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14.12.2024

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Gender come il nazismo, figli e conigli
6 Marzo 2015

Gender come il nazismo, figli e conigli

Colonizzazione ideologica e paternità responsabile.
Riprendiamo alcuni temi caldi toccati da Papa Francesco nella controversa intervista rilasciata durante il viaggio di ritorno dalle Filippine

Il 19 gennaio, durante il viaggio di ritorno dall’Asia, dove ha visitato Sri Lanka e Filippine, Papa Francesco ha intrattenuto per oltre un’ora i giornalisti al seguito del suo viaggio apostolico, rispondendo alle loro domande.
Riprendendo i diversi temi trattati durante la settimana trascorsa in quei Paesi – la famiglia, la povertà, i bambini e la “cultura dello scarto” −, il Santo Padre ha toccato alcuni punti che è bene ricordare, anche a così notevole distanza di tempo.

Che cosa significa “colonizzazione ideologica”?
Il primo tema riguarda un termine usato dal Pontefice, che può suonare un poco strano: «Colonizzazione ideologica». Che cosa significa?
Nella vita del prete, vescovo e cardinale Bergoglio questa idea ricorre sovente. La spiega per esempio Austen Ivereigh nel suo bel libro, da poco tradotto in italiano, sulla vita del regnante pontefice. Ivereigh, l’ideatore di Catholic voices (una nuova forma di apologetica moderna sorta in Inghilterra nel 2010 in previsione del viaggio apostolico di papa Benedetto XVI), ricorda nel suo testo come Bergoglio rievocò da vescovo l’epopea dei gesuiti in Paraguay a difesa delle Reducciones indigene contro la pretesa di “colonizzazione ideologica” dei governi massonici portoghesi e della debolezza della Corona spagnola di fronte a questa ingiustizia. Allora, soltanto i gesuiti capirono che gli indigeni avevano dei diritti nativi che dovevano essere loro garantiti perché potessero diventare un popolo fedele alle proprie radici e tradizioni, Papa Bergoglio ha ripreso questa idea di colonizzazione ideologica e l’ha applicata all’ideologia gender portando anche un esempio in questo senso, tratto da una sua esperienza di Buenos Aires, dove l’elargizione di soldi a un Ministro della pubblica istruzione era stata legata all’adozione di un libro di testo favorevole al gender. Ha citato anche i vescovi africani che, al recente Sinodo sulla famiglia, hanno ricordato come la colonizzazione ideologica consista nel legare i prestiti finanziari, di cui i loro Paesi in via di sviluppo hanno un bisogno estremo, all’accettazione di imposizioni ideologiche contrarie alle legge naturale, ma anche alle tradizioni africane (in sostanza, accettazione del controllo delle nascite con l’aborto e la diffusione massiccia di preservativi).
Il Papa ha paragonato l’ideologia gender al nazismo: «Perché dico “colonizzazione ideologica”? Perché prendono […] proprio il bisogno di un popolo o l’opportunità di entrare e farsi forti, per mezzo dei bambini. Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina.  Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana. Hanno colonizzato il popolo».

Il caso Humanae vitae
Il secondo punto da riprendere di questo discorso coi giornalisti riguarda la difesa, fatta dal Papa, di Paolo VI e della sua enciclica Humanae vitae, che nel 1968 inaugurò la contstazione del Magistero anche all’interno della Chiesa perché condannava la contraccezione.
Non è la prima volta che il Papa difende ed esalta il suo predecessore e la sua profetica enciclica, ma è notevole il fatto che la inserisca nel contesto della lotta contro il neomalthusianesimo.
Thomas Robert Malthus (1766-1834) sosteneva il controllo delle nascite per impedire l’impoverimento della società e da questa teoria economica è nata appunto un’idea che sta alla base di molte ideologie moderne che sostengono la necessità di frenare le nascite perché sulla terra ci sarebbe un’eccessiva sovrappopolazione.
Ora, il Papa ha difeso l’enciclica, esaltato la bellezza e la ricchezza di una nuova nascita, soprattutto per le famiglie povere, e ha collocato questa riflessione all’interno della dottrina della paternità responsabile, che appunto l’Humanae vitae insegna. Paternità responsabile significa che i cattolici non sono “conigli”, ma uomini responsabili delle loro azioni e dunque anche della responsabilità di mettere al mondo dei figli:
se l’apertura alla vita è condizione necessaria per la validità del sacramento del matrimonio, spiega il Pontefice, anche la “quantità” (se posso usare questa espressione impropria) di questa apertura spetta alla scelta responsabile della coppia. Torniamo alle parole del Papa: «E come si riconosce questo neo- Malthusianismo?». Si evince, per esempio, da alcuni dati: «Meno dell’1% di natalità in Italia, lo stesso in Spagna. Quel neo-Malthusianismo che cercava un controllo dell’umanità da parte delle potenze. Questo non significa che il cristiano deve fare figli in serie [ndr: a voce il Papa ha detto «fare figli come conigli»: dopo il clamore suscitato da questo termine, peraltro usato a caldo e a braccio da un argentino che non padroneggia bene la lingua italiana, la frase è stata modificata sul sito del vaticano in: «fare figli in serie»]. Io ho rimproverato alcuni mesi fa una donna in una parrocchia perché era incinta dell’ottavo dopo sette cesarei. “Ma Lei vuole lasciare sette orfani?”. Questo è tentare Dio. Si parla di paternità responsabile.
Quella è la strada: la paternità responsabile.
Ma quello che io volevo dire era che Paolo VI non ha avuto una visione arretrata, chiusa. No, è stato un profeta, che con questo ci ha detto: guardatevi dal neo-Malthusianismo che è in arrivo».

La paternità responsabile
Paternità responsabile è un termine molto usato, spesso anche ideologicamente, come se si volesse piegare il termine a un proprio fine, che può essere quello di evitare gravidanze o al contrario di non porsi limiti. In realtà Paolo VI scrive chiaramente che il concetto di paternità responsabile va inteso all’interno di una concezione morale oggettiva, nel contesto di una decisione che spetta alla coppia, decisione che ovviamente non rende lecito ciò che è contrario alla natura umana (per esempio usare mezzi contraccettivi).
Come scriveva Paolo VI, «la paternità responsabile si esercita sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita».
Essa comporta un necessario legame fra l’ordine morale oggettivo, che l’uomo non sceglie o inventa ma trova nella realtà della creazione e l’uso della propria coscienza:
«L’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia dei valori. Nel compito di trasmettere la vita, essi non sono quindi liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall’insegnamento costante della Chiesa».
Di tutto questo intervento del Papa (a braccio certamente come accade in una conversazione con giornalisti, e che propriamente parlando non appartiene al Magistero, anche se è molto utile per capire il pensiero del Papa e quello che vuole fare) la Repubblica ha saputo solo scrivere il giorno successivo in prima pagina: «La svolta di papa Bergoglio». Ma quale svolta? â–

Per saperne di più
Paolo VI, Humanae vitae, 25 luglio 1968
Austen Ivereigh, Tempo di misericordia. Vita di Jorge Mario Bergoglio, Mondadori, 2014.

 
Il Timone – Marzo 2015

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