All’inizio dell’anno può giovare alla nostra vita spirituale, ed anche a quella materiale, meditare un poco sui motivi che abbiamo per ringraziare Dio. Almeno su alcuni, evidentemente, perché per ricordarli tutti, e tutti enumerarli, forse non basterebbe lo spazio di un’intera rivista.
Vediamo dunque qualche ragione che ci spinge amabilmente ad essere grati a Dio e che, se meditata a dovere, suscita in noi la serena consapevolezza di far parte di una storia, la nostra, degna di essere vissuta bene. E vissuta con gioia.
Intanto, sembrerà banale, ma se stiamo leggendo queste righe vuoi dire che il buon Dio ci ha donato ancora un po’ di vita. A volte, siamo sinceri, non ci si pensa, o si dà per scontato che domani apriremo gli occhi, respireremo, mangeremo, incontreremo amici e faremo molte altre cose. Invece, sappiamo di non essere padroni della nostra vita e se questa ci è conservata lo dobbiamo esclusivamente a Dio.
Vi sono poi ragioni ben più profonde per essere grati. Nella preghiera che da piccoli ci veniva insegnata con il titolo del “Vi adoro mio Dio” si ringrazia il Creatore anche per averci “fatto cristiano”. E già, perché anche questo non è merito nostro, ma disposizione insindacabile di Dio. Che si è servito di altri per farci battezzare, incorporandoci nella Chiesa cattolica e donandoci la fede che ci ha – appunto – fatto cristiani.
Quanto tale decreto celeste sia a nostro beneficio facciamo fatica a comprenderlo, ma basti pensare che l’essere cristiani ci offre l’opportunità, conoscendo e vivendo i Comandamenti di Dio, nella Chiesa cattolica, di percorrere l’autostrada della grazia divina la cui fine si chiama Paradiso. E di scansare l’Inferno, del quale ormai si è persa memoria anche in casa cattolica, visto che preti e catechisti non ne parlano quasi più.
E, infine, vi è da essere grati anche della possibilità offertaci – si spera per lungo tempo ancora – di vivere la fede in condizioni di libertà. Ho avuto la ventura di conoscere diversi cristiani perseguitati a motivo della fede nei Paesi comunisti prima della caduta del Muro. Li ho conosciuti a casa loro, in Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia e ho avuto modo di riflettere su cosa volesse dire poter andare a Messa, fare la Comunione, confessarsi, comperare un libro religioso, incontrare un sacerdote, pregare insieme agli amici, insegnare le preghiere ai propri figli, farsi il segno della croce, recitare il rosario senza temere di essere convocati dalla polizia, minacciati, percossi, talvolta arrestati e buttati in qualche galera malfamata, destinati a marcire o, peggio, a lasciarci la vita. E successo, ricordiamolo, a milioni e milioni di cattolici.
Insomma, non ci mancano ragioni per essere grati a Dio e per cercare di vivere, affrontando pure le fatiche della vita, con una intima consapevolezza, fonte di gioia: Dio si prende cura di noi.
Gliene siamo davvero grati. Come vedete, l’anno 2005 comincia bene.
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IL TIMONE – N. 39 – ANNO VII – Gennaio 2005 – pag. 3
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