Chiarezza è fatta in materia di fecondazione artificiale. Per la Chiesa non è lecita. Dissipato ogni equivoco, resta ai cattolici il dovere di comportamenti coerenti.
La Fivet è la “fecondazione artificiale cattolica”? Purtroppo molti lo pensano e alcuni, anche da scranni autorevoli, lo scrivono. Al punto che la Congregazione per la Dottrina della Fede, opportunamente sollecitata da alcuni battezzati, è intervenuta per dissipare il clamoroso equivoco. Ai lettori chiedo un po' di pazienza per seguire il filo della storia, che presenta aspetti clamorosi.
Tutto ha inizio all'ospedale San Raffaele di Milano, benemerita istituzione fondata da don Luigi Verzè, che ne è ancora oggi l'anima e il nocchiero. Purtroppo, da tempo, nella clinica si pratica la Fivet omologa, esclusivamente tra sposi. Nella seduta del 30 novembre 1995, a proposito della Fivet, il Comitato di Etica del nosocomio si esprime testualmente così: “Il San Raffaele ritiene che gli interventi in esso praticati siano sostanzialmente conformi agli insegnamenti complessivi del magistero (minuscolo nel testo, n.d.r.) ecclesiale, interpretati e applicati secondo i criteri generali comunemente proposti dai moralisti cattolici”.
La Fivet omologa in linea con l'insegnamento della Donum vitae? Parole sconcertanti. Tanto più se si considera che il segretario del Comitato etico è Alfredo Anzani, membro corrispondente della Pontificia Accademia per la Vita, e fratello di Giuseppe Anzani, editorialista di Avvenire, consulente della Conferenza Episcopale italiana e considerato uno dei principali consiglieri di Carlo Casini, attuale presidente del Movimento per la vita.
Il fatto più clamoroso è che, poche righe prima, lo stesso Comitato riconosce che “la percentuale di impianto per embrione è bassa, inferiore al 5%”. Il che significa condannare a sicura morte 95 piccoli esseri umani per ottenerne cinque. Può essere tutto questo “conforme al magistero ecclesiale”? Il documento in questione viene pubblicato dalla rivista del San Raffaele Sanare Infirmos nel dicembre 1996. Per tre anni non succede nulla. Poi, finalmente, nel 1999 un gruppo di cattolici – composto da medici, giuristi, psicologi ed esperti di bioetica – presenta una istanza all'ex Sant'Uffizio, allegando i pareri di due teologi moralisti (uno è Lino Ciccone) che dichiarano assolutamente infondata la tesi espressa dal San Raffaele. Arriva, puntuale, la risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede: i due pareri sono dichiarati “conformi alla dottrina della Chiesa”, con la conseguenza che viene completamente smentita la tesi sostenuta dal San Raffaele. Per il Magistero della Chiesa cattolica ogni Fivet resta gravemente illecita. Questa storia contiene almeno tre insegnamenti: il primo è che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. I cristiani che hanno promosso il ricorso all'ex Sant'Uffizio hanno incontrato molti ostacoli e censure, ma alla fine, anche grazie al Timone, la verità viene a galla. Secondo: nella Chiesa esiste un grande pericolo di “confusione”, alimentato da chi non solo attua una prassi “non cattolica”, ma pretende anche di presentarla al pubblico come perfettamente in linea con il Magistero. Impariamo a diffidare dei “contrabbandieri” della fede. Terzo: ogni battezzato, anche se semplice laico, è chiamato – indegnamente – a proclamare sempre e in ogni circostanza la verità tutta intera. Nessuno di noi è “padrone della verità” e non ci è consentito di nasconderla o tacerla per ragioni di opportunità politica. “Di fronte alle norme morali che proibiscono il male intrinseco non ci sono privilegi né eccezioni per nessuno” (Veritatis splendor, n. 95).
Parola di Giovanni Paolo II.
BIBLIOGRAFIA
S.S. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae, Città del Vaticano 1995.
Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum Vitae, sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione, 22 febbraio 1987.
IL TIMONE – N. 8 – ANNO II – Luglio/Agosto 2000 – pag. 10