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9.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto

 

Il Timone n. 5 – anno 2000 –

 

“Nessuno è tanto pericoloso per i nemici della Chiesa quanto un beato martire, perché in realtà lui non è morto: è vivo e spinge molte persone a seguire le sue orme”.
(Cardinale Joachim Meisner, intervistato da Giampaolo Mattei, in L'Osservatore Romano, 3/10/99).

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“L'intero Medioevo è popolato di santi e Sante (cioè gente che ha praticato la virtù in modo eroico): Francesco, Caterina, Bernardo, Domenico. Tra questi moltissimi i re e le regine. Si può dire lo stesso oggi? Quale modello umano viene ormai proposto ai giovani? Il cavaliere senza macchia e senza paura, difensore dei deboli e degli oppressi? Il santo benefattore e campione dell'autodisciplina? No: l'attore debosciato, la soubrette oca e di facili costumi, il cantante nichilista e tossicomane, il calciatore arricchito e smargiasso, il politico furbo”.
(Rino Cammilleri, Fregati dalla scuola, Effedieffe, Milano 1997, p. 54).

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Uno dei nostri autori francesi (non credente) diceva (Andre Malraux): “II secolo XXI sarà religioso o non sarà”, lo direi: “Sarà cattolico o non sarà…”.
(Jean Guitton, Lettera al cardinal Giacomo Biffi, in Lìtterae Communionis, gen. 1989).

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“La difficoltà nello spie gare «perché sono cattolico» consiste nel fatto che vi sono diecimila ragioni, tutte riconducibili ad un'unica ragione: che il cattolicesimo è vero”.
(Gilbert Keith Chesterton, Perché sono cattolico, Gri-baudi, Milano 1994, p. 9).

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“Il grande problema posto davanti al mondo, dopo quasi due millenni, resta immutato. Il Cristo, sempre splendente è al centro della storia e della vita; gli uomini o sono con Lui e con la Sua Chiesa, e allora godono della luce; oppure sono senza di Lui, o contro di Lui, e deliberata mente contro la Sua Chiesa: divengono motivo di confusione, causando asprezza di rapporti umani e persistenti pericoli di guerre fratricide”. (Papa Giovanni XXIII, Allocuzione nel solennissimo rito di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, dell' 11/10/1962).

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“Nell'atto di amare Dio, l'uomo si accorge di coronare appieno la sua vocazione, perché in Lui egli trova il bene autentico, la felicità piena e la libertà più alta: in effetti, secondo san Tommaso, se l'uomo non vuoi tradire la sua più profonda essenza e la sua più genuina destinazione, non può non amare Dio; ciò fa sì che amore per Dio e amore per l'uomo vengano in certo modo a coincidere, secondo una concezione, tipica della dottrina tomista, che accentua la dimensione unitiva e riconciliativa della verità cristiana: l'uomo che ama Dio appaga i suoi desideri e risponde alle attese più alte del suo cuore”.
(Maurizio Schoepflin, L'amore secondo i filosofi, Città Nuova, Roma 1999, p. 13).

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“Quando taluni contestatori di oggi mettono in causa le verità più fondamentali della fede, quando mostrano di tener poco o nessun conto del magistero della Chiesa, quando sognano una Chiesa deistituzionalizzata, carismatica, quando puntano su una Chiesa talmente fusa col mondo da non potersi più distinguere da esso, quando riducono la missione della Chiesa alla lotta sociale a favore dei poveri e degli oppressi, non solo si pongono fuori del Concilio, ma addirittura contro la lettera e lo spirito del Concilio”.
(Civiltà cattolica, Editoriale, gen. '69, cit. in Roberto Beretta, Il lungo autunno. Controstoria del Sessantotto Cattolico, Rizzoli, Milano 1998, p. 17).

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“La speranza in Cristo non ha tolto la sofferenza in questo mondo, ma le ha sottratto quel marchio di non senso che la muterebbe in disperazione o, tutt'al più, in una malcelata rassegnazione. È Dio che ci redime, e Cristo ce ne ha rivelato il volto paterno e materno”. (Anna e Giovanni Rimoldi, Cento giorni nell'eternità. Alla ricerca del senso della vita, Ares, Milano 1999, p. 194).
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“È diffusa, anche tra élites di cattolici intellettuali, la convinzione che la natura creata, l'umano, i valori di verità, bellezza, giustizia, pace, siano già così buoni (e lo sono, se non altro perché creati da Dio in Cristo e radicalmente finalizzati a Lui), da non aver più alcun bisogno di essere cristianizzati, cioè purificati ed elevati alla santità che li conforma pienamente a Cristo. Ne consegue che nei loro confronti la missione cristiana è inutile e controproducente; e che la pastorale giusta della nuova evangelizzazione è quella che si limita a promuovere l'umano, senza presumere di recare la novità cristiana sacralizzante. E questa non è che la riedizione dell'uomo rinascimentale, autosufficiente e autonomo, anche nei confronti della Verità e della Grazia di Cristo”. (Don Luigi Negri, Chiesa e missione, Itaca, Castel Bolognese (RA) 1999, pp. 58-59).

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“Non a caso, il sensus fidei dei credenti, il loro istinto cristiano, ha sempre istintivamente rifiutato teorie come quelle dei “demitizzatori” cristiani, sorti in Germania e dilagati poi a macchia d'olio tra certa intellighenzia clericale, anche cattolica. Quell'«istinto» dei semplici ha sempre avvertito che la coincidenza tra racconti del Nuovo Testamento e svolgimento reale dei fatti è essenziale per la fede”.
(Vittorio Messori, Patì sotto Ponzio Pilato?, SEI, Torino 1992, p. 5).

IL TIMONE – N.5 – ANNO II – Gennaio/Febbraio 2000 – pag. 19

 

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