Tutela della vita, della famiglia e della libertà di educazione: questi i “principi non negoziabili”, come li ha chiamati Benedetto XVI. Contro i quali, da sempre, si battono le logge massoniche. Purtroppo con successo…
Educazione
L’impegno libero-muratorio per il controllo della formazione scolastica è più che noto. Ricorda sempre Conti che nel 1874 Giuseppe Mazzoni, gran maestro del Grande Oriente d’Italia (Goi), la principale obbedienza massonica del Paese, scriveva in una circolare: «È tempo che ogni loggia diventi una scuola e faccia suo il grido paterno di Cristo: lasciate che i pargoli vengano a me!». Un altro storico gran maestro del Goi, Adriano Lemmi, fece della questione educativa un cardine dell’operato massonico e fin dal 1888 dispose che all’interno di ciascuna loggia si costituisse una commissione permanente per studiare “le condizioni e l’indirizzo delle scuole elementari”.
Il suo successore alla guida del Goi, Ernesto Nathan, fu se possibile ancora più risoluto. Sotto la sua reggenza si tenne a Milano nel 1897 un congresso massonico che doveva essere la risposta al XV congresso cattolico italiano, svoltosi nel capoluogo lombardo pochi giorni prima con la benedizione di Leone XIII. Una delle prime mozioni approvate fu quella che vincolava la massoneria a «provvedere a che l’istruzione, specialmente elementare, sia impartita con esclusione assoluta di ogni concetto religioso».
Tutto ciò avveniva nel contesto di un’influenza preponderante della massoneria sulle istituzioni, di una creazione sul territorio di strutture educative e culturali alternative a quelle religiose (biblioteche, pseudooratori, ecc.) in cui poter divulgare nuove teorie scientifiche come il darwinismo e di un’intensa opera di proselitismo fra gli insegnanti e il personale scolastico. Venne favorita anche la diffusione di esperienze pedagogiche innovative come, agli inizi del ’900, quelle ispirate ai lavori di Maria Montessori e lo scautismo.
Vita
Se la campagna massonica per la cremazione mirava a sottrarre alla Chiesa la possibilità di porre il proprio sigillo sul punto omega dell’esistenza; se significava una negazione simbolica della resurrezione e l’affermazione di una visione iniziatica della morte, attraverso la consunzione del corpo nel fuoco, essa conteneva anche un principio di autodeterminazione che si sarebbe esplicitato più avanti nella campagna per l’eutanasia. Dando uno sguardo alla produzione delle associazioni che hanno introdotto in Italia il tema della cosiddetta “dolce morte”, come la Consulta di bioetica fondata nel 1989 dal neurologo Renato Boeri, associazione che ha avuto tra l’altro un ruolo chiave nella vicenda di Eluana Englaro, non è difficile cogliere le assonanze con il pensiero massonico. Un’illustrazione del nesso tra etica libero-muratoria ed eutanasia l’ha fornita sul numero 4/2009 di Hiram, trimestrale del Goi, Pietro Francesco Bayeli, docente di Gastroenterologia all’Università di Siena: «Se la nascita ci è donata al di fuori della nostra volontà, se la vita ci viene condizionata dalle nostre prerogative genetiche (genotipo) e dall’ambiente (fenotipo), la morte e solo la morte rimane l’unico vero valore individuale, decisionale, integralmente posseduto anche se biologicamente ed eticamente negativo ed irripetibile. È un diritto di possesso del proprio corpo e della propria vita sicuramente negativo, perché pone fine ad un arco vitale, anticipandolo, e perché, nel momento in cui viene applicato, annulla automaticamente la libertà di scelta ed il diritto di proprietà. Rappresenta tuttavia l’unico vero diritto, l’unica vera libertà realmente posseduti ed applicabili in nome della propria dignità e della qualità della propria esistenza». Un discorso che non difetta di coerenza interna: «Abbiamo legalmente ammesso l’aborto, cioè la soppressione dello sviluppo di una vita, l’abolizione di un diritto alla nascita in favore e a salvaguardia dei diritti della donna; risulta allora incomprensibile negare l’eutanasia, cioè una buona morte, alla libera volontà del cittadino». E chiude l’articolo, a scanso di equivoci, un elogio alla libertà massonicamente intesa, che comprende «la libertà di decidere sulla propria morte, unico momento di vera libertà; libertà di mori- re secondo natura; libertà di morire secondo scienza; libertà di morire secondo coscienza; libertà di anticipare la propria morte, per chiaro espresso desiderio».
Anche la legalizzazione dell’aborto citata da Bayeli ha visto naturalmente la massoneria in prima fila. A questo proposito, per il suo valore, vale la pena citare una testimonianza d’Oltralpe ma che dà conto di una modalità d’azione riferibile mutatis mutandis anche alla realtà italiana e alle vicende che portarono alla legge 194. Si tratta della testimonianza di Maurice Caillet, venerabile maestro del Grande Oriente di Francia, convertitosi a Lourdes e la cui autobiografia è stata tradotta con successo da Piemme. Ginecologo, già membro di Planned Parenthood e come tale impegnato dagli anni ’60 nella promozione della contraccezione e della sterilizzazione, Caillet assistette a come la depenalizzazione dell’aborto fu preparata dietro le quinte. A come dopo l’elezione nel maggio del ’74 di Valery Giscard d’Estaing alla presidenza della Repubblica, costui, oltre alla nomina di Jacques Chirac a primo ministro, prese quale consigliere personale Jean-Pierre Prouteau, gran maestro del Grande Oriente di Francia, e al ministero della Salute collocò Simone Veil, la giurista ebrea già deportata ad Auschwitz, affiancata come consigliere dal massone Pierre Simon, con cui Caillet era in contatto. Un accurato lavoro di lobby fece sì che il progetto di legge venisse elaborato rapidamente e a colpo sicuro.
Sull’importanza per la massoner ia della frontiera della bioetica, a 360 gradi, è del resto eloquente quanto affermato in una “balaustra”, ossia in una lettera circolare del Goi dell’estate 1999, ben prima che la bioetica entrasse prepotentemente nel dibattito pubblico italiano con la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita e il referendum del 2005: «All’interno di quella cultura laica di cui dobbiamo essere difensori e propositori, il Grande Oriente d’Italia, i collegi e le logge, dovranno volgere la riflessione sui temi fondamentali per la qualità della vita. La libera muratoria, però, dovrà non solo esprimere la propria opinione, ma operare in modo che le conquiste di civiltà, di responsabilità e di consapevolezza, che sono state raggiunte, non vengano meno (come per esempio, la libertà di aborto e i diritti delle donne) e al contempo si affermino i valori di un Nuovo Umanesimo rispetto a questioni che riguardano la vita, come la fecondazione artificiale, l’eutanasia, la scelta della cura e della terapia od ancora il trattamento dei malati terminali e la manipolazione genetica a fini terapeutici». Firmato: Gustavo Raffi, allora come oggi gran maestro del Goi.
Fulvio Conti, Massoneria e religioni civili. Cultura laica e liturgie politiche fra XVIII e XX secolo, Il Mulino, 2008.
Angela Pellicciari, I Papi e la massoneria, Ares, 2007.
Maurice Caillet, Ero Massone. La mia conversione dalla massoneria alla fede, Piemme, 2008. .
Dossier: MASSONERIA: INQUIETANTE PERICOLOSA REALTÀ
IL TIMONE N. 105 – ANNO XIII – Luglio/Agosto 2011 – pag. 36 – 38
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