Forse l’era del buonismo sta finendo. Molti contestano il Papa e il cardinale Ratzinger. Solo perché non svendono la fede. Segno di una nuova primavera della Chiesa.
Gad Lerner intima alla Chiesa di rivedere i suoi santi e i suoi dogmi. Walter Veltroni scrive che “Dio è malato” e che “la religione è incompatibile con la libertà”. Eugenio Scalfari sostiene che la Giornata Mondiale della Gioventù è riuscita grazie ai soldi di Comunione e Liberazione e dell’Opus Dei. Paolo Flores d’Arcais afferma che la Chiesa è illiberale e antimoderna. Il senatore Stefano Passigli dei Ds dichiara che “dalle pratiche anatomiche, alla rivoluzione copernicana, al Sillabo, al controllo delle nascite, la Chiesa è sempre stata in ritardo rispetto all’evoluzione del pensiero scientifico”. Così mentre la Chiesa celebra la nascita di Gesù, con un successo senza precedenti nella storia, il coro delle voci critiche, che già rumoreggiava da tempo, è diventato assordante.
Il Pontefice, i nuovi santi e beati, membri autorevoli della Curia, i Cardinali, i Vescovi, i rappresentanti dei movimenti laicali fino ai semplici fedeli sono stati fatti oggetto delle accuse più infamanti. La Chiesa tutta viene tacciata di intolleranza, autoritarismo, insensibilità. C’è da chiedersi da dove abbiano origine reazioni così scomposte, che provengono proprio da quei personaggi che negli ultimi tempi, in nome di un certo “buonismo sdolcinato”, si dicevano disposti a dialogare con la Chiesa.
Due gli elementi scatenanti: la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) e la Dichiarazione “Dominus Iesus”.
Due avvenimenti che sono segni evidenti del risveglio della Chiesa. Sono forse le prime punte di un iceberg che sta emergendo dall’acqua e che potrebbe segnare quello che Giovanni Paolo II indica come “una nuova primavera”.
La GMG di Roma è stato un evento che non ha precedenti nella storia moderna della Chiesa. Mai è successo di vedere tanti giovani così naturalmente pieni della grazia di Dio, sereni ed impegnati nella ricerca di Cristo, umili nel genuflettersi per pentirsi dei peccati, ma altrettanto pronti a testimoniare la loro fede. Di fronte ad un tale evento anche l’idolo televisivo, “l’audience”, si è piegato. La Rai ha infatti comunicato che per la grande veglia del 19 agosto oltre 14 milioni di persone si sono sintonizzate su Raiuno per seguire le immagine della GMG. Nonostante il periodo estivo e la caratteristica religiosa dell’evento gli share d’ascolto hanno superato ogni record.
Impressionante la confessione di massa organizzata al Circo Massimo.
Il sangue dei primi martiri che lì hanno testimoniato Cristo è stato onorato da migliaia di giovani che facevano la fila, pregavano, si preparavano alla confessione, testimoniavano la loro fede nella forma più diretta, e nei loro occhi si leggeva una grande fiducia, non avevano paura, anzi mostravano in forma esplicita la coscienza di chi sa che può cadere ogni giorno, ma è altrettanto certo che il Signore è lì, non ci abbandona mai ed è pronto a risollevarci e salvarci, ogni volta. Il Signore non abbandona mai le sue pecorelle, soprattutto quando queste sono smarrite.
È stato toccante vedere le interviste con questi giovani. Qualsiasi domanda i giornalisti facessero, i giovani hanno risposto con candida sincerità parlando della presenza di Cristo. Chi non ha visto un po’ di quelle immagini, chi non ha letto un po’ delle cronache forse non può capire cosa è veramente accaduto in quei giorni. E forse non riesce neanche a comprendere il profondo significato delle parole del Papa quando ha indicato la strada: “Andate e incendiate il mondo…” Incendiare il mondo con la fede che ci permette di riflettere un po’ dell’amore di Cristo per l’umanità.
Queste sono le parole che i cattolici aspettavano da anni. Giovanni Paolo II ha suonato la carica. Il dado è tratto. Si torna ad essere tutti missionari di Cristo. La Chiesa del 2000 apre le porte a Cristo. Il popolo di Dio mostra meno incertezze e timori nel testimoniarlo. Il mondo dei miscredenti, degli scettici, di coloro che propagandano una fede debole, dei pessimisti, è rimasto stupefatto da quanto è accaduto. Con questa manifestazione il Papa e la Chiesa hanno dato una dimostrazione di forza al mondo intero. E soprattutto hanno mostrato che le scelte radicali dell’amore e della fede in Cristo sono quelle a cui i giovani rispondono.
Pensiero debole, relativismo morale, new age e spiritualismo, pur trovando ancora estimatori, sono in decadenza. La nuova generazione di giovani vuole affrontare grandi sfide, vuole cambiare il mondo secondo gli insegnamenti del Vangelo. Di fronte ad un fenomeno di tale popolarità e forza alcuni uomini politici hanno fatto a gara per magnificare la grandezza di Giovanni Paolo II Ma il significato profondo del messaggio che il Santo Padre aveva lanciato non lo hanno capito.
Così, quando Ratzinger ha detto senza mezzi termini che il relativismo religioso e culturale è il peggiore dei mali e che “Cristo è via verità e vita”, gli stessi che avevano lodato il Papa si sono irritati ed hanno cominciato a dire che “il Papa non decide”, che è “ostaggio di un gruppo di conservatori della Curia che usano il suo nome per fare ciò che vogliono”. Eppure, come ha ribadito lo stesso Pontefice, basterebbe leggere i suoi discorsi ai giovani e la Dichiarazione presentata da Ratzinger per vedere che si tratta dello stesso linguaggio e degli stessi concetti. Per quanto riguarda il dialogo ecumenico, tanto più l’identità cattolica sarà chiara, più la Chiesa sarà santa, più sarà possibile rafforzare il dialogo ecumenico e quello interreligioso. I campioni di ecumenismo e di dialogo sono sempre stati i martiri ed i santi. Circa il rapporto con il mondo “laicista” è incredibile vedere l’ostinazione con cui si continua a contrastare una fede forte. Eppure, come è chiaramente spiegato nella Fides et ratio, è il relativismo il primo nemico della ragione, ed una fede forte necessita di una ragione forte.
Le argomentazioni ed il contesto della Dichiarazione Dominus Jesus mi hanno fatto molto pensare al “Racconto dell’Anticristo” di Vladimir Soloviev, dove l’Anticristo è proprio un campione di relativismo, che perde la calma e il controllo sul mondo solo quando si parla dell’unicità del messaggio di Cristo. Forse anche per questo Giovanni Paolo II invita spesso a leggere Soloviev.
RICORDA
“È anche ricorrente la tesi che nega l’unicità e l’universalità salvifica del mistero di Gesù Cristo. Questa posizione non ha alcun fondamento biblico. Infatti, deve essere fermamente creduta, come dato perenne della fede della Chiesa, la verità di Gesù Cristo, Figlio di Dio, Signore e unico salvatore, che nel suo evento di incarnazione, morte e risurrezione ha portato a compimento la storia della salvezza, che ha in lui la sua pienezza e il suo centro”.
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus lesus, n. 13).
IL TIMONE – N. 10 – ANNO II – Novembre/Dicembre 2000 – pag. 12-13