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11.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

 

Il Timone n. 29 – anno 2004 –

 

“Se ne abbia coscienza o no, la guerra del terrorismo contro l’Occidente è un fatto che nessuno, nemmeno l’uomo più “impermeabile”, potrà negare e non vale nemmeno ipotizzare una propria inoffensività: la gran parte di coloro che sono rimasti per sempre sotto le macerie delle Torri Gemelle non sentiva di avere dei nemici. Se questa è una guerra, allora sarà opportuno vincerla, anche perché pochi occidentali saprebbero adattarsi alle conseguenze di una sconfitta”.
(Alberto Leoni, La croce e la mezzaluna, p. 8).

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“Quanto a me, ancora ho sulla pelle il marchio indelebile di quella cultura “critica”, della “ragione” (vera o presunta che sia) che pensavo sarebbe stata per sempre la mia e dalla quale fui invece sradicato; senza mia colpa o merito. Gesù come il Cristo annunciato dai profeti di Israele, la credibilità storica del suo vangelo, la liceità delle chiese che a lui si rifanno; ancor più in profondo: la possibilità per l’uomo d’oggi si prendere sul serio una “religione”, di ammettere un Dio, di scommettervi sopra la vita e la morte. Tutto questo mi apparve a un tratto, in un’ormai lontana estate solitaria e torrida, come un’abbacinante evidenza per il cuore, ma come una sfida drammatica per la ragione”.
(Vittorio Messori, Inchiesta sul Cristianesimo, pp. 9-10).

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“La Chiesa ha sempre guardato con molto rispetto le diverse espressioni dell’ingegno e della creatività umana. Il confronto con le culture è iniziato ben presto nella storia della comunità cristiana ed è stato condotto sul piano dell’ascolto, della valutazione ragionata, spesso della valorizzazione. Non sono mancati, naturalmente, momenti di contrasto e incomprensioni; più legate però alle interpretazioni filosofiche delle teorie scientifiche che non alle teorie stesse. Non è comunque sostenibile, sul piano storico, la tesi che la Chiesa abbia rappresentato un freno o un ostacolo al libero sviluppo della cultura e delle scienze”.
(Mario Gargantini, Uomo di scienza uomo di fede, p. 6).
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“Gesù è il rivelatore di Satana e dell’inferno eterno. Nel Vangelo sono i testi sul giudizio divino quelli più duri dei due Testamenti. E come dimenticare il regno di Cristo che appare così forte nell’Apocalisse che vede tutta la storia come una lotta tra Cristo e le potenze anticristiche operanti nella storia come forze politiche e culturali? In Gesù la visione della lotta tra il regno di Dio e il “principe di questo mondo” è infine il tema centrale: e i temi di libertà e di umanità che compaiono nel Vangelo indicano l’uomo liberato dalla potenza della lotta di Cristo”.
(Gianni Baget Bozzo, L’Anticristo, p. 60).

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“La storia del comunismo in questo secolo non è solo una storia di delitti e sopraffazioni, è anche una lunga storia di dedizioni, di sacrifici, di fierezze ed eroismi, e nessuno può permettersi di dimenticarlo. C’è un libro nero, ma c’è anche un libro d’oro del comunismo. Anzi, il libro nero risulta più nero se lo si confronta con quello d’oro. E’ sconvolgente pensare che tanta gente di grandi qualità si sia piegata a compiere così infami bassezze, ad accettare le stragi e le violenze spesso senza batter ciglio, fingendo di ignorare o addirittura tranquillamente ignorando il rovescio della medaglia. Ma giustamente è questo il risultato dell’oro di Mosca: esser riuscito ad alimentare per quasi ottant’anni una macchina propagandistica che con il suo strepito ha impedito di vedere e sapere quel che pure era sotto gli occhi di tutti”.
(Valerio Riva, Oro da Mosca. I finanziamenti sovietici al Pci dalla rivoluzione d’ottobre al crollo dell’Urss, pp. 4-5).
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“Non si può dire che il male sia una semplice mancanza, perché ogni creatura, in quanto finita, manca di molte cose, però, la limitazione, per sé, non è un male. Per conseguenza il male può essere definito correttamente la privazione di una perfezione dovuta. Quando si dice che il male inerisce nel bene, si vuol dire che non c’è privazione senza un essere mancante di ciò che dovrebbe avere (la cecità è l’occhio privato della vista). Si potrebbe dire anche che il male è un ‘parassita del bene’. Va notato, però, che il male non è solo carenza nell’essere stesso, ma può essere carenza anche per un altro essere. I virus, ecc., non sono mali in sé, ma originano mali-privazioni in altri esseri”.
(Nello Venturini, Perché il male?, p. 297).

 

 

 

IL TIMONE – N. 29 – ANNO VI – Gennaio 2004 – pag. 34
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