risorto, che ora è in Cielo ma duemila anni fa camminava in Palestina. Lo stesso! E mentre io parlavo, Lui era lì, a un paio di metri da me! Come stava accanto a Pietro, Giacomo, Giovanni e agli altri. Mistero grande, impenetrabile, ma vero!
Secondo pensiero, tratto dal Royo Marin: «La comunione mette a nostra disposizione tutti i tesori di santità, di sapienza e di scienza racchiusi in Gesù Cristo. L’anima riceve nella comunione un tesoro rigorosamente infinito che le viene dato in proprietà». Anche qui, una pausa. Da sottolineare quel che è scritto: «tutta la santità, tutta la sapienza e tutta la scienza di Dio» ci viene data in proprietà quando riceviamo degnamente la Particola consacrata. Ce ne rendiamo conto? La sapienza di Dio diventa «mia», la scienza di Dio è «mia», e così la sua santità. Certo, ho spiegato agli amici costretti dal Legionario ad ascoltarmi che non realizziamo i frutti di questo dono perché la nostra anima, schiacciata dal peso del peccato, della miseria e della viltà è troppo piccola per contenere tutta – dico: tutta! – la scienza, la sapienza e la santità di Dio, ma resta il fatto – stupefacente – che Gesù Cristo le mette a nostra disposizione. Tutte!
Un ultimo pensiero, sempre dal Royo Marin. L’Eucaristia è «alimento della nostra anima». Ma, attenti bene: a differenza dell’alimento materiale, che una volta ingerito noi assimiliamo, con l’Eucaristia accade il contrario: noi «ci nutriamo» di Cristo, è vero, ma è Lui che «ci assimila» a Se stesso, divinizzandoci e trasformandoci in Lui. Cioè, a poco a poco (perché d’un botto non ne siamo capaci) ci rende simili – simili! – a Lui!
Non ce n’è abbastanza da sbalordire? Chi altri, se non Dio stesso, poteva pensare simili altezze dottrinali e rivelarcele?
I santi avevano compreso queste verità meglio di noi e le vivevano. Avete presente quella celeberrima foto che ritrae il volto di Padre Pio da Pietrelcina mentre il frate tiene tra le mani la SS Eucaristia? Fate attenzione al suo sguardo. Guardate quegli occhi. Non sono “normali”, non sono come i nostri quando partecipiamo alla Messa, ma rivelano che il fraticello stigmatizzato aveva capito Chi teneva tra le mani. Ecco, per l’estate nella quale leggerete questo editoriale, il mio augurio, che si fa preghiera, è che io e tutti voi, cari amici del Timone, possiamo sempre più comprendere e vivere questa strabiliante verità della Eucaristia.
Ricordiamo agli abbonati e ai lettori che quest’anno vengono celebrate tre Sante Messe alla settimana per loro e per le loro intenzioni. È il nostro modo di ringraziarli per l’attenzione con la quale seguono il Timone.
IL TIMONE – N.65 – anno IX – Luglio/Agosto 2007 pag. 3