Svelata la terza parte del segreto di Fatima. La Vergine Maria conferma l’esito finale della storia dell’uomo: Dio vince in Cristo e nella missione della chiesa. Passando per il Martirio dei cristiani.
Mentre scrivo queste note, due milioni di giovani sono in attesa dell'incontro con Giovanni Paolo II nel corso della Giornata Mondiale dei Giovani: di quello, cioè, che sarà ricordato come uno degli eventi capitali dell'inizio del III millennio.
Siamo di fronte ad un nuovo, straordinario incontro del Signore Gesù Cristo con il cuore dell'uomo, al di là di tutti i pessimismi e di tutte le delusioni di troppo mondo adulto, anche cattolico. È questo il contesto in cui i segreti di Fatima trovano la loro autentica collocazione e la loro più adeguata possibilità di comprensione.
1. Innanzitutto i segreti di Fatima ci offrono un esempio paradig-matico di realismo nella conoscenza storica. I segreti di Fatima hanno letto in profondità, e con anticipazione profetica, il tessuto profondo della vicenda umana di questo ultimo secolo. La vicenda storica è, letta nella certezza della Fede, della Speranza e della Carità, la vicenda di una permanente tensione fra la città di Dio, cioè il luogo della Fede, della Speranza, della Carità e della certezza della vittoria di Cristo sul male, e la città del mondo, luogo dell'uomo che affronta l'esistenza esclusivamente con le sue misure, che tenta di realizzare nel mondo un'immagine di sé e della società senza nessun riferimento a Dio, a Cristo e alla Chiesa.
La Madonna ci ha insegnato che questo è il livello profondo e radicale per la comprensione di ogni momento della storia e quindi di quello straordinario evento, o serie di eventi, che hanno caratterizzato quest'ultimo secolo dell'epoca cristiana.
Mai come in questo secolo la lotta tra la città di Dio e la città dell'uomo è stata condotta in modo così profondo e radicale; mai come in questo secolo lo scontro è sembrato inclinare verso una vittoria del male sul bene. Abbiamo conosciuto in questo secolo quello che Giovanni Paolo II ha più volte definito “…una negazione di Dio mai conosciuta prima”. Un uomo senza Dio, senza Cristo, senza tradizione cristiana, un uomo esclusivamente forte della sua capacità di comprendere la realtà e della sua capacità di manipolarla, si è spinto alla creazione dì una società senza alcun riferimento a Dio e che esclude la Chiesa, con la pretesa di costruire così una società più adeguatamente capace d'essere dell'uomo e per l'uomo. Per questa ragione l'ultimo secolo è stato un tempo caratterizzato permanentemente da una situazione di odio verso Cristo e la tradizione cristiana che ha raggiunto livelli mai conosciuti prima d'ora. Il mondo si è espresso nella sua radicale capacità e volontà, come accennava Paolo VI, di “sfidare Dio”. Questa lettura profonda de tessuto della nostra storia pii recente ha da essere adeguatamente considerata, perché, soprattutto alla fine di questo XX secolo, appare come la più pertinente visione d'insieme e d'interpretazione d ciò che è accaduto: lo spaventose cammino verso la celebrazione detrionfo dell'uomo sulla realtà, che ha avuto come esito l'annichili-mento dell'uomo medesimo, cui si è giunti per il tramite di nuove e inaudite possibilità di soggezione e manipolazione.
2. La certezza della vittoria di Dio in Cristo e nella missione della Chiesa accompagna ogni brano dei cosiddetti segreti di Fatima.
In nessun momento del suo messaggio la Madonna ha mai indulto ad un minimo di incertezza: la battaglia tra il bene ed il male, tra il mondo chiuso nel suo ateismo e Dio affermato nella tradizione ecclesiale, questa battaglia mai avrebbe visto la vittoria finale del male.
La certezza della Madonna è la certezza che vibra nella vita di 2.000 anni di tradizione cristiana: Gesù Cristo ha già vinto il male, Gesù Cristo ha vinto definitivamente il Maligno ed ha restituito l'uomo alla sua autentica dignità, mettendolo in grado di camminare con piena libertà e con totale responsabilità verso una meta di compimento adeguato della sua vita e della sua personalità. Le profezie di Fatima sono la coscienza autentica della Chiesa e del Magistero ecclesiale: sono il conforto straordinario offerto dalla Provvidenza divina a tutta la fede del popolo di Dio, umile e fiducioso, che non ha mai in nessun momento dubitato della certezza della vittoria finale di Cristo, già attuatasi irreversibilmente nella sua morte e resurrezione.
