Il Timone n. 38 – anno 2004 –
«Si sa che oggi per essere buoni cattolici conviene parlare con convinto entusiasmo di ogni religione, tranne che della propria».
(Vittorio Messori, Pensare la storia, p. 131).
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«Si è instaurato, a volte, un dibattito interessante, che andrebbe ripreso anche in ambienti ecclesiali: rifiutare o non capire la missione ai non cristiani significa non credere, o per lo meno dubitare, che Gesù Cristo sia venuto a salvare tutti gli uomini. Non esiste una spiegazione razionale della “missione ad gentes”. La risposta vera e unica è fondata sulla fede in Cristo, unico Salvatore dell’uomo e dell’umanità; e quanto più la fede in Cristo è forte e viva e tanto più si comprende il dovere della Chiesa di annunziare ai popoli che Gesù è venuto a rivelarci “il volto di Dio”. Tutti i popoli cercano Dio, che però si è manifestato pienamente (nella misura in cui noi piccoli uomini possiamo comprenderlo) solo nel Figlio, il Messia, Cristo Salvatore.
(Piero Gheddo, in Mondo e Missione, ottobre 2004, p. 85).
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«”Vi do la mia pace, non come la dà il mondo”. Il mondo offre una seconda strada alla pace che è del tutto opposta alla esaltazione della forza, ed è il “pacifismo”. La riprovazio-ne della “legge del più forte” ci trova assolutamente d’accordo coi pacifisti. E non è un caso che i movimenti pacifisti nascano di solito entro l’area della cultura cristiana. Ma anche il pacifismo esige di essere vagliato alla luce della verità evangelica e og-gettivamente giudicato. Non è per esempio affidabile come paladino di pace, chi nell’atto stesso che manifesta per la pace pronuncia parole violente, parole di odio, parole di incitamento ad aggredire, talvolta addirittura parole di morte. Non è affidabile come difensore dei diritti delle persone contro tutte le prepotenze, chi non esita a mettere a soqquadro e distruggere macchine, vetrine, arredi urbani, proprio nel momenti che si presenta come il profeta di una società più equa e più fraterna. Soprattutto non è affidabile come operatore di una pace che nasca dalla giustizia, se tra le varie aberrazioni sociali e le varie tirannie politiche attualmente esistenti introduce arbitrarie distinzioni, condannandone alcune e assolvendone almeno implicitamente altre, a seconda dei propri gusti, dei propri orientamenti ideologici, delle proprie affinità elettive».
(Giacomo Biffi, Omelia per la 36° giornata della pace, 1 gennaio 2003).
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«Gli inizi della civiltà occidentale vanno cercati nella nuova comunità spirituale sorta dalle rovine dell’impero romano e dalla conversione dei barbari nordici alla fede cristiana. La Chiesa cristiana ereditò le tradizioni dell’impero; essa si presentò ai barbari come de-positaria d’una civiltà molto più elevata, dotata del prestigio della legge romana e dell’autorità del nome romano. Il crollo dell’organizzazione politica romana lasciò un grande vuoto che nessun re o generale barbaro poteva colmare, e questo vuoto fu colmato dalla Chiesa, educatrice e legislatrice dei nuovi popoli. I Padri latini – Ambrogio, Agostino, Leone e Gregorio – furono, in un senso reale, i padri della civiltà occidentale, poiché i differenti popoli dell’Occidente acquistarono una civiltà comune solo in quanto vennero incorporati nella comunità spirituale della Cristianità».
(Christopher Dawson, Il cristianesimo e la formazione della civiltà occidentale, p. 35).
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«Nella Chiesa, quando la missione cessò di portare al martirio, nacque il monachesimo, e nacque proprio come una forma radicale di testimonianza, di martirio per il Signore. Per questo i monaci, i contemplativi, sono stampelle che Dio usa per andare verso gi uomini, sono voci potenti di silenzio che chiamano i cuori alla risposta, sono, nella loro apparente morte, testimoni di una vita che non muore».
(Maria Gloria Riva, Nell’arte lo stupore di una Presenza, p. 16).
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«La fede non è, infatti, un semplice “ritenere”, un’opinione, come esprimiamo nella frase: “credo che domani farà bel tempo”. Non è dubbio, è certezza che Dio si è mostrato e ci ha dischiuso lo sguardo sulla verità stessa».
(Joseph Ratzinger, La Comunione nella Chiesa, p. 13).
IL TIMONE N. 38 – ANNO VI – Dicembre 2004 – pag. 34