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14.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

 

Il Timone n. 16 – anno 2001 –

 

“Negata l’azione di Dio sopra l’uomo e aperto di nuovo tra il Creatore e la sua creatura un abisso insondabile, da quel momento pure la società si allontana istintivamente dalla Chiesa allo stesso modo. Perciò, lì dove Dio è relegato nel Cielo, la Chiesa è relegata nel santuario; e, al contrario, lì dove l’uomo vive soggetto al dominio di Dio, egli si assoggetta anche naturalmente ed istintivamente al dominio della Chiesa. Tutti i secoli, il presente e i passati, attestano e comprovano questa verità”.
(Juan Donoso Cortés, Il potere cristiano, Morcelliana, Brescia 1964, pp. 127-128).

“Tra nazismo e comunismo è difficile cogliere delle diversità sostanziali nel loro comune perseguire, con scientifica determinazione, la vendetta, di classe o razziale, in forma di sacrifici umani. E volendo andare a cercare il pelo nell’uovo di questi due mondi criminali e antiu-mani, si arriverebbe alla conclusione che il nazismo combattè e massacrò gli ‘altri’, fossero oppositori, avversari, zingari, omosessuali, slavi o israeliti, mentre il comunismo, assai meno selettivo, annientò e assassinò tutto e tutti, indipendentemente dall’etnia, dal sesso, dalle convinzioni politiche, dalla fede religiosa. Se nel nazismo appare evidente la violenza da delirio puristico, nel comunismo – se possibile – c’è di peggio: l’odio di classe, in nome di un’altra e consimile purezza, quella sociale, diviene subito odio tout court per tutto ciò che respira e si muove”.
(Giancarlo Lehner con Francesco Bigazzi, La tragedia dei comunisti italiani. Le vittime del Pci in Unione Sovietica, Mondadori, Milano 2000, pp. 128-129).

“La Risurrezione esige la croce, ma dalla croce è scaturita la vittoria della Risurrezione. Su quel legno è stato inchiodato il decreto di condanna e di morte che pesava su di noi. Senza la croce di Cristo non esisterebbe per noi alcuna speranza. Quel Crocifisso è la nostra forza davanti a Dio, perché è la debolezza di Dio davanti alla nostra preghiera. Con Cristo crocifisso fra le mani possiamo presentarci con fiducia davanti al Padre e chiedergli ogni cosa; se Egli ci ha dato suo Figlio, non potrà negarci più nulla. Cristo crocifisso è la preghiera vivente che noi possiamo offrire a Dio”.
(Ferdinando Rancan, Il senso del vivere. Uomo, tempo, eternità, Ares, Milano 2000, p. 90).

“Ma lo Spirito Santo spira dove vuole e proprio per questo spira nella Chiesa: perché è lì che lui vuole spirare. Lo Spirito Santo non è lo Spirito di Cristo? La Chiesa cattolica non è forse il corpo mistico di Cristo? Lo Spirito Santo spira ordinariamente e propriamente per tutta la compagine del suo corpo mistico: c’è forse un altro luogo più conveniente dove lo Spirito del Padre e del Figlio possa compiere la sua santificante spirazione se non nei credenti il Padre e il Figlio? Certo, lo Spirito Santo può spirare anche al di fuori della Chiesa visibile, ma questa è una ispirazione eccezionale, fuori del sacra ordine, fuori del sacro sistema della stessa Trinità pensato e voluto”.
(Romano Amerio, Stat Veritas. Seguito a “Iota unum”, Riccardo Ricciardi Editore, Milano – Napoli 1997, p. 127).

“[…] agli inquisitori non interessavano orge o messe nere e nessuno di loro indagava in questo campo: essi volevano conoscere cosa facessero le streghe solo per riportarle sulla retta via, combattere la superstizione e le pratiche magiche. Le condanne (che andavano dal bando alla semplice ammonizione) avevano lo scopo di far rinsavire le pec-catrici e di servire da esempio alle altre. I giudici non tenevano conto dell’esito delle pratiche magiche, non si interessavano alla realizzazione di fatture a morte (problema che accantonavano subito), ma delle modalità delle pratiche stesse. […] Nel considerare criticamente la tipologia dei processi cinquecenteschi (accedendo alle fonti documentarie) viene da pensare con maggiore certezza che la mitologia della strega ‘satanista’ sia un’invenzione ottocentesca. La storiografia positivista ha insistito nel demonizzare l’Inquisizione e il Sant’Uffizio (a volte dimenticando che la pena capitale era inflitta dai tribunali laici e dal ‘braccio secolare’)”.
(Cecilia Gatto Tracchi, Storia esoterica d’Italia, Piemme, Casale Mon.to (AL) 2001, pp. 88-89).

“II collegamento fra le lotte delle scuole e quelle delle fabbriche è in gran parte una leggenda costruita da una certa retorica sessantottina: in realtà, la ‘tuta blu’ alle prese con la pesante vita del reparto e con i conti familiari da far faticosamente quadrare guardava con sospetto, se non con aperta antipatia, il giovane universitario che gli si affiancava in corteo gridando “Studenti e operai uniti nella lotta”. L’operaio pensava, e molto spesso non a torto, che il “rivoluzionario” che gli stava accanto altri non era che un figlio di papa che poteva permettersi di fare l’università, e che viveva la lotta di classe come un eccitante gioco di gioventù.
Non a caso in più di un’occasione furono proprio gli operai a prendere a randellate quelli che consideravano come dei fastidiosi provocatori”.
(Michele Brambilla, Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto, Rizzoli, Milano 1994, p. 93).

IL TIMONE N. 16 – ANNO III – Novembre/Dicembre 2001 – pag. 30

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