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Guerra ai principi non negoziabili
31 Gennaio 2014

Guerra ai principi non negoziabili

Tutela della vita, della famiglia e della libertà di educazione: questi i “principi non negoziabili”, come li ha chiamati Benedetto XVI. Contro i quali, da sempre, si battono le logge massoniche. Purtroppo con successo…



Spiega un autorevole storico della massoneria come Fulvio Conti, docente di Storia contemporanea all’Università di Firenze: «Fin dalla nascita del Regno d’Italia il Grande Oriente si fece promotore di leggi che portassero alla completa abolizione delle corporazioni religiose e all’incameramento dei loro beni da parte dello Stato. Costante fu poi l’impegno per dare alla scuola un carattere rigorosamente laico, per impedire l’insegnamento della religione e l’equiparazione fra scuole pubbliche e private. La massoneria dette inoltre un forte sostegno all’iniziativa per dare la preminenza al matrimonio civile su quello religioso e al tentativo, rivelatosi poi infruttuoso, di introdurre il divorzio nella legislazione italiana. Esito positivo ebbe invece la richiesta di rendere legale la cremazione dei cadaveri, sancita da una legge del 1888 del massone Francesco Crispi e fortemente voluta dalla massoneria, che vide in essa uno strumento per sottrarre alla Chiesa cattolica la gestione della morte e affermare al tempo stesso un principio di fiducia nella scienza e nel progresso».
Anche da questa brevissima sintesi emerge chiaramente come l’azione di contrasto della massoneria nei confronti del cattolicesimo si sia concentrata sin dagli albori, in Italia e altrove, anche sul piano etico, attorno a quelli che Benedetto XVI ha definito con una formula ormai famosa “principi non negoziabili”: vita, famiglia e libertà di educazione.

Educazione
L’impegno libero-muratorio per il controllo della formazione scolastica è più che noto. Ricorda sempre Conti che nel 1874 Giuseppe Mazzoni, gran maestro del Grande Oriente d’Italia (Goi), la principale obbedienza massonica del Paese, scriveva in una circolare: «È tempo che ogni loggia diventi una scuola e faccia suo il grido paterno di Cristo: lasciate che i pargoli vengano a me!». Un altro storico gran maestro del Goi, Adriano Lemmi, fece della questione educativa un cardine dell’operato massonico e fin dal 1888 dispose che all’interno di ciascuna loggia si costituisse una commissione permanente per studiare “le condizioni e l’indirizzo delle scuole elementari”.
Il suo successore alla guida del Goi, Ernesto Nathan, fu se possibile ancora più risoluto. Sotto la sua reggenza si tenne a Milano nel 1897 un congresso massonico che doveva essere la risposta al XV congresso cattolico italiano, svoltosi nel capoluogo lombardo pochi giorni prima con la benedizione di Leone XIII. Una delle prime mozioni approvate fu quella che vincolava la massoneria a «provvedere a che l’istruzione, specialmente elementare, sia impartita con esclusione assoluta di ogni concetto religioso».
Tutto ciò avveniva nel contesto di un’influenza preponderante della massoneria sulle istituzioni, di una creazione sul territorio di strutture educative e culturali alternative a quelle religiose (biblioteche, pseudooratori, ecc.) in cui poter divulgare nuove teorie scientifiche come il darwinismo e di un’intensa opera di proselitismo fra gli insegnanti e il personale scolastico. Venne favorita anche la diffusione di esperienze pedagogiche innovative come, agli inizi del ’900, quelle ispirate ai lavori di Maria Montessori e lo scautismo.

Famiglia
Il capillare lavoro massonico per dissolvere il concetto di famiglia forgiato dal cristianesimo ha anch’esso una storia antica, basti pensare alla massiccia pubblicistica erotica e all’apologia del libertinaggio nella Francia dei Lumi, a ridosso della Rivoluzione Francese. Angela Pellicciari ha documentato come in Italia, nei primi decenni dell’800, già la carboneria si fece portatrice di quell’esprit, consapevole di come fosse strategico promuovere la licenziosità dei costumi, abbassare la soglia del pudore femminile e insinuare nell’animo maschile «il disgusto della famiglia e della religione».
Dall’esigenza di minare la sacralità del nucleo familiare deriva l’ossessione per superare l’indissolubilità del matrimonio. Il primo disegno di legge per introdurre il divorzio fu presentato al Parlamento nel 1878 dal massone Salvatore Morelli. Nel 1890 nacque nell’ambito del Goi un “comitato promotore della legge sul divorzio” tra i cui esponenti figurava Giuseppe Zanardelli, più volte ministro e di lì a poco Presidente del Consiglio. La lotta per arrivare a questa breccia nell’ordinamento familiare sarebbe stata lunga, ci sarebbero voluti 80 anni, ma alla fine sarebbe andata in porto. Nel 2003 Erasmo Notizie, bollettino di informazione del Goi, così chiosava la commemorazione di Zanardelli a 100 anni dalla morte: «Né può concludersi questo breve ricordo dell’illuminato fratello senza ricordare che il primo progetto per l’introduzione del divorzio nella legislazione italiana porta la firma di Giuseppe Zanardelli, massone. I progetti di legge definitivi, poi diventati legge, portano la firma dei massoni Antonio Baslini e Loris Fortuna, la riunione dei quali progetti di legge fu preceduta e caldeggiata da un ordine del giorno presentato con successo da tre fratelli massoni».

