Il Timone n. 46 – anno 2005 –
«Ci sono valori assoluti (o, come dicono i filosofi, trascendentali): tali sono, ad esempio, il vero, il bene, il bello. Chi li percepisce e li onora e li ama, percepisce, onora, ama Gesù Cristo, anche se non lo sa e magari si crede anche ateo, perché nell’essere profondo delle cose Cristo è la verità, la giustizia, la bellezza. Ci sono valori relativi (o categoriali), come il culto della solidarietà, l’amore per la pace, il rispetto per la natura, l’atteggiamento di dialogo, ecc. Questi meritano un giudizio più articolato, che preservi la riflessione da ogni ambiguità. Solidarietà, pace, natura, dialogo possono diventare nel non cristiano le occasioni concrete di un approccio iniziale e informale a Cristo e al suo mistero. Ma se nella sua attenzione essi si assolutizzano fino a svellersi del tutto dalla loro oggettiva radice o, peggio, fino a contrapporsi all’annuncio del fatto salvifico, allora diventano istigazioni all’idolatria e ostacoli sulla via della salvezza».
(Giacomo Biffi, Pinocchio, Peppone, l’Anticristo e altre divagazioni, pp. 136-137).
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«L’Anticristo è satana. L’angelo ribelle muove una guerra spietata e senza quartiere contro Gesù Cristo e la sua Chiesa perché sa che Gesù è il Figlio di Dio, il Salvatore, il Signore e il Giudice del mondo. Non muove guerra ad altri se non a Gesù Cristo e alla sua Chiesa. A satana interessa eliminare la croce dal mondo e, se possibile, ogni traccia di cristianesimo. Tutte le altre religioni e filosofie possono rimanere e prosperare. Non le teme e non le perseguita, perché solo “una” di esse è in grado di schiacciargli la testa. È alquanto strano ad esempio che oggi nel mondo non si possa irridere nessuna religione, fuorché il cristianesimo. Solo Gesù e sua Madre vengono vilipesi e bestemmiati».
(Livio Fanzaga, Quelli che non si vergognano di Gesù Cristo, pp. 181-182).
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«La Chiesa ha sempre impedito il battesimo di bambini ebrei senza il consenso dei genitori: se però esso è validamente amministrato, i suoi effetti sono oggettivi (ex opere operato) e indelebili; dunque, il nuovo cristiano deve essere educato da cristiano. Almeno sino alla maggiore età, quando potrà scegliere se perseverare nella fede del Vangelo o ritornare alla sinagoga. Su questo, la Chiesa non ha scelta (neppure oggi, come vedremo) se non rinnegando tutta la teologia sacramentaria; da qui, le cautele perché simili casi non si verifichino; da qui, le leggi pontificie per evitare gesti inconsulti da parte di cristiani male ispirati».
(Vittorio Messori, «Io il bambino ebreo rapito da Pio IX». Il Memoriale inedito del protagonista del «caso Mortara», p. 9).
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«Il testo aramaico (dei Vangeli, ndr) dunque, restituisce, con potenza ancora maggiore, il desiderio di Gesù di morire per la salvezza di tutti gli esseri umani, la sua volontà fortissima di subire su di sé lo scatenarsi di Satana per liberare gli uomini. Ecco perché, nel resoconto delle torture e della passione, Gesù appare così determinato a subire ogni atrocità, ogni umiliazione, fino in fondo, e sembra voler resistere fino in fondo perché nulla gli sia risparmiato. Vuole bere fino in fondo questo straziante calice di sofferenze e crudeltà. Senza un lamento, senza un solo gesto di difesa dai colpi, dagli sputi, dai flagelli. Fino all’ultimo istante si rivela questo essere immenso, sublime, unico. Impossibile non amarlo. Per gli uomini di tutti i tempi».
(Antonio Socci, Com’è bello il mondo. Com’è grande Dio. Ipotesi sul nuovo millennio, p. 152).
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«I Magi partirono perché nutrivano un desiderio grande, che li spingeva a lasciare tutto e a mettersi in cammino. Era come se aspettassero da sempre quella stella. Come se quel viaggio fosse da sempre inscritto nel loro destino, che ora finalmente si realizzava.
Cari amici, è questo il mistero della chiamata, della vocazione; mistero che coinvolge la vita di ogni cristiano, ma che si manifesta con maggiore evidenza in coloro che Cristo invita a lasciare tutto per seguirlo più da vicino. Il seminarista vive la bellezza della chiamata nel momento che potremmo definire di “innamoramento”. Il suo animo è colmo di stupore, che gli fa dire nella preghiera: Signore, perché proprio a me? Ma l’amore non ha “perché”, è dono gratuito, a cui si risponde con il dono di sé».
(Benedetto XVI, Incontro con i seminaristi, Colonia 19 agosto 2005).
IL TIMONE – N. 46 – ANNO VII – Settembre/Ottobre 2005 – pag. 34