Nel turbinio di incarichi e di responsabilità, Albino Luciani si fa guidare dalle virtù dell’umiltà e dell’obbedienza. È ricordato come il Papa del “sorriso” e del dialogo che non si sottrae alle sfide del suo tempo.
Nome: Albino Luciani
Data nascita: 17 ottobre 1912
Elezione: 26 agosto 1978
Motto: Humilitas
Durata: 33 giorni
Data morte: 28 settembre 1978
Sepolto: Grotte vaticane
Posizione cronologica: 263
Nell’iconogra?a uf?ciale papa Luciani è rappresentato come il ponte?ce semplice, umile e cordiale al punto da sembrare a volte fuori luogo negli impegnativi panni del vescovo di Roma.
Lui stesso, il giorno dopo la sua elezione, dà prova della sua schiettezza rivolgendosi ai fedeli senza il plurale majestatis: “Io non ho né la sapientia cordis di papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di papa Paolo VI, però sono al loro posto, devo cercare di servire la Chiesa. Spero mi aiuterete con le vostre preghiere”. Ma le ?gure dei ponte?ci non possono essere rinchiuse in schemi troppo semplicistici.
Così possiamo trovare anche in Albino Luciani atteggiamenti intransigenti pur accompagnati da un profondo senso di carità e di compassione per le anime. Nel 1962 non esita a sospendere due sacerdoti della diocesi di Vittorio Veneto di cui è vescovo, coinvolti nel caso “Antoniutti”, una oscura vicenda di truffa e di speculazioni ?nanziarie. Nel 1966 ritira il Santissimo, seppur con il cuore colmo di tristezza, dalla chiesa di Montanèr in seguito al ri?uto della comunità di accettare il nuovo parroco. Nel 1974 sospende a divinis gli assistenti ecclesiastici del circolo cattolico universitario della FUCI di San Trovaso, perché appoggiavano apertamente il divorzio durante la campagna referendaria.
In ogni caso, lo stile nel condurre le comunità, anche da ponte?ce, sarà sempre improntato al dialogo diretto e sorridente, per istruire alla religione i propri fedeli.
Figlio di una famiglia con problemi economici, Albino nasce a Forno Canale in provincia di Belluno il 17 ottobre 1912. La mamma, cuciniera, è molto devota, mentre il papà, che spesso è costretto a emigrare in Svizzera o in Germania per poter lavorare, ha simpatie socialiste. Queste idee però non in?uenzeranno Albino. Tanto che, da patriarca di Venezia, si opporrà all’idea che i cattolici possano votare per i partiti della sinistra, ponendo al bando i partiti dei comunisti e dei socialisti.
Già da bambino Albino dimostra una spiccata sensibilità religiosa e una fervida intelligenza. La salute, invece, è piuttosto debole soprattutto ai polmoni, tanto da essere battezzato d’urgenza dalla levatrice.
Nel tempo libero dalla scuola porta al pascolo le mucche e le capre. Queste lunghe ora passate nei campi gli permettono di contemplare la natura, meditando sulla onnipotenza di Dio. La sua delicata devozione non è disgiunta dalla fermezza di spirito, al punto da rimproverare bruscamente un compagno di scuola aduso alla bestemmia. Dopo le elementari, Albino entra nel seminario minore di Feltre, quindi accede al seminario Gregoriano di Belluno e in?ne consegue con pieno merito la laurea in teologia all’Università Gregoriana di Roma.
La disciplina del seminario infonde nel carattere schivo ma rigoroso ed energico di Albino il senso del sacri?cio e la dedizione al servizio nella povertà. I suoi superiori lo giudicano estremamente intelligente e con un’ottima memoria. Il 7 luglio 1935 è ordinato sacerdote.
Dopo vari incarichi di insegnamento di teologia dogmatica, ?loso?a, morale, patristica, storia dell’arte e diritto canonico, è nominato prima vicario generale della diocesi di Belluno poi, il 15 dicembre 1958, riceve l’ordinazione vescovile da Giovanni XXIII (1958-1963).
