Dopo queste cose fu riferito a Giuseppe: "Ecco tuo padre è «malato". Allora egli condusse con sé i due figli Manasse ed Efraim… Allora Israele raccolse le forze e si mise a sedere sul letto. Giacobbe disse a Giuseppe: "Dio onnipotente mi apparve a Luz, nel paese di Canaan, e mi benedisse dicendomi: Ecco, io ti rendo fecondo: ti moltiplicherò e ti farò diventare un insieme di popoli e darò questo paese alla tua discendenza dopo di te in possesso perenne.
Ora i due figli che ti sono nati nel paese d'Egitto prima del mio arrivo presso di te… sono miei: portameli perché io li benedica". Gli occhi di Israele erano offuscati dalla vecchiaia: non poteva più distinguere. Giuseppe li avvicinò a lui, che li baciò e li abbracciò. Israele disse a Giuseppe: "lo non pensavo più di vedere la tua faccia ed ecco, Dio mi ha concesso di vedere anche la tua prole". Allora Giuseppe li ritirò dalle sue ginocchia e si prostrò con la faccia a terra. Li prese tutti e due, Efraim con la sua destra, alla sinistra di Israele, e Manasse con la sua sinistra alla destra di Israele e li avvicinò a lui. Ma Israele stese la mano destra e la pose sul capo di Efraim, che pure era il più giovane, e la sua sinistra sul capo di Manasse, incrociando le braccia, benché Manasse fosse il primogenito. E così benedisse Giuseppe: "Il Dio, davanti al quale hanno camminato i miei padri Abramo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi, l'angelo che mi ha liberato da ogni male, benedica questi giovi netti. Sia ricordato in essi il mio nome e il nome dei miei padri Abramo e Isacco e si moltiplichino in gran numero in mezzo alla terra"».
Questo è un momento solenne e meraviglioso della vita di Giuseppe, ma soprattutto di Giacobbe. Egli è consapevole della sua autorità, ma anche della sua missione profetica. Quando Giuseppe accosta a lui i suoi figli, si prostra con la faccia a terra poiché conosce la grandezza morale e spirituale di suo padre. Il Creatore dell'universo, Colui che rivelerà a Mosè di essere l'Eterno, 1'Io Sono, vorrà nominarsi anche da suo padre: «lo sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». La santità di una persona ne dichiara, implicitamente, la dignità. Dalla discendenza di Giacobbe, da uno dei suoi figli, Giuda, nascerà «secondo la carne», il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, Gesù Cristo.
Ad Abramo il Signore aveva predetto che la sua discendenza sarebbe stata numerosa come le stelle del cielo. Ora Efraim e Manasse diverranno padri di due rigogliose tribù di Israele. Non vi sarà una tribù di Giuseppe, ma due tribù da questi suoi figli. E Giacobbe, contro l'aspettativa di Giuseppe, benedisse con la sua destra il secondogenito Efraim e con la sinistra il primogenito Manasse, incrociando le sue mani sul loro capo. Giacobbe era ormai cieco, ma era veggente nello spirito. E a Giuseppe, che lo avvertiva di quell'errore, Giacobbe rispose: «"Lo so, figlio mio, lo so: anch'egli (Manasse) diventerà un popolo, anch'egli sarà grande, ma il suo fratello minore (Efraim) sarà più grande di lui e la sua discendenza diventerà una moltitudine di nazioni… Di voi si servirà Israele per benedire, dicendo: Dio ti renda come Efraim e come Manasse". Quindi Israele disse a Giuseppe: "Ecco, io sto per morire, ma Dio sarà con voi e vi farà tornare al paese dei vostri padri"».
Vedremo più avanti che Giacobbe pronuncerà su Giuseppe una benedizione meravigliosa e non saranno più nominati Efraim e Manasse, ma le benedizioni pronunciate ora su di loro sono implicitamente rivolte anche a Giuseppe, perché è scritto: «E così benedisse Giuseppe».
Quel padre e quei figli erano una cosa sola per lui. Egli aveva detto di Efraim e di Manasse: sono miei. Quale profondo e meraviglioso significato vi è in queste benedizioni in uno spirito di amore, ma anche di esaltazione di creature umane che di padre in figlio dovranno rendere testimonianza delle mirabili opere di Dio, della sua grandezza, della sua sapienza, della sua potenza, della sua benignità. Circa due secoli dopo, Mosè pronuncerà su Giuseppe e su quei suoi figli un'altra meravigliosa benedizione: «Il favore di Colui che abitava nel roveto venga sul capo di Giuseppe, sulla testa del principe tra i suoi fratelli. Come primogenito di toro, egli è di aspetto maestoso… tali sono le miriadi di Efraim e tali le migliaia di Manasse». La capacità, l'energia e la giustizia di tante creature umane rendono testimonianza alla grandezza infinita del loro Creatore. Giacobbe si era fatto promettere, con giuramento, da Giuseppe di non essere sepolto in Egitto, bensì con i suoi padri, a Ebron, nella terra di Canaan.
IL TIMONE N. 38 – ANNO VI – Dicembre 2004 – pag. 60