3. Ma la vittoria di Dio in Cristo è la vittoria che si attua nella missione della Chiesa. E la missione della Chiesa ha avuto in questo secolo più che in qualsiasi altro tempo il volto della “sconfitta” dei martiri. Il martirio, che in qualche modo, ma realmente, associa la vita dei cristiani alla morte di Cristo, è il luogo tipico in cui si è espressa la vittoria di Dio.
La vittoria di Cristo nella vita della Chiesa ha avuto il volto di questa apparente disfatta, di questa sconfitta che ha lambito tutto il popolo cristiano, dalla base sino ai vertici. Coloro che hanno effuso il proprio sangue per il Signore Gesù Cristo: è nella loro sofferenza, nel loro sacrificio, nel loro apparente annichilirsi, nella loro umiliante estromissione dalla vita e dal consorzio degli uomini, qui è il luogo dove Cristo ha rivelato, nella debolezza dei suoi, l'irresistibile forza dello Spirito, come nella sua morte lo Spirito aveva già rivelato la sua incontenibile forza attraverso la Resurrezione. Tutte le anticipazioni sul secolo di martirio e di violenza subite innanzitutto dai seguaci del Signore e della Chiesa, e seguita poi da milioni e milioni di uomini, acquistano il loro più autentico significato e la loro più autentica comprensione soltanto se si considerano come la modalità specifica con cui Gesù Cristo continua il suo avvenimento pasquale: la sua morte e resurrezione.
4. Per questo la rivelazione che Dio ha vinto, anche in questo secolo, ed ha vinto stupefacentemente, attraverso la mortificazione di coloro che hanno offerto la propria vita per la fedeltà a Lui, e al di là di essi, di quelli che hanno offerto la vita per la libertà dell'uomo e la giustizia nel mondo, questa rivelazione acquista oggi il volto di una nuova evangelizzazione. Di fronte a questo avvenimento di martirio che ci conferma nella certezza della vittoria di Cristo, non solo tutta la Chiesa ed ogni cristiano, ma ogni uomo di questo mondo è interpellato in profondità. Il mondo non è finito nella violenza e nel terrore dei grandi sistemi totalitari, il mondo non è finito nell'inevitabile delusione che ha seguito tutta questa orrenda volontà di autoaffermazione e autoredenzione dell'uomo, il mondo sta tutto concentrato nel cuore di milioni e milioni di persone che attendono una nuova primavera dello Spirito. La Chiesa, confortata dall'insegnamento di Fatima, è costretta quasi a riconoscere la profonda identità di Fede che la caratterizza e l'irrevocabile responsabilità di missione che caratterizza la sua presenza nel mondo.
La persona e l'insegnamento di Giovanni Paolo II in questi ultimi vent'anni del secolo ci hanno insegnato che occorre ritrovare in profondità la forza della nostra fede, l'impeto della missione, la capacità di annunciare Cristo a tutti gli uomini, la capacità di porsi sulla strada delle persone di questo tempo per gridare loro che la salvezza è venuta, ed è presente nel mondo nel segno dell'unità tra i cristiani, nel segno cioè della Santa Chiesa.
Allora Fatima ci chiede una più profonda e reale conversione del nostro cuore all'annunzio evangelico, e chiede a ciascuno di noi di riprendere il grande impeto missionario che ha reso grande la storia della Chiesa in questi primi 2000 anni della sua storia. Ritrovare la verità della fede per ridire agli uomini il grande annunzio: Cristo è l'unico redentore dell'uomo e del mondo. Questo conforto, sulla strada della nostra quotidiana testimonianza cristiana, noi lo recepiamo se guardiamo alle parole della Madonna dette ai tre pastorelli di Fatima nel lontano 1917, e lo ritroviamo come la sostanza più profonda della nostra identità del nostro cammino di oggi.
IL TIMONE – N. 9 – ANNO II – Settembre/Ottobre 2000 – pag. 16-18