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14.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

Il Timone n. 22 – anno 2002 –


“Ma non bisogna avere paura. Una sconfitta di oggi può essere la vittoria di domani, anche se noi non potremo vederla. Basta pensare all’esempio di Gesù. Quando lo immaginiamo lì, inchiodato su una croce, deriso dai soldati romani e abbandonato dai suoi seguaci, che cosa possiamo pensare? Che è un fallito.
Quell’uomo crocifisso potrebbe rappresentare l’immagine perfetta di un insuccesso. Ma è proprio da quell’apparente insuccesso che è cominciata la salvezza dell’umanità. Quel fallito, a poco a poco, ha cambiato il mondo con un semplice messaggio d’amore”.
(Carlo Climati, Il popolo della notte. Discoteche, ecstasy e alcol: nuove solitudini o buio da illuminare?, Paoline, Milano 2002, p. 148).
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“Ma torniamo al Sessantotto. La storia di quegli anni te la risparmio, puoi trovarla sui libri. L’unica cosa che i libri non ti diranno è com’era prima. Tutte le grandi speranze per un mondo nuovo sono diventate quello che hai sotto gli occhi. L’unica cosa che quella rivoluzione è riuscita a rivoluzionare è stata la mentalità, creando un pianeta edonistico.
Edonismo di massa come unica regola collettiva di vita, un mangia-bevi-divertiti perché tanto non c’è altro, l’esistenza è tutta qui.
Naturalmente, è finita come doveva finire: avere sotto il naso ogni giorno questo “ideale” e, soprattutto, quei pochi che possono davvero permetterselo, scatena invidie e sgomitate per assicurarsi fette di torta. Tutti, dico tutti, gli uomini vogliono essere felici: se togli il Cielo nell’aldilà e la Provvidenza nell’aldiqua, allora si arriva ai coltelli”.
(Rino Cammilleri, Cianciana, Marna, Barzago (Le) 2002, p. 19).
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“Una vana curiosità ci spinge a cercare nella vita dei santi modalità particolari, quasi magiche scorciatoie per arrivare alla vetta della santità, ma basta riflettere pochi minuti per comprendere che non vi può essere nulla di più santificante della partecipazione al sacrificio eucaristico, che culmina nella comunione con Dio.
Che cosa ci può essere di più grande della presenza reale del Creatore del mondo dentro di noi?
Ferrini capì questa verità e cominciò a praticarla, partecipando alla santa Messa tutti i giorni e accostandosi alla comunione eucaristica, alcuni anni prima che la comunione diventasse una pratica raccomandata dalla Chiesa, cosa che comincerà appunto durante il pontificato di san Pio X”.
(Marco Invernizzi, Il beato Contardo Ferrini (1859-1902).11 rigore della ricerca, il coraggio della fede, Piemme, Casale Monferrato 2002, p. 100).
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“(..) l’Italia è piena di intellettuali che non hanno mai perdonato alla Chiesa il rogo di Campo de’ Fiori: ma che sono pronti a indignarsi se si chiede loro conto di aver taciuto per lunghi decenni su ben altri assassini, commessi su larga scala e su vittime ben più innocenti del Bruno. E che definiscono “provocazione” qualunque richiesta loro rivolta di prender definitivamente distanza da quei crimini; e che ritengono che qualche frettolosa e generica parola di condanna, pronunziata quando ormai la potenza dai massacratori da loro un tempo incensati era tramontata, possa bastare ad assolverli e debba anzi esser ritenuta un nuovo lasciapassare per conferir al loro pensiero di oggi più forte autorevolezza”.
(Franco Cardini, Ma Giordano Bruno non è nato nel Novecento, in Avvenire, 14 dicembre 1993).
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“Molti errori latitano nella catechesi neoterica. Uno dei maggiori consiste nel negare e tacere la dipendenza dello spirito, che deve essere educato, dal principio educante, e nel supporto che la verità sia un risultato della creatività personale. Essa al contrario è un lume che l’intelletto trova e non crea, e anzi tanto più trova quanto meno di esperienza vitale si mescola all’intuito del vero.
L’esperienza è certo il mezzo di accesso alla verità, ma la verità non è il vissuto, come oggi si dice, ma il puro veduto. Questa esaltazione indiscreta dell’attività soggettiva è smentita dalla pedagogia cattolica. Tanto nel De Magistro agostiniano quanto nel De Magistro tomistico si afferma che la verità trascende discepolo e maestro e l’uomo non la produce ma la scopre”.
(Romano Amerio, Catechismo: ecco la priorità, in 30Giorni, n. 5, maggio 1989, p. 13).
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“Chesterton fu federalista perché vedeva in tale principio un’ applicazione del principio cristiano di sussidiarietà, secondo il quale non è necessario, anzi è dannoso e pericoloso per la libertà delle persone, che organizzazioni sociali sempre più grandi facciano quello che può essere svolto da realtà più piccole. Perché ogni attività sociale dovrebbe, per sua natura, fornire aiuto ai membri del corpo sociale, e mai distruggerli o assorbirli. Il federalismo è dunque di per sé solidale, ed è la miglior tutela nei confronti dell’espansionismo e del monopolismo di qualunque segno ideologico. Non è casuale che queste simpatie per il federalismo aumentassero in Chesterton proporzionalmente al suo avvicinarsi al cattolicesimo”.
(Paolo Gulisano, Chesterton e Belloc. Apologia e profezia, Ancora, Milano 2002, p. 81).

IL TIMONE N. 22 – ANNO IV – Novembre/Dicembre 2002 – pag. 30

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