Durante il suo ministero nella piccola diocesi di Vittorio Veneto si apre a S. Pietro, l’8 ottobre 1962, il concilio Vaticano II. Vi partecipa assiduamente senza mai prendere la parola, impegnandosi a riferire lo svolgimento dei lavori ai propri fedeli.
Le nuove questioni poste dal Concilio impongono ad Albino uno sforzo nell’approfondire e perfezionare il proprio bagaglio culturale, intransigente nei problemi di fede e di dottrina, secondo la formazione ricevuta in seminario durante gli anni della lotta al modernismo.
Dopo l’elezione al patriarcato di Venezia del 15 dicembre 1969, medita con i fedeli i problemi del postconcilio quali l’au-torità della Chiesa e il rapporto con il mondo, preoccupato dal riformismo troppo sollecito e dall’eccesso di contestazione anche all’interno del mondo ecclesiale, in contrasto con il vero spirito del Vaticano II. Si domanda: «Sono proprio da buttare via le ricchezze di tutto un passato, se non si è davvero sicuri che c’è qualcosa di meglio da sostituire?».
Nella cura pastorale delle anime ascolta e comprende le incertezze dei fedeli. In particolare ha molto a cuore la difesa dei diritti della classe operaia (respingendo tuttavia la metodologia marxista) e i problemi del controllo delle nascite nella vita famigliare.
La sua posizione è possibilista nell’apertura ad alcuni metodi contraccettivi. Il 25 luglio 1968 Paolo VI (1963-1978) pubblica l’enciclica Humanae Vitae, scegliendo la posizione della minoranza della commissione di studio incaricata di approfondire il problema, sancendo l’illiceità di qualsiasi metodo anticoncezionale arti?ciale. Anche in questa occasione il futuro Giovanni Paolo I dà dimostrazione di obbedienza e umiltà, rimettendosi pienamente alle decisioni del Papa. L’adesione totale al vescovo di Roma è un indirizzo che Luciani segue costantemente durante il suo ministero episcopale. Nel 1976 afferma: «Guardare al Papa, seguire le indicazioni che ci dà non è diminuzione o immobilismo per nessuno, ma onore, dinamismo e garanzia per tutti».
Il 26 agosto 1978 viene eletto Papa, assumendo, primo ponte?ce, il doppio nome di Giovanni Paolo, affermando in tal modo la volontà di continuare il magistero dei due Papi del concilio.
La cerimonia di incoronazione del 3 settembre ben riassume lo stile improntato alla semplicità, che papa Luciani terrà nei suoi trentatre giorni di ponti?cato: ri?uta la sedia gestatoria, il “triregno” ed elimina gli sfarzi eccessivi dei paramenti.
Ma i problemi di salute che sempre hanno tormentato la vita di Giovanni Paolo (otto ricoveri in ospedale e quattro interventi chirurgici, con costanti problemi ai polmoni), si accentuano probabilmente per l’accavallarsi delle responsabilità.
Così, nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1978, il Ponte?ce muore, dopo che già durante la giornata aveva accusato violente ?tte al petto. Viene trovato nel suo letto, stroncato probabilmente da un’embolia polmonare che provoca una morte improvvisa e senza dolore.
Nell’agosto del 2002, ventiquattresimo anniversario della sua elezione, inizia la fase preliminare del processo di beati?cazione che potrebbe portare Giovanni Paolo I agli onori degli altari.
RICORDA
“Le recenti scoperte scienti?che, l’evoluzione sociale della nostra epoca, l’accresciuta esigenza di una «paternità responsabile» con le esigenze dell’amore coniugale; tutte queste cose vanno tenute presenti, ma non postulano una dottrina nuova. La dottrina di sempre, presentata nel quadro nuovo di idee incoraggianti e positive sul matrimonio e sull’amore coniugale, garantisce meglio il vero bene dell’uomo e della famiglia”.
(Lettera scritta dal vescovo Albino Luciani alla diocesi di Vittorio Veneto quattro giorni dopo la pubblicazione dell’enciclica Humanae vitae del 25 luglio 1968).
BIBLIOGRAFIA
Andrea Tornielli -Alessandro Zangrando, Papa Luciani. Il sorriso del santo, Piemme, 2003.
IL TIMONE – N. 34 – ANNO VI – Giugno 2004 – pag. 56 – 57