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12.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

Il Timone n. 39 – anno 2005 –

«Nella nostra società attuale, grazie a Dio, viene multato chi disonora la fede di Israele,. la sua immagine di Dio, le sue grandi figure. Viene multato anche chiunque vilipenda il Corano e le convinzioni dell’lslam. Se invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà di opinione diventa il bene supremo, limitare il quale sarebbe minacciare o addirittura abolire la tolleranza e la libertà in generale. La libertà di opinione trova però il suo limite in questo: che non può distruggere l’onore e la dignità dell’altro, non è .Iibertà di mentire o di cancellare i diritti umani».
(Joseph Ratzinger, Senza radici, Europa, relativismo, cristianesimo, islam, p. 70).
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«Sì, il Papa, come ogni cristiano, deve avere una coscienza particolarmente chiara dei pericoli ai quali è soggetta la vita dell’uomo nel mondo e il suo futuro nel tempo, come pure il suo futuro finale, eterno, escatologico. La coscienza di tali pericoli, tuttavia, non genera pessimismo, ma induce soltanto alla lotta per la vittoria del bene in ogni dimensione. Ed è proprio da questa lotta per la vittoria del bene nell’uomo e nel mondo che scaturisce il bisogno di pregare» .
(Giovanni Paolo Il, Varcare la soglia della speranza, pp. 23-24).
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«C’è davvero da chiedersi perché la comunità primitiva che avrebbe “inventato” i Vangeli e “costruito” il mito di Gesù, abbia attribuito al “figlio di Dio” un nome così comune e non l’abbia fatto discendere dalla tribù sacerdotale di Levi. In tutte le mitologie religiose l’eroe ha nomi ben più solenni e unici. Perché, se tutto fosse inventato e “creato” a posteriori da qualche oscuro gruppo religioso, e non avrebbe alcun aggancio con la realtà storica, chiamare il “Redentore del mondo” con un nome che oggi suonerebbe come “Mario Rossi”? Sembra proprio che questa primitiva comunità cristiana, alla quale esegeti e studiosi assegnano un’enorme dose di inventiva, non ne aveva poi tanta. Non è più semplice dedurre che i narratori e gli estensori dei primi racconti evangelici non avevano inventiva perché non avevano la libertà di inventare o di spiegare a loro piacimento le parole dei testimoni oculari?».
(Andrea Tornielli, Inchiesta su Gesù Bambino. Misteri, leggende e verità sulla nascita che ha diviso in due la storia, pp. 66-67).
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«Educata spiritualmente dal suo confessore, il monaco di origine conversa Eduardo de Talavera, [Isabella di Castiglia] è stata capace di trasformare la corte da poco più di un bordello in una scuola di virtù. Ha promosso la creazione di opere di carità per la prote-zione dei più deboli. Ha fatto costruire magnifici ospedali, come quello di Santiago de Compostela, e case di accoglienza per handicappati mentali e fisici. Ha istituito gli “avvocati dei poveri” e una Croce Rossa ante litteram per assistere i feriti sul fronte Andaluso. Lei stessa visitava ogni giorno gli ammalati. Dopo la conquista di Granada, ha riscattato gli schiavi mori catturati, e nel 1942, dopo aver preso obtorto collo la decisione di espellere gli ebrei, si è preoccupata affinché fossero rispettati nel loro esodo ed accolti qualora volessero convertirsi e rientrare. Ha preteso poi che agli indiani d’America non venisse fatto “il minimo torto” e che fossero “trattati con amore”.
(Alessandro Armato, La «leggenda nera» di Isabella la Cattolica, in Mondo e Missione, nov. 2004, p.70).
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[…] il jihad [la guerra santa, n.d.r.] è un obbligo di tutti i musulmani adulti, in particolare dei maschi. L’islam conosce, infatti, due tipi di obblighi: l’obbligo individuale e l’obbligo collettivo e il jihad è un obbligo collettivo nel senso che tutta la comunità è tenuta a partecipare se si sente in pericolo. Solo l’imam ha il diritto-dovere di proclamarlo, ma una volta che lo ha fatto tutti i musulmani maschi adulti devono aderire. Questo è un obbligo stabilito per il musulmano nel Corano, il quale rimprovera spesso ai “tiepidi” di non fare la guerra e di rimanere a casa tranquilli, e li chiama “ipocriti”. Quest’obbligo è stato praticato fin dall’inizio da Maometto e riguarda sia la guerra difensiva, quando cioè l’islam viene attaccato, sia quella preventiva, quando il rischio di essere attaccati è imminente. Ela guerra deve essere combattuta finchèl’ultimo nemico non se ne sia andato oppure sia stato ucciso».
(Samir Khalil Samir, Cento domande sull’lslam.lntervista a Samir Khalil Samir, pp. 34-35).

IL TIMONE – N.39 – ANNO VII – Gennaio 2005 pag. 34

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