Il Timone n. 54 – anno 2006 –
«Un’anima che si consacra totalmente alla Santissima Vergine dovrà forse affrontare molte prove, ma ritroverà sempre accanto a sé l’aiuto e l’assistenza di Dio. E quando l’anima si consacra con tutto il cuore, accade allora un miracolo. È come se nella vita di questa persona si aprissero altri occhi, un altro udito, un altro tatto: tutte le parole, le immagini e tutte le sensazioni fisiche (il caldo, il freddo…) hanno un altro aspetto e un’altra influenza. Attraverso le stesse immagini, i medesimi volti e i medesimi suoni, l’uomo ode un altro canto, percepisce un’altra immagine, un altro sogno, un’altra speranza e una gioia misteriosa riempie la sua anima. E talvolta, quando è sola, l’anima sente bisogno di inginocchiarsi e di baciare le pietre e il suolo stesso per riconoscenza al Signore».
(P. Theodossios Maria della Croce, Affidati a Maria, p. 19).
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«Fides Catholica nasce come rivista di apologetica teologica. Con un taglio teologico-fondamentale si desidera rilanciare il discorso apologetico o di credibilità della fede; di quella fede che chiede di essere capita per scoprire la verità su Dio e sull’uomo, quella fede che nell’alleanza con la ragione teologica rivendica la freschezza di un “pensiero forte”, che non sia il mero frutto di una speculazione dell’uomo, ma alleanza dell’uomo, del teologo, con la verità rivelata, nei sentieri sempiterni della Tradizione viva. Ci si propone allora di ridar vigore al discorso apologetico, e davanti alla ragione che ancora non crede (apologetica propriamente detta) e davanti alla ragione credente (apologetica in senso lato) ma che facilmente si lascia sedurre dal “prurito di udire qualcosa di nuovo” circondandosi “di maestri secondo le proprie voglie” (2 Tm 4,3)».
(P. Serafino M. Lanzetta, Editoriale, in Fides Catholica, anno I, n.1, p. 6).
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«Satana gode di ampia letteratura, ma la sua rappresentazione nell’immaginario collettivo del popolo cristiano è piuttosto distante dalla realtà della fede. Questo è dovuto al fatto che gli addetti ai lavori – teologi, predicatori e catechisti – non attingono come dovrebbero al messaggio della divina Rivelazione, in particolare al Nuovo Testamento, dove il mysterium iniquitatis è costretto a mostrare il suo volto menzognero e omicida. Da una parte c’è uno strano silenzio, che coinvolge l’insieme della Chiesa, su satana e sulla sua funesta attività, quasi si temesse di impaurire la gente o, peggio ancora, come si avesse paura del sorriso scettico dei paladini della modernità. […] Dall’altra si tende a relegare la presenza di satana negli ambiti delle ossessioni e delle possessioni o in quelli, più difficili da definire, dei disturbi fisici e psichici, come se l’attività del maligno fosse marginale e tutto sommato irrilevante per la vita dei singoli e della società».
(P. Livio Fanzaga, Satana nei messaggi di Medjugorje, pp. 7-8).
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«Noi abbiamo Uno che ha dato la vita per tutti gli uomini e che, per puro dono, abbiamo incontrato, Gesù. Uno che ha messo il tuo nome – Giovanna, Carlo, Andrea, Giuseppe, Cristina… – sul palmo della tua mano e lì lo tiene. Ti tie[le in tutti i modi e per sempre.
Questa è la nostra forza. In Lui siamo vincitori. In Lui, non in noi. “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? La tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?… ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù [cioè in forza] di Colui che ci ha amati” (Rm 8,37). Una cosa sola ci domanda: andarGli dietro.
Fin dall’inizio ai suoi amici – a Pietro e ad Andrea, a Matteo come al giovane ricco… – ha chiesto soltanto questo».
(Angelo Scola, Vagabondi o pellegrini? p. 35).
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«Da un punto di vista pratico, la questione della possibilità di una verità oggettiva è una delle questioni più importanti dell’apologetica, perché oggi gran parte delle controversie tra cristiani e non cristiani alla fine giunge a questo nodo. Molto spesso, dopo che i cristiani hanno avuto la meglio nella discussione, i non cristiani, incapaci di confutare il loro ragionamento, si ritirano su questa linea difensiva che li preserva da ogni ulteriore coinvolgimento: “Quello che dite può essere vero per voi, ma non per me. La verità è relativa. Che diritto avete di impormi il vostro credo? Siete arroganti”. La strategia dell’apologetica deve essere pronta a fronteggiare questa mossa. Dobbiamo essere pronti nel mostrare ai nostri avversari (cioè, ai nostri amici) che si rifugiano in questo relativismo e soggettivismo solo dopo aver perso il confronto, mai dopo averla spuntata, o dopo aver pensato di esserci riusciti».
(Peter Kreeft – Ronald K. Tacelli, Il tascabile dell’Apologetica cristiana, p. 168).
IL TIMONE – N. 54 – ANNO VIII – Giugno 2006 – pag. 34