Vita
Se la campagna massonica per la cremazione mirava a sottrarre alla Chiesa la possibilità di porre il proprio sigillo sul punto omega dell’esistenza; se significava una negazione simbolica della resurrezione e l’affermazione di una visione iniziatica della morte, attraverso la consunzione del corpo nel fuoco, essa conteneva anche un principio di autodeterminazione che si sarebbe esplicitato più avanti nella campagna per l’eutanasia. Dando uno sguardo alla produzione delle associazioni che hanno introdotto in Italia il tema della cosiddetta “dolce morte”, come la Consulta di bioetica fondata nel 1989 dal neurologo Renato Boeri, associazione che ha avuto tra l’altro un ruolo chiave nella vicenda di Eluana Englaro, non è difficile cogliere le assonanze con il pensiero massonico. Un’illustrazione del nesso tra etica libero-muratoria ed eutanasia l’ha fornita sul numero 4/2009 di Hiram, trimestrale del Goi, Pietro Francesco Bayeli, docente di Gastroenterologia all’Università di Siena: «Se la nascita ci è donata al di fuori della nostra volontà, se la vita ci viene condizionata dalle nostre prerogative genetiche (genotipo) e dall’ambiente (fenotipo), la morte e solo la morte rimane l’unico vero valore individuale, decisionale, integralmente posseduto anche se biologicamente ed eticamente negativo ed irripetibile. È un diritto di possesso del proprio corpo e della propria vita sicuramente negativo, perché pone fine ad un arco vitale, anticipandolo, e perché, nel momento in cui viene applicato, annulla automaticamente la libertà di scelta ed il diritto di proprietà. Rappresenta tuttavia l’unico vero diritto, l’unica vera libertà realmente posseduti ed applicabili in nome della propria dignità e della qualità della propria esistenza». Un discorso che non difetta di coerenza interna: «Abbiamo legalmente ammesso l’aborto, cioè la soppressione dello sviluppo di una vita, l’abolizione di un diritto alla nascita in favore e a salvaguardia dei diritti della donna; risulta allora incomprensibile negare l’eutanasia, cioè una buona morte, alla libera volontà del cittadino». E chiude l’articolo, a scanso di equivoci, un elogio alla libertà massonicamente intesa, che comprende «la libertà di decidere sulla propria morte, unico momento di vera libertà; libertà di mori- re secondo natura; libertà di morire secondo scienza; libertà di morire secondo coscienza; libertà di anticipare la propria morte, per chiaro espresso desiderio».
Anche la legalizzazione dell’aborto citata da Bayeli ha visto naturalmente la massoneria in prima fila. A questo proposito, per il suo valore, vale la pena citare una testimonianza d’Oltralpe ma che dà conto di una modalità d’azione riferibile mutatis mutandis anche alla realtà italiana e alle vicende che portarono alla legge 194. Si tratta della testimonianza di Maurice Caillet, venerabile maestro del Grande Oriente di Francia, convertitosi a Lourdes e la cui autobiografia è stata tradotta con successo da Piemme. Ginecologo, già membro di Planned Parenthood e come tale impegnato dagli anni ’60 nella promozione della contraccezione e della sterilizzazione, Caillet assistette a come la depenalizzazione dell’aborto fu preparata dietro le quinte. A come dopo l’elezione nel maggio del ’74 di Valery Giscard d’Estaing alla presidenza della Repubblica, costui, oltre alla nomina di Jacques Chirac a primo ministro, prese quale consigliere personale Jean-Pierre Prouteau, gran maestro del Grande Oriente di Francia, e al ministero della Salute collocò Simone Veil, la giurista ebrea già deportata ad Auschwitz, affiancata come consigliere dal massone Pierre Simon, con cui Caillet era in contatto. Un accurato lavoro di lobby fece sì che il progetto di legge venisse elaborato rapidamente e a colpo sicuro.
Sull’importanza per la massoner ia della frontiera della bioetica, a 360 gradi, è del resto eloquente quanto affermato in una “balaustra”, ossia in una lettera circolare del Goi dell’estate 1999, ben prima che la bioetica entrasse prepotentemente nel dibattito pubblico italiano con la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita e il referendum del 2005: «All’interno di quella cultura laica di cui dobbiamo essere difensori e propositori, il Grande Oriente d’Italia, i collegi e le logge, dovranno volgere la riflessione sui temi fondamentali per la qualità della vita. La libera muratoria, però, dovrà non solo esprimere la propria opinione, ma operare in modo che le conquiste di civiltà, di responsabilità e di consapevolezza, che sono state raggiunte, non vengano meno (come per esempio, la libertà di aborto e i diritti delle donne) e al contempo si affermino i valori di un Nuovo Umanesimo rispetto a questioni che riguardano la vita, come la fecondazione artificiale, l’eutanasia, la scelta della cura e della terapia od ancora il trattamento dei malati terminali e la manipolazione genetica a fini terapeutici». Firmato: Gustavo Raffi, allora come oggi gran maestro del Goi.

Per saperne di più…

Fulvio Conti, Massoneria e religioni civili. Cultura laica e liturgie politiche fra XVIII e XX secolo, Il Mulino, 2008.
Angela Pellicciari, I Papi e la massoneria, Ares, 2007.
Maurice Caillet, Ero Massone. La mia conversione dalla massoneria alla fede, Piemme, 2008. .

Dossier: MASSONERIA: INQUIETANTE PERICOLOSA REALTÀ

IL TIMONE  N. 105 – ANNO XIII – Luglio/Agosto 2011 – pag. 36 – 38

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