Il suo influsso è ancora enorme. Dai suoi scritti attingono il pansessualismo, il laicismo e il consumismo. Con danni devastanti Il divano dove Freud psicoanalizzava i clienti, ora al Freud Museum di Londra. Ritratto di Sigmung Freud.
Pansessualismo
Nel pensiero freudiano l’istinto sessuale è l’impulso egemone della natura umana: le passioni inferiori tengono legati alle loro briglie sentimenti, affetti e pensieri con una pervasività ossessiva capace di contaminare anche le gioie più innocenti. Tant’è che la trattazione freudiana è definita pansessualista. I tentativi di qualche suo epigono di rimuovere questo appellativo, considerato ingiurioso, si sono rivelati fallimentari, poiché Freud fa abitualmente notare di ritenere tale istinto alla base di tutti i comportamenti e processi percettivi della realtà. Per lui tutte le azioni con rilevanza familiare, professionale e sociale sono la diretta espressione o sono, per il freno di rispetti umani, il mascheramento sublimato dei desideri sessuali, e tutti gli oggetti del vivere quotidiano sono simboli camuffati degli organi sessuali maschili e femminili.
Pansessualista, inoltre, lo è anche sotto un aspetto non previsto, ma conseguenza pratica delle sue idee di fondo. Infatti, sebbene Freud (nel primo dei tre Saggi sulla sessualità) parli di aberrazioni della sessualità adulta (classificate a seconda che la deviazione riguardi l’oggetto o la meta dell’attività sessuale), tuttavia, per il fatto di sostenere sia che ognuno nasce polimorficamente perverso (in quanto dirige la spinta sessuale in modo disordinato verso qualunque oggetto), sia che la motivazione nascosta o scoperta di ognuno è unicamente il piacere sessuale, alcuni se ne sono serviti per giustificare la pansessualità, cioè l’atto sessuale con qualunque persona o animale, scaturente dall’attrazione per qualcuno, indipendentemente dalla specie (umana o animale), dal suo sesso biologico e dall’età. In questo strumentalizzato schema freudiano l’opposizione alla pansessualità – proveniente dalla coscienza individuale o dalla disapprovazione degli altri – va tacciata quale forma irragionevole di resistenza.
È vero che talora Freud sostiene che lo scopo della sua teoria è non solo l’«armonia dell’io», ma anche l’«imbrigliamento delle passioni»; ma si tratta di spunti non valorizzati e soverchiati dal resto dei suoi scritti.
Laicismo e consumismo
Freud riesce ad essere di attualità anche per altre ragioni, in particolare perché ha fornito e ancora oggi fornisce presupposti teorici ed argomenti al laicismo ed al consumismo. Il laicismo si serve di lui per facilitare il relativismo etico attraverso l’allontanamento dall’orizzonte pubblico e politico della Chiesa Cattolica, che, anche attraverso i corsi di cosiddetta educazione sessuale, viene falsamente indicata (come già faceva Freud) come propugnatrice di un puritanesimo ostativo ad una sana e sicura sessualità e pertanto estraneo alla società contemporanea. Perciò il Santo Padre Benedetto XVI – nel Discorso al Corpo Diplomatico del 10 gennaio 2011 – ha dovuto alzare la voce contro il tangibile attacco al sentimento religioso, per affermare: «non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione».
Il consumismo trova nella rimozione freudiana di veti e nella giustificazione della sregolatezza nella soddisfazione degli istinti un decisivo nullaosta per promuovere o fare business. Esso promuove il business mettendo in campo un marketing centrato sul sesso più o meno esplicito, ovvero che fa leva non sulla semplice bellezza fisica e sulla mediazione della riflessività estetica, bensì sull’immediatezza di riflessi biologici correlati alla conservazione della specie. Fa business banalizzando l’eros (vendendo contraccettivi, spettacoli e riviste voyeuristici e del tutto pornografici, ecc.) o mettendolo direttamente a reddito (prostituzione sotto varie forme, club privè, turismo sessuale, ecc.).
Inoltre il consumismo è favorito dalla disgregazione della famiglia che deriva dalla erotizzazione della società: dove prima bastava una lavastoviglie, una lavatrice, un’automobile, ecc., dopo un divorzio ce ne vogliono due…
La parola più ricercata sul web è “sesso”, per cui è molto semplice intuire che intorno ad esso esiste un commercio esteso e senza scrupoli. A questo mercato non si sottraggono neppure paludati quotidiani on line, che pur di attirare contatti e quindi pubblicità non si fermano di fronte alla sfacciata incoerenza di condurre campagne contro l’immoralità di uomini pubblici, ma lasciano spazio e grande rilievo a foto e sequenze filmiche oscene: pecunia non olet, se non altro sotto il naso di taluni. Certo, per tornare al confronto tra Marx e Freud, Marx nel suo lavoro ideologico ha barattato il futuro con il presente, ha chiesto la rinuncia a quest’ultimo in attesa del paradiso della classe unica: a un certo momento l’orologio del tempo gli ha suonato l’ora del rendiconto e l’ha trovato del tutto insolvente.
Freud, da parte sua, ha puntato su una quinta colonna sempre presente nell’interno di ciascuno di noi: la sensualità. Che è sempre pronta a inseguire nuove eccitazioni e a sbalzare l’anima, se l’auriga platonica non riesce a mettersi saldamente in piedi sulla biga e tener bene strette le briglie, usando anche, quand’è proprio veramente necessario, la frusta, perché la sensualità a volte è un cavallo ed altre volte è una tigre, con tutte le conseguenze sul piano della felicità personale e del bene comune.
La virtù morale è «la forma che è impressa dalla ragione come un sigillo nelle tendenze dell’uomo».
(Tommaso d’Aquino, De virtutibus in communi, a. 9).
Antonio Monteleone, Freud è servito! Invito a un banchetto psicanalitico, Aracne editrice, 2010.
Catherine Meyer [a cura di], Il Libro Nero della Psicoanalisi, Fazi Editore, 2006.
Antonio Lambertino, Aspetti della teoria freudiana dell’uomo, in Ignatio Yarza [a cura di], Immagini dell’uomo. Percorsi antropologici nella filosofia moderna, Armando, 1996, pp. 63-76.
IL TIMONE N. 104 – ANNO XIII – Giugno 2011 – pag. 52 – 53
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl