QUALCUNO TRA I NOSTRI SI FA, E CI FA, DEL MALE
Instancabile, Papa Giovanni Paolo II ci ricorda la missione di evangelizzare il mondo affidata da Gesù alla Chiesa, quindi anche a lui, che di essa è capo visibile come successore di Pietro, e a noi, che le apparteniamo come membra vive di un Corpo vivo.
Per tale missione si richiede qualche condizione irrinunciabile: anzitutto, l’annuncio della Verità di Gesù Cristo e del suo messaggio di salvezza e poi fare in r modo che la verità annunciata, corredata di tutti i motivi di credibilità, risulti così convincente da condurre chi l’ascolta a conversione. A tal fine, al mondo potrà risultare utile, se non necessario, constatare le buone opere dei cristiani. Dai frutti, infatti, si le vede la bontà o meno dell’albero. Il vangelo sintetizza tutto questo in quattro verbi: andare, insegnare, fare discepoli e battezzare. È chiaro? A me pare di sì. È chiaro per tutti? Qui non re saprei rispondere. Qualche dubbio mi sorge quando p, vedo alcuni dei nostri dar vita ad opere che sembrano condurre, almeno a prima vista, nel senso opposto. Esempi non mancano, ma ragioni di spazio mi g costringono ad offrirne solo due. Prendete il caso di un prestigioso ospedale di una grande metropoli del Nord Italia, messo su da un sacerdote, e che fa della ricerca scientifica il suo fiore all’occhiello. Bene, tale rinomata istituzione, che nel campo sanitario è considerata all’avanguardia, ur decide di dar vita ad una facoltà universitaria di filosofia. I mezzi, evidentemente, non mancano, l’intento è più che apprezzabile e l’opera quanto mai Ne necessaria, visto che una sana e corretta formazione cu filosofica, come ha scritto il Papa nella Fides et ratio, gr non può non condurre a riconoscere come si conviene le ragioni di credibilità della fede. se Oltretutto, la filosofia è materia che per sua stessa natura, e più delle altre, forma il pensiero, educa la coscienza, giustifica e indirizza certe scelte decisive.
Poteva darsi occasione migliore di questa per creare un luogo prestigioso di studio e formazione, dotato di mezzi adeguati, anch’esso all’avanguardia, e ingaggiare docenti cattolici a tutto tondo per istruire gli studenti e convincerli della ragionevolezza della fede, dell’esistenza di Dio creatore e Signore, della bellezza della filosofia cristiana, della verità della morale e per denunciare gli errori del pensiero materialista e nichilista oggi imperante? Non è forse anche questa una delle strade che si deve percorrere per evangelizzare il nostro mondo?
A noi il ragionamento pare semplice, ed è per questo che restiamo allibiti quando constatiamo il fatto che a dirigere la facoltà suddetta, ad occupare gran parte delle cattedre, quindi a dettare gli indirizzi formativi e a scegliere i testi su cui gli studenti dovranno preparare gli esami sono stati chiamati noti filosofi che negano apertamente l’esistenza di Dio o, se di Dio hanno qualche idea, questa non è quella cristiana. Non so a voi, ma a me pare che in questo modo ci si fa del male.
Non è un caso isolato.
Ricevo un foglietto distribuito in una parrocchia di una ridente località turistica ligure, in occasione della Solennità del Crocifisso, che si celebra in agosto. Dato il periodo estivo, immagino la chiesa più affollata del solito. I turisti cattolici a Messa ci vanno.
È solo un foglietto, è vero. Ma v’è scritto qualcosa che qualcuno legge. Forse non gli resta in testa niente, ma forse è vero il contrario, O almeno, non lo si può escludere a priori.
Lo leggo anch’io e quel che c’è scritto a me resta in testa. Una facciata riporta una preghiera a Gesù.
L’altra, con fondino colorato, a carattere stampatello, sotto il titolo “messaggio alla città”, contiene una massima attribuita ai “Dialoghi” di Confucio.
Per carità, non ne faccio una tragedia e so che in giro c’è di peggio. Non conosco bene Confucio, però mi chiedo: che cosa c’entra lui con il Crocifisso?
Possibile che se si voleva dare un “messaggio alla città”, anche se raccolto in una massima, non si poteva trovare qualcosa di meglio da proporre scegliendolo in casa nostra, in casa cattolica? Che so: un pensiero di Pasca I, una citazione di Bernanos, una formula folgorante di Thibon o di Chesterton, o, se si vuole restare al classico, un fioretto dell’inflazionato san Francesco?
Non so che cosa pensare. Resta un sospetto: qualcuno tra i nostri si fa, e ci fa, del male. Non sono in grado di dire con quale grado di consapevolezza, perché è sempre difficile e pericoloso giudicare, ma sembra che remi contro.
È solo un sospetto. Spero non si trasformi in certezza.
IL TIMONE N. 21 – ANNO IV – Settembre/Ottobre 2002 – pag. 3