Il Timone n. 9 – anno 2000 –
“Ateo. Da evitare. Molto più delicata l'espressione "non credente", come cieco/non vedente, sordo/non udente, muto/non parlante. Essere "non credenti" può essere comunque titolo di preferenza per accedere all'insegnamento: pullulano infatti in tutte le diocesi le "cattedre dei non credenti", organizzate dagli stessi vescovi, in cui intellettuali vari (ma rigorosamente non cristiani) raccontano la loro ricerca spirituale. È assai più raro, invece, che al pulpito possa accedere un laico normalmente cattolico.”
(Roberto Beretta, Il piccolo ecclesialese illustrato, Ancora, Milano 2000).
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“C’è una bella differenza tra coniuge (da cum e iugum: colui o colei con cui divido il giogo), e compagno (da cum e panis: colui con il quale divido il pane): quest'ultimo è un semplice commensale, ma il pranzo lo divido con chi voglio, la sorte no. Il consenso espresso il giorno delle nozze non è dunque soltanto un momento di particolare intensità nella vicenda sentimentale tra un uomo e una donna, ma è quell'atto unico e irripetibile che li fa diventare sposi, ossia definitivi debitori di reciproco amore. E proprio l'esistenza di questo vincolo che segna la differenza tra amanti e sposi, tra il convivere e l'essere marito e moglie, tra il generare dei figli e l'essere famiglia".
(Arturo Cattaneo, con Franca & Paolo Pugni, Matrimonio d'amore. Tracce per un cammino di coppia, Edizioni Ares, Milano 1997, p. 22).
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“Occorre prendere coscienza che il comunismo non è stato una parentesi nella storia contemporanea, che, come tale, non avrebbe lasciato traccia nel costume e nella mentalità dei popoli. Esso è stato il punto terminale di un lungo processo rivoluzionario, che si è sedimentato nella coscienza e negli atteggiamenti, alimentando la cultura del sospetto e la prassi della menzogna, oltre che, nei paesi caduti sotto il suo controllo, dell'oppressione e della violenza. Esso si è impiantato con la tecnica della sovversione e del complotto, ingenerando intorno a sé paura per i suoi metodi brutali e simpatia per la sollecitazione e l'intronizzazione dell'orgoglio che arde nell'animo di ciascun uomo".
(Mauro Ronco, Ottobre 1999: a margine del 'dossier' Mitrokin, in Cristianità, anno XXVII, n. 294, ottobre 1999, p. 3).
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“Perché quello massonico è il pericolo che la Chiesa, con un istinto significativo, avvertì subito come talmente insidioso da dedicargli il maggior numero di condanne? Ma perché niente è in apparenza più rassicurante e ragionevole – anche per un cristiano non scaltrito – dell'ideologia delle Logge: amore per l'umanità con relativo impegno filantropico, fratellanza, tolleranza, mutuo rispetto, universalismo non disgiunto dall'amor di patria, impegno per il miglioramento morale proprio e degli altri; […] ciò che caratterizza questa visione del mondo (che è quella che sta alla base di organizzazioni pur rispettabili e non di rado meritorie come la Croce Rossa, la Società delle Nazioni, certi club a diffusione internazionale) è un'apparenza evangelica senza più la sostanza, la base. Un cristianesimo, ma evirato, perché senza Cristo".
(Vittorio Messori, Pensare la storia, Edizioni Paoline, Cinisello Bal.mo (MI) 1992, p. 105).
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“In un'epoca come i Medioevo il compito dell'apostolo cristiano era più semplice di oggi. Alcune questioni non si ponevano. Gli uomini erano ancora sani di corpo e di anima; la necessità li raccoglieva in piccoli gruppi viventi, in cui la sicurezza di ciascuno si fondava sullo sforzo di tutti, i legami familiari e sociali restavano solidi, l'esistenza era ad un tempo più dura e più umana, in breve, l'uomo carnale e le "città carnali", malgrado terribili scosse esteriori, conservavano il loro profondo equilibrio. Era sufficiente, allora, orientare la natura verso Dio. I termini del problema, oggi, sono ben diversi. La carne, la natura, la società sono malate. Non basta più orientarle, bisogna guarirle. L'apostolo cristiano, nel Medio Evo, conosceva un solo nemico: il peccato individuale. Scomparso questo, il resto andava da sé. Oggi noi dobbiamo lottare contro un male più universale e più tenace, contro il disordine infiltratosi nei nostri corpi, nei nostri costumi, nelle nostre istituzioni, intimamente mescolato all'aria che respiriamo. Non è più sufficiente curare i polmoni quando l'atmosfera è avvelenata".
(Gustave Thibon, Ritorno al reale. Nuove diagnosi, Volpe, Roma 1972, pp. 118-9).
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“Chi dice di amare l'Umanità (sempre con la maiuscola) generalmente ignora, e spesso anzi odia, l'uomo concreto, quel 'prossimo' più prossimo che è il vicino fastidioso o colui che la pensa diversamente. Per il cattolico, invece, non ci sono entità astratte come la 'classe', la 'nazione', le 'masse', ma uomini e donne con un nome e un volto. I cattolici alla don Bosco (che erano, di principio, tutti intransigenti), come Cottolengo, Cafasso, Murialdo e tantissimi altri, di fronte alla situazione ostile, anziché prodursi in sofisticate teorie che altri poi avrebbero dovuto applicare, si rimboccarono le maniche in silenzio e procedettero alla riconquista degli uomini".
(Rino Cammilleri, Elogio del Sillabo, Leonardo, Milano 1994, pp. 74-5).
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“I vescovi del Messico hanno proposto di I avviare la causa di beatificazione di Isabella di Castiglia, che evidentemente era una donna di profonda vita cristiana, difficilmente sospettabile di genocidio e di massacri degli indios. Ma oggi quanto di positivo fece la Corona spagnola e l'opera della Chiesa per la tutela degli indios è completamente dimenticato. Eppure, un'analisi serena dei fatti porta a una considerazione che non dovrebbe sfuggire: non ci sono mai stati 'conquistatori' e 'colonizzatori' più rispettosi dei popoli di quanto furono gli ispano-portoghesi, di religione cattolica, nell'America Latina".
(Padre Piero Gheddo con Michele Brambilla, Nel nome del Padre. La conquista cristiana: sopruso o missione?, Bompiani, Milano 1992, p. 75).
TIMONE – N. 9 – ANNO II – Settembre/Ottobre 2000 – pag. 19