Il Timone n. 21 – anno 2002 –
“Il sistema di potere derivante dall’ideologia giacobina non poteva che essere nemico del cattolicesimo, il quale costituiva il cuore dell’identità popolare.
Conseguentemente, i giacobini avevano come obiettivo fondamentale quello di perseguire una spietata e sistematica azione anti-cristiana, in funzione dell’ asservimento del popolo al proprio progetto. Ovunque i francesi giunsero, anche in Italia, depredarono i beni degli stati, le famiglie ricche e quelle povere, le chiese e tutte le opere ecclesiastiche, arrivando perfino ad impossessarsi dei beni degli ospedali e dei Monti di Pietà; a questo si aggiungeva l’opprimente giogo fiscale giacobino, aggravato dai contributi che dovevano essere versati per il mantenimento dell’esercito invasore. In questo contesto fu costantemente perpetrata la spoliazione di tutte le opere d’arte di valore”.
(Roberto Battaglia, in AA.VV, Il popolo e le libertà. L’insorgenza antigiacobina di Tavolato (31 marzo 1797), Il Cerchio Iniziative Editoriali, Rimini 2000, p. 8).
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“Prima di parlare agli uomini del regno di Dio, del peccato e della salvezza dicono, bisogna dar loro da mangiare.
Naturalmente non c’è limite alla fame di uomini che hanno smesso di cercare il regno di Dio. Se si capovolge la precedenza fissata da Cristo, il momento per cercare il regno di Dio non viene più. C’è solo tempo e posto per soddisfare le esigenze terrene. La fame del mondo ha la precedenza sull’evangelizzazione: è il messaggio dell’antivangelo: prima le cose della terra, poi quelle del cielo”.
(Nino Badano, E abitò tra noi, Volpe Editore, Roma 1980, p. 106).
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“(…) in connessione con l’unicità e l’universalità della mediazione salvifica di Gesù Cristo, deve essere fermamente creduta come verità di fede cattolica l’unicità della Chiesa da Lui fondata. Così come c’è un solo Cristo, esiste un solo suo Corpo, una sola sua Sposa: una sola Chiesa cattolica e apostolica.
Inoltre, le promesse del Signore di non abbandonare mai la sua Chiesa (cf.Mt 16,18; 28,20) e di guidarla con il suo Spirito (cf. Gv 16,13) comportano che, secondo la fede cattolica, l’unicità e l’unità, come tutto quanto appartiene all’integrità della Chiesa, non verranno mai a mancare. I fedeli sono tenuti a professare che esiste una continuità storica – radicata nella successione apostolica – tra la Chiesa fondata da Cristo e la Chiesa cattolica”.
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus, n. 16).
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“Non c’è stato nessun papa della storia che abbia ricevuto tanti attestati di riconoscenza da parte di rappresentanti ebrei come Papa Pacelli. Il famoso scienziato Albert Einstein, fondatori e dirigenti dello Stato d’Israele come Moshe Sharret e Golda Meir, il rabbino di Gerusalemme Isaak Herzog, gli esponenti delle maggiori associazioni ebraiche mondiali, centinaia di ebrei scampati dai campi di sterminio, hanno scritto parole di encomio per l’opera di assistenza di Pio XII. Gli ebrei romani volevano addirittura ornare la Sinagoga della Capitale con una lapide in cui si ringraziava Pio XII per quanto fatto in loro aiuto e difesa”.
(Antonio Gaspari, Gli ebrei salvati da Pio XII, Logos, Roma 2001, p. 13).
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“Poiché Dio ha creato tutte le cose con estrema compiutezza e perfezione, non sarebbe stato concepibile che nella sua infinita sapienza, dopo aver dato la verità al mondo, rientrasse nella sua perfetta quiete, lasciando la verità stessa esposta alle ingiurie del tempo, vano oggetto delle dispute umane. Per questo concepì da tutta l’eternità la sua Chiesa, che risplendette nel mondo nella pienezza dei tempi con quella sovrana bellezza e quell’unica perfezione che sempre ebbe nell’intendimento divino. Da allora, per noi che navighiamo per i mari del mondo agitati dalle tempeste, la Chiesa è faro luminoso su alta rupe.
Essa conosce tutto quello che ci salva e quel che ci danna, la nostra origine prima e il nostro fine ultimo, in che cosa consiste la salvezza e la condanna, ed è sola a saperlo”.
(Juan Oonoso Cortés, Saggio sul cattolicesimo, il liberalismo e il socialismo, Rusconi, Milano 1972, p.78).
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“Per quanto riguarda l’Inquisizione, quell’immagine di crudeltà e di arbitrio ha una lunga tradizione. Da Voltaire all’Ottocento anticlericale, la si è accusata di un perverso gusto per la tortura e per la morte. Ebbene, gli storici sono d’accordo nel pensare che è venuto il tempo di gettar via questo vecchio arnese polemico.
Nel confronto coi tribunali laici ad essi contemporanei, quelli ecclesiastici risaltano per la loro tendenziale moderazione, per il rispetto della procedura, per la lunga ponderazione degli elementi di prova.
(…) Resta il fatto che, nel contesto dell’Europa intollerante del ‘500-‘600, l’Inquisizione cattolica brillò per le procedure attente e per i criteri razionali che impose nella conduzione dei processi di stregoneria, salvando spesso la vita alle accusate” .
(Adriano Prosperi, Le vere colpe dell’Inquisizione, in Corriere della Sera, 10 nov. 1998).
IL TIMONE N. 21 – ANNO IV – Settembre/Ottobre 2002 – pag. 30