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12.12.2024

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Fede e ragione in Ratzinger-Benedetto XVI
31 Gennaio 2014

Fede e ragione in Ratzinger-Benedetto XVI

 

 

Tra fede e ragione non c’è ostilità, bensì una sinergia feconda e fruttuosa. La sintesi tra filosofia e religione è uno dei momenti più importanti dell’intera storia umana. Una sintesi del pensiero del regnante pontefice.

Spesso riteniamo erroneamente che la fede sia un sentimento e che la fede e la ragione siano due distinte facoltà dell'uomo.

 

 

Joseph Ratzinger-Benedetto XVI ha espresso la sua concezione dei rapporti tra fede e ragione in diversi interventi, lungo il corso di circa cinquant’anni. Cerco di renderne conto sinteticamente.

Dimensioni di Dio

 
Il cristianesimo si è soffermato specialmente su due dimensioni di Dio: 1) Dio è Amore (1 Gv 4,8; cfr. l’enciclica Deus Charitas est); 2) Dio è Ragione: «In principio era il Logos, il Logos era presso Dio, e il Logos era Dio» (Gv 1,1). Da ciò è seguita l’inedita valorizzazione cristiana della ragione umana.
Ovviamente il tema dell’amore è fondamentale nel cristianesimo, per la sua visione della vita e del rapporto con Dio; ma non è di questo che ci occuperemo, se non incidentalmente: piuttosto ci concentriamo sul rapporto tra fede e ragione, che pure è centrale.

Valorizzazione cristiana della ragione

In effetti, la valorizzazione cristiana della ragione è stata davvero innovativa, perché le altre religioni enfatizzavano solo il senso del mistero ed aspiravano ad una conoscenza non razionale, bensì ricevuta per illuminazione divina e per intuizione.
Per il cristianesimo la ragione ha un valore straordinario perché: 1) è un’immagine, nell’uomo, di quella divina; 2) inoltre, la rivelazione ebraico-cristiana introduce la dottrina della creazione: tutto ciò che esiste è creato da Dio e perciò è buono, dunque la ragione è un grande dono di Dio; 3) perché abbiamo il dovere di far fruttificare tutti i doni che abbiamo ricevuto (cfr. la parabola dei talenti).
Conoscibilità di Dio

Inoltre, dice Ratzinger-Benedetto XVI, Dio è diverso dal mondo, però si esprime nel mondo (come un pittore si esprime nel qua-dro) e il mondo rimanda a Dio (come il quadro rinvia al pittore), dunque la ragione può risalire a Dio indagando il mondo.
 

L’uomo come immagine divina

Inoltre, c’è somiglianza tra Dio e l’uomo, perciò indagando Dio si può comprendere come deve essere e vivere l’uomo.
Ebbene, visto che l’uomo è immagine di Dio, che è Ragione e Amore, allora l’uomo deve conciliare nella sua vita ragione e amore: non bisogna separare l’amore dalla ragione.

Non bisogna separare l’amore dalla ragione significa:

1) l’amore dev’essere ragionevole, guidato dalla ragione, il che implica:
1.1. il rifiuto dell’emotivismo, cioè dell’amore ridotto a sentimento (che pur è importante nella vita), del «va dove ti porta il cuore»;
1.2. il rifiuto delle forme di falso amore (eutanasia, aborto).
2) la fede culmina in un rapporto d’amore, ma è inizialmente propiziata dalla ragione, il che comporta:

2.1. il rifiuto della guerra santa, che è imposizione della fede con la violenza; invece bisogna trasmettere la fede mediante l’uso della ragione e facendo appello alla libertà dell’interlocutore.

2.2. la critica al fideismo, cioè al divorzio della fede dalla ragione.

2.3. la critica al razionalismo e allo scientismo, cioè al divorzio della ragione dalla fede. Infatti, a partire dal tardo medioevo è cominciato il divorzio della fede dalla ragione, e nella modernità è avvenuto un divorzio della ragione dalla fede, con un’autolimitazione della ragione che ha ristretto la propria capacità di scoprire la verità al solo ambito di ciò che è sensibile.

Il fideismo dice che la ragione non può dire nulla su Dio e sui contenuti della fede; anzi la ragione è dannosa.
Ora, se la religione non è razionale non può nemmeno essere esposta mediante dogmi, perché il dogma è una sistematizzazione razionale dei contenuti della fede. Invece, come diceva S. Tommaso, per Ratzinger-Benedetto XVI la filosofia che si occupa di Dio è, dopo la teologia, «la più alta possibilità dello spirito umano» (tutte le citazioni virgolettate di questo articolo sono tratte dai testi di Ratzinger-Benedetto XVI citati in bibliografia).
 

