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15.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto

 

Il Timone n. 2 – anno 1999 –

“Stando alla datazione che sinora fa testo quasi ovunque, Marco sarebbe stato composto verso l’anno 70, data cruciale perché è quella della distruzione di Gerusalemme da parte dei romani, con la conseguente sparizione di quel mondo ebraico che era stato quello di Gesù e dei suoi primi discepoli; Matteo e Luca fra l’80 e il 90; Giovanni alla fine del secolo (anche se qualcuno si era spinto addirittura sino all’anno 170…). Osservava Carmignac (e con lui Robinson, Tresmontant ed altri esegeti che spuntano qua e là) che già attorno all’anno 50 il Cristianesimo esplode fuori dall’ambito palestinese. Dunque, a partire da allora sarebbe stato inutile, anzi dannoso, scrivere in una lingua locale i documenti della fede. Sem l’originale dei vangeli è davvero semita, è perché sono stati scritti subito, tra il 30 (data probabile della morte di Gesù) e il 50 o poco più”.
(Vittorio Messori, Inchiesta sul Cristianesimo, Oscar Mondadori, Cles (TN) 1993, p. 133).

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“Supponiamo çhe io vada in una grotta preistorica e vi trovi incisa, su una parete, una scritta, per esempio: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita", e che io dica ai miei colleghi: in quella grotta, a causa dell' erosione dell' acqua, della solidificazione dei carbonati e dell’azione del vento, si è prodotta, per caso, la prima frase della Divina Commedia. Non mi prenderebbero per matto? Eppure non avrebbero nulla di ridire se dicessi loro che si è formata per caso la prima cellula vivente, che ha un contenuto di informazioni equivalente a 5.000 volte l'intera Divina Commedia".
(Prof. Bucci, citato in Eugenio Corti – Giancarlo Cavalleri, scienza e fede, Mimep-Docete, Pessano 1995, p. 13).

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“Si può perdere il dono della Fede usando la Scienza? Risposta: no. Motivo: non esiste alcuna scoperta scientifica che possa essere usata al fine di mettere in dubbio o di negare l'esistenza di Dio".
(Antonino Zichichi, Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo. (Tra Fede e Scienza), Il Saggiatore, Milano 1999, p. 155).

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“La questione di Cristo appare oggi annebbiata dalla confusione che avvolge un po' tutti: confusione religiosa, confusione ecclesiale, confusione ideologica. C'è chi identifica il dovere del dialogo, della tolleranza, della cortesia verso tutti con la rinuncia a cercare, a conoscere, a difendere la verità… E c'è chi, non volendo assumersi la responsabilità e l'impegno di decidere, si rifugia nel relativismo (che ritiene che tutte le convinzioni siano interscambiabili, come i posti sull'autobus) e si persuade che si possa scegliere a piacimento tra una religione e l'altra, e addirittura tra la verità e l'errore, così come si sceglie tra l’andare in vacanza al mare e l’andare in montagna (…) Gesù ha detto: chi non è con me, è contro di me: dunque o gli si dice di sì o gli si dice di no”.
(Cardinale Giacomo Biffi, citato in Tommaso Toschi, Bologna, in L’Osservatore Romano, 29/30 marzo 1999).
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“Oggi quando si vuole condannare una proposizione non si dice che è falsa o illogica o errata; si dice che è superata, sorpassata, attardata, vecchia. Non conta tanto la verità, quanto la formulazione recente. Pare che le idee, come le uova, debbano essere di giornata”.
(Cardinale Giacomo Biffi, citato in Tommaso Toschi, Imperativi etici che nascono da una sapienza superiore, in L’Osservatore Romano, 20/21 gennaio 1997).

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“Vivere la fede. Incarnarla nella vita di tutti i giorni e testimoniarla. E la testimonianza è soprattutto martirio: bisogna che il cristiano sia in contrasto con il mondo.
E noi riusciamo a contrastarlo quando esplicitiamo il contenuto della nostra fede, senza venire a compromessi.
Il compromesso è tradimento della fede”.
(P. Cornelio Fabro, intervistato da Andrea Colombo in Cornelio Fabro: una fede senza compromessi, in Studi Cattolici, nn. 401/2, lug-ago 1994, p. 458)
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“Ogni giorno di più comprendo quale grazia sia l' essere cattolici. Vivere senza una fede, senza un patrimoniò da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità non è vivere, ma vivacchiare…anche attraverso ogni disillusione dobbiamo comprendere che siamo gli unici che possediamo la Verità".
(Pier Giorgio Frassati, tratto da: Primo Soldi, Pier Giorgio Frassati. La felicità possibile, in CL, novembre 1987, p. 59).

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“La Cristianità medievale non conosce distinzioni tra donne e uomini, tra bambini e adulti. Le cose le faceva chi le sapeva fare, maschio o femmina, vecchio o giovane. Ecco perché troviamo l'epoca medievale piena di regine (dunque le donne potevano accedere alla massima autorità politica) e di re – e pure cardinali – adolescenti. La maggiore età giuridica praticamente non esisteva: la titolarità dei diritti era esercitata a partire dal momento in cui uno era effettivamente in grado di assumersela, cosa che poteva benissimo accadere a tredici anni".
(Rino Cammilleri, Fregati dalla scuola, Effedieffe, Milano 1997, pp. 35-36).

IL TIMONE – N.2 – ANNO I – Luglio/Agosto 1999 – pag. 13

 

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