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12.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

 

Il Timone n. 34 – anno 2004 –

 

 

“Bisogna a nostro avviso andare con i piedi di piombo prima di liquidare come «mitologiche» le pagine dei Vangeli, che sono certamente testi di fede impastata di storia e di storie umane ad ogni versetto. Bisogna almeno concedere la possibilità che quei testi contengano il racconto dei testimoni tramandato alle future generazioni di cristiani, prima di demolirli sulla base di affermazioni spesso dogmatiche e indimostrate. Tutto questo soltanto per dire che il racconto più dettagliato, solido e diffuso, il nucleo più antico e originario dei Vangeli, la Passione di Gesù, cioè l’oggetto del ?lm di Mel Gibson, non è una «favola» che si possa così facilmente «correggere» o «riscrivere».
(Andrea Tornielli, La Passione dai Vangeli al ?lm di Mel Gibson, p. 23).

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“Per conoscere Dio e parlare di Lui, la Chiesa percorre a ritroso le vie che Dio stesso ha percorso per arrivare agli uomini, rivelandosi ad essi. La prima via è quella della creazione: Dio svela la sua esistenza e i tratti della sua immagine attraverso la grandezza e la complessità delle cose create. Ma la via suprema è quella della rivelazione: Dio si è mostrato, ha parlato, è venuto. Occorre dunque andare a vedere quello che Dio ha fatto e ha detto, ha mostrato e rivelato, attraverso fatti e parole, persone e circostanze. Molti cristiani non percorrono questa via, ma si limitano a immaginare Dio secondo la loro ragione o il loro sentimento, appena spruzzato da qualche generico e incerto contenuto di fede cristiana. Il Dio in cui dicono di credere non è il Dio rivelato in Cristo, ma una generica divinità suprema”.
(Angelo Busetto, Tracce di teologia per comprendere e vivere la fede, p. 18).
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“Il fatto di aver dimostrato manifesto favore verso il nazismo, un entusiasmo di breve durata maturato prima che Hitler commettesse le atrocità più efferate, ha danneggiato gravemente la reputazione di Martin Heidegger. Invece la reputazione di Jean Paul Sartre non ha affatto sofferto per il favore da lui dichiarato con aggressività nei confronti dello stalinismo nel dopoguerra, quando chiunque fosse interessato aveva a disposizione moltissime prove delle atrocità perpetrate da Stalin. «Dato che non eravamo membri del Partito» ha scritto una volta Sartre «non avevamo il dovere di scrivere dei campi di lavoro sovietici; eravamo liberi di tenerci al di fuori delle dispute sulla natura del sistema, poiché non si veri?cavano eventi di signi?cato sociologico».
(Anne Applebaum, Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici, p. 7).

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“Quel «pace senza se e senza ma» che tanto fa fortuna nei cortei è un ombrello nobile sotto cui rifugiarsi in momenti tempestosi come questo e, però, dimentica di fare i conti con la realtà. Che è piena di «se» e di «ma». Pensare che il ritiro delle truppe della coalizione schiuda all’Iraq un futuro senza più violenza è – nel migliore dei casi – da sprovveduti. Affermare che gli «occupanti» si stanno attirando le «legittime» ire dei terroristi signi?ca dimenticare che in Iraq sono state colpite pesantemente anche istituzioni contrarie alla guerra come Onu e Croce rossa. Signi?ca – soprattutto – ?ngere che il terrorismo non sia quella forma di nichilismo estremo che – per dirla con André Glucksmann – «non riconosce alcun tabù, non ha alcun rispetto per la vita. Uccido, ergo esisto»”.
(Gerolamo Fazzini, in Mondo e Missione, aprile 2004, p. 39).
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“Trovo il Santo Padre [Pio XII] in apprensione per le affermazioni di Togliatti al Congresso del Partito socialista italiano e riportate dai giornali del giorno, nelle quali il segretario del Pci si dichiarava sicuro della vittoria del Fronte Popolare. Il Ponte?ce dice che in effetti si tratta di una lotta decisiva e che perciò è il momento di impegnare tutte le nostre forze. Egli si dimostra scontento per gli errori commessi dai democristiani, per le beghe interne al partito, per la leggerezza con la quale essi affrontavano i problemi (proprio in quei giorni per un solo voto avevano perso una votazione al Se-nato). Il Santo Padre afferma che tutti gli aventi diritto al voto, senza eccezione, devono sentire il dovere di accettare l’imperativo di questa battaglia, e mi chiede se siamo ancora in tempo”.
(Luigi Gedda, 18 aprile 1948. Memorie inedite dell’arte?ce della scon?tta del Fronte Popolare, p. 115).

 

 

 

 

IL TIMONE – N. 34 – ANNO VI – Giugno 2004 – pag. 34
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