Il Timone n. 30 – anno 2004 –
“Leggendo certe riviste “missionarie” penso anch’io: dov’è finito Gesù Cristo? Dov’è finita la Chiesa, il cui compito primario è di annunziare Cristo ai popoli? Che immagine diamo della “vocazione missionaria”? La stampa missionaria deve trasmettere ai lettori la coscienza che la fede è il più grande dono che Dio ci ha fatto e dobbiamo testimoniarlo e comunicarlo agli altri; deve far riscoprire Cristo come unico Salvatore dell’uomo, suscitare l’amore a Cristo e la passione di portarlo a tutti i popoli. Se non comunica questi sentimenti e si dedica ad altri compiti, può realizzare buone azioni sociali, culturali, politiche, sindacali, ma non è più “stampa missionaria”. O no?”.
(Piero Gheddo, Ma Cristo non è un optional, in Mondo e Missione, ottobre 2003, p. 85).
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“La macchina repressiva comunista non ha eguali nella storia moderna e tanto meno in quella del secolo XX. Tralasciando l’ovvia similitudine con il totalitarismo nazista è venuto il momento di ristabilire la verità storica sul paragone spesso proposto con la «giustizia» del regime fascista, detestabile quanto si voglia, ma assolutamente incommensurabile con la crudeltà della «giustizia proletaria». Il regime fascista, diffidando della giustizia ordinaria, creò un suo Tribunale speciale per regolare i conti con l’opposizione politica e, tuttavia, proprio quel tribunale fascistissimo si comportò in maniera certamente non barbarica. A fronte dei cinque italiani fucilati, in tempo di pace, dal Tribunale fascista, nello stesso periodo gli italiani condannati a morte in Urss furono 54 o 55, limitandoci a quelli fin qui accertati. Il paragone risulta ancor più eloquente, considerando le proporzioni: 54-55 fucilati su qualche centinaio di rifugiati italiani sono un dato abnorme rispetto a cinque poveracci giustiziati su una popolazione di antifascisti di almeno qualche migliaio. In più, v’è da aggiungere che i cinque (Domenico Bovone, Ugo Traviglia, Michele Della Maggiora, Angelo Sbardellotto e Michele Schirru) erano veramente antifascisti militanti mentre le vittime italiane dell’Nkvd erano amici del regime che li mandò a morte”.
(Giancarlo Lehner con Francesco Bigazzi, La Tragedia dei comunisti italiani. Le vittime del Pci in Unione Sovietica, pp. 149-150).
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“Il libro di Monsignor Marini [Dalmanùta. La gloria di Dio] di cui sono amicissimo e gli sono grato di questa amicizia, è uno splendido esempio di come ciò che è tradizionale in un momento come questo è profondamente innovativo e per certi aspetti rivoluzionario. E’ una linea di riflessione profondissima, molto elementare nella comunicazione, ma con una solidità di carattere teologico, culturale e di conoscenza del mondo in cui viviamo realmente singolare. Per esempio: l’esegesi è fatta con estrema discrezione e con molta profondità senza cedere né al letteralismo, né a tanto intuizionismo che domina oggi i libri di teologia o para tali. Splendido il capitolo sulla risurrezione di Gesù che viene addirittura riprecisato nei suoi termini storici e teologici fondamentali”.
(Luigi Negri, intervistato al GR1, domenica 7 settembre 2003).
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“Una volta, in Estremo Oriente, mentre papà stava andando con una colonna di detenuti dalla prigione allo scalo merci per scaricare dei vagoni, corsero dietro alla colonna delle donne in lacrime, erano le mogli e le madri dei detenuti… Accanto a mio padre camminava un giovane prete ortodosso, e lì accanto arrancava sua moglie. Al momento di andarsene lei gli gridò: «Vasja non abbatterti! Più buia è la notte, più chiare sono le stelle!». E sulla colonna dei prigionieri si sentì la risposta del prete rincuorato: «Più profondo è il dolore, più vicino è Dio»”.
(Georgij Vins, credente battista, cit. in Marta Dell’Asta, Una vita per incominciare, p. 189).
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“Alla sua origine, l’Occidente si presenta come una comunità di popoli di origine e di provenienza diversa, i quali dopo una vicenda non breve di urti anche violenti, trovano motivo di convergenza nella tradizione di Roma già imperiale e poi sede del successore dell’apostolo Pietro. Questa Roma “civitas sacerdotalis et regia”, come ci dice Giovanni VIII, la quale era ritornata, all’inizio del secolo IX, ad essere di nuovo sede ideale dell’Impero, proprio ad iniziativa dei romani pontefici, con l’elevazione ad imperatore “sempre augustus” di Carlo, re dei Franchi. In questo momento germinale della nuova società occidentale è viva la consapevolezza, sulla base dei testi biblici, che esiste una sola autorità suprema, un’autorità che è al di sopra di ogni potere terreno, e quindi anche del Papa e del rinnovato Imperatore romano, i quali ambedue ne sono i vicari su questa terra, ed è l’autorità suprema del Cristo re sacerdote eterno”.
(Luigi Prosdocimi, Radici cristiane dell’Europa, in Nova Historica, p. 11).
BIBLIOGRAFIA COMPLETA
Mondo e Missione, Rivista del Pontificio Istituto Missioni Estere, via Mosè Bianchi 94, Milano.
Giancarlo Lehner con Francesco Bigazzi, La Tragedia dei comunisti italiani. Le vittime del Pci in Unione Sovietica, Mondadori, Milano 2000.
Mario Marini, Dalmanùta. La gloria di Dio, Ares, Milano 2003.
Marta Dell’Asta, Una vita per incominciare. Il dissenso in URSS dal 1917 al 1990, La Casa di Matriona, Milano 2003.
Nova Historica, Rivista internazionale di storia, Roma, n. 6, anno 2/2003.
IL TIMONE – N. 30 – ANNO VI – Febbraio 2004 – pag. 34