Contributi della ragione alla fede

Infatti, il Dio della filosofia non è incompatibile con quello della fede, anzi la ragione può aiutare ad esercitare l’atto di fede in due modi:
1) può dimostrare che Dio esiste;
2) può dimostrare alcuni aspetti del Dio della fede: Dio come Essere, Eterno, Onnipotente, Somma Verità, Somma Bontà.
Certo, la fede poi approfondisce la nostra conoscenza filosofica di Dio. Certo, il Dio dei filosofi è un Dio che non si prega e con cui non c’è un rapporto di comunione interpersonale. Ma il Dio dei filosofi è pur sempre un tesoro, perciò è insensato tralasciare la riflessione filosofica su Dio: è come rinunciare ad un tesoro solo perché è meno grande di un altro.
Lo scientismo dice che Dio, l’anima e le grandi domande diventano temi irrazionali. Il razionalismo dice che esiste solo ciò che è razionalmente conoscibile. Ma ciò è un errore della ragione, è l’errore di una ragione presuntuosa che dimentica di essere finita, di non poter dunque conoscere tutto. E che, però, di fatto, si sminuisce: «se l’uomo non può più interrogarsi razionalmente sulle realtà essenziali della sua vita, sulla sua origine e sul suo fine, sul suo dovere morale e su quanto gli è lecito, sulla vita e sulla morte, ma deve rimettere questi problemi decisivi a un sentimento separato dalla ragione, allora non la innalza, ma la priva del suo onore».
Il divorzio tra fede e ragione è dannoso per entrambe.
 

Il danno subito dalla fede

Infatti, quanto al danno subito dalla fede: la fede perde i contributi della ragione di cui abbiamo sopra parlato, diventa un fatto privato non più comunicabile e rischia di estinguersi, come avvenne alle religioni arcaiche. «La religione antica, infatti, è crollata anche per la frattura fra il Dio della fede e il Dio dei filosofi, per la totale diastasi [incompatibilità] tra fede e devozione. […] la religione cristiana non avrebbe dovuto attendersi altra sorte, qualora avesse accettato un simile distacco dalla ragione».
 

Il danno subito dalla ragione
 
Quanto al danno subito dalla ragione: la ragione perde gli apporti inestimabili della fede. La ragione, che nella filosofia moderna si concepisce come autonoma, «che non vuole sapere nulla in fatto di fede, non può avere successo. La ragione umana, infatti, non è per nulla autonoma. Essa vive in particolari contesti storici. Essi le offuscano la vista […]; perciò essa ha bisogno anche di venir soccorsa […] per superare le barriere che le provengono dalla storia», cioè le deviazioni dalla verità determinate dall’influsso della cultura di ogni epoca. Così la fede può offrire «un risanamento alla ragione» in modo che quest’ultima «possa vedere di nuovo da sé».

Contributi della fede alla ragione

Infatti la fede fornisce un grande apporto alla ragione:
1) la fede valorizza la ragione, come abbiamo visto all’inizio;
2) anticipa dei temi che la ragione può conseguire da sola (per es., i temi della creazione e della gratuità dell’amore, che la filosofia non aveva in precedenza trattato);
3) è una bussola che consente alla ragione di orientarsi, quando la ragione ha sbagliato o corre il rischio di sbagliare;
4) procede oltre le possibilità della ragione (parlando, per esempio, dell’Incarnazione e della Trinità).

Scientismo e dittatura del relativismo

Inoltre, se non è possibile rispondere alle grandi domande, il bene e il male diventano una scelta soggettiva ed arbitraria: così lo scientismo porta al relativismo e alla sua dittatura (cfr. il Timone, n. 46, pp. 32-33). E la dittatura del relativismo diventa la dittatura del desiderio: non è più l’uomo ad adeguarsi alla realtà, ma è la realtà a doversi adeguare all’uomo, a doversi conformare alle sue voglie e ai suoi desideri.
 

Circolarità feconda fede-ragione
 
Insomma, per tutte le ragioni sopra dette, per Ratzinger-Benedetto XVI bisogna insistere sul «movimento circolare tra teologia e filosofia». «Per tale via, da una parte la fede si fa più profonda e pura, dall’altra anche il pensiero, però, riceve arricchimento, poiché gli si schiudono nuovi orizzonti». E il «vicendevole avvicinamento interiore, che si è avuto tra la fede biblica e l’interrogarsi sul piano filosofico del pensiero greco, è un dato di importanza decisiva non solo dal punto di vista della storia delle religioni, ma anche da quello della storia universale».

Bibliografia

Joseph Ratzinger, Il Dio della fede e il Dio dei filosofi, 1960, tr. it., Marcianum Press, 2007.
Joseph Ratzinger, Introduzione al Cristianesimo, 1968, tr. it. Queriniana 1969, 200313 (con un nuovo saggio introduttivo).
Joseph Ratzinger, Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Cantagalli, 2003, specialmente pp. 141-221.
Joseph Ratzinger, Omelia della Missa pro eligendo Romano Pontifice, 18 aprile 2005. Benedetto XVI, Discorso di Ratisbona, 12 settembre 2006.
Benedetto XVI, Discorso a vescovi svizzeri, 9 novembre 2006.

 

IL TIMONE – N.65 – ANNO IX – Luglio/Agosto 2007 pag. 32-33

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