Forse esistono altre forme di vita intelligenti nell’universo, ma nessuna prova lo dimostra. La dottrina della Chiesa resta aperta a questa ipotesi, e perfino Tommaso d’Aquino non la esludeva con certezza. Il Maestro D’Orta ci riflette osservando la grandezza del cielo stellato
Come non avessi problemi terreni da risolvere (questioni di condominio, pagamento di bollette, mancanza di lavoro, acciacchi fisici eccetera ecceterona, come diceva san Bernardino), spesso la sera esco fuori sul mio terrazzo, guardo il cielo e mi domando se esistono gli extraterrestri. Si vede che ho proprio energie mentali da spendere. Lo faccio anche perché il 2012 è vicino, e secondo i bene informati, alla fine di quell’anno ci verranno a far visita gli alieni, non si sa (non lo sanno neppure i bene informati) se con buone o cattive intenzioni.
Alla domanda se esistono forme di vita aliene, ne aggiungo altre di natura teologica, del tipo: «Come si pone la Chiesa di fronte alla possibilità di forme di vita extraterrestre?»; «Dio ha mandato Suo Figlio soltanto sulla Terra?»; «Dal momento che Dio ha creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza, eventuali esseri alieni avrebbero o no l’anima?»; «C’è nella Bibbia un passo che neghi o avalli l’ipotesi di altre forme di vita?». Per rispondere a queste domande, ho bisogno di consultare esperti in materia. Gli esperti in materia mi aspettano nella mia biblioteca: non sono persone in carne e ossa (astrofisici, teologi, filosofi) ma libri, nei quali, a più riprese, mi profondo. Prima di chiudermi a chiave nello studio, avverto mia moglie che non ci sono per nessuno, soprattutto per Margherita Hack, quindi mi immergo nella lettura dei testi sacri e scientifici.
Alla fine, ecco quel che ne esce.
Nessuno sa se esistono abitanti di altri mondi: questo – come si dice – è poco ma sicuro. Non lo sa nemmeno la Chiesa. Che non nega né afferma. È vero che la Specola Vaticana indaga sulle condizioni fisiche possibili per la vita nell’universo, ma la Chiesa non ha nessuna posizione ufficiale in merito. La dottrina cattolica non si esprime né pro né contro, per cui resta, in questo campo, piena libertà di ricerca, di opinione e di discussione. Dio non si è rivolto a noi per rivelarci il numero delle stelle, la costituzione della materia o altre cose del genere. Questa è la parte che spetta alla scienza e allo sforzo dell’uomo. La dottrina cristiana ci lascia libertà di pensare se ci siano o no altri mondi abitati e… dischi volanti.
Se anche si scoprisse che esistono gli ET, resterebbe sempre un mistero il fatto che Dio abbia mandato il Suo unico figlio a noi. È difficile capire come Dio avrebbe potuto mandare il Suo unico figlio, vero Dio e vero uomo, su più di un pianeta. Sta di fatto che tutto ciò che è stato creato (dunque anche l’universo) partecipa della Redenzione.
Se ipotetici altri esseri abbiano o no l’anima, non sappiamo.
È assurdo pensare che gli extraterrestri abbiano un altro Dio, il “loro” Dio: l’atto creativo è uno solo, pur abbracciando entità diverse.
Nella Bibbia ci sono passi che potrebbero far pensare a vite intelligenti non terrestri (per esempio Paolo parla di Cristo come “re dell’Universo” e non come re del mondo) ma la Scrittura non è un libro di scienza, e perciò non si può pretendere che dia risposte scientifiche; inoltre, non sempre è compatibile con il nostro linguaggio: quante volte il sacerdote, per spiegare un passo del Vangelo, è costretto quando non a quella aramaica? C’è tuttavia da ricordare la posizione di san Tommaso d’Aquino (sec. XIII), il quale, pur vivendo sotto l’egemonia tolemaica, riuscì a ventilare l’ipotesi di più mondi abitati e perciò bisognosi di redenzione (cfr. III libro delle Sentenze). C’è poi da registrare come la Bibbia non dica mai che la Terra sia il centro dell’universo, lasciando intravvedere la possibilità di altre intelligenze, soprattutto se consideriamo che nell’universo esistono cento miliardi di galassie, con miliardi e miliardi di stelle e pianeti. Tuttavia, se esistessero queste intelligenze, non sarebbero mai il prodotto dell’evoluzione, ma sempre la “conseguenza” di un atto creativo, l’atto creativo di Dio.
Film e letteratura presentano per lo più gli alieni superiori agli umani: se anche ciò fosse, questo non metterebbe in dubbio gli insegnamenti del Cristianesimo.
Supposto che gli extraterrestri esistano per davvero, devono aver avuto anch’essi i loro Adamo ed Eva. Come si saranno comportati nel loro Eden di massa diversa dal nostro? Se i progenitori degli ET non hanno compiuto l’equivalente “marziano” del nostro peccato originale, non hanno avuto bisogno della redenzione: «potrebbero essere rimasti nell’amicizia piena con il loro Creatore» (Funes, direttore della Specola vaticana); se invece si sono comportati come i genitori di Caino e Abele (magari la loro “mela” era ancora più succosa di quella terrestre) il sacrificio terreno di Gesù è valso anche per loro, essendosi Cristo incarnato una volta e per sempre (Romani 6,10).
Alla domanda: «Esisterebbero per gli extraterrestri il bene e il male?», si può rispondere: dove c’è creazione c’è un’esigenza di assoluto e una percezione di mancanza, e quindi di male.
Alla domanda: «E la felicità?» si risponde: e come dirlo, se non sappiamo definirla neppure noi, la felicità? Scienza e fede non sono inconciliabili, come affermò Giovanni Paolo II e come ha ripetuto Benedetto XVI. «Non c’è contraddizione tra quello che noi sappiamo attraverso la fede e quello che apprendiamo attraverso la scienza» (Funes).
Ad ogni modo, supposto che esistano realmente altri esseri, la religione cristiana e la teologia non subirebbero alcun contraccolpo (non c’è alcun contrasto teologico né morale tra il credere negli extraterrestri e la fede in Cristo); anzi, ne ricaverebbero nuove illuminazioni e arricchimenti del patrimonio rivelato. Verrebbe infatti messo in risalto il Cristo, quale Signore di tutto l’universo: unico mezzo senza il Quale non v’è salvezza.
Ma se non esistesse nessun altro essere vivente all’infuori di me, di mia moglie, di mio figlio, e di altri sei miliardi di uomini, perché mai Dio avrebbe creato innumerevoli mondi? Esco di nuovo fuori il terrazzo, alzo il capo, guardo le stelle, penso, e cerco di darmi un’improbabile risposta.
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«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quanti ne sogni la tua filosofia».
(Shakespeare. Amleto. Atto I, Scena V).
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