Il Timone n. 58 – anno 2006 –
«L’utopia, che affascina molti (compresi molti cristiani), non solo è strutturalmente l’antitesi del Cristianesimo, ma genera sempre sangue. (…) Se la realtà si adatta all’utopia, bene; altrimenti, peggio per la realtà. Lunacarskij, filosofo marxista e politico russo, soleva dire: “Se i fatti non ci daranno ragione, peggio per i fatti!”. Si potrebbe obiettare che anche il Cristianesimo sia un’utopia. Nulla di più sbagliato. Se io chiedo a Mario Rossi di scolpirmi una statua come La Pietà, sarei un sognatore; ma se potessi chiederlo direttamente a Michelangelo, non lo sarei affatto. A Mario Rossi non posso chiederlo, perché nessuno può dare ciò che non ha; ma a Michelangelo sì. Fuor di metafora: all’uomo non posso chiedere di realizzare la società perfetta, perché egli non ha in sé la perfezione; ma a Dio posso chiederlo. Ecco perché il Cristianesimo dice che la società perfetta si avrà solo alla fine dei tempi, cioè con la seconda venuta di Gesù. Questo non solo non è utopia, ma è il suo contrario; perché nasce dalla consapevolezza della precarietà e della fallibilità dell’uomo e delle sue costruzioni».
(Corrado Guerre, Le radici dell’utopia, pp. 10-11).
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«Alla nostra appassionata implorazione perché ci sia chiarito – anzi sia oltrepassato e vinto – l’enigma che ci brucia e ci umilia (cioè l’assurdità dell’uomo che è enigma a se stesso) Dio risponde secondo il suo solito: non come un professore che spiega, ma come l’Essere che trasforma e fa esistere. Ancora una volta la sua attenzione primaria non va ai “sapienti” e agli “intelligenti” che amano discutere, valutare i concetti, criticare le proposte, ma ai “piccoli” (cf Mt 11,25) che si trovano a loro agio più con le realtà e con i fatti che non con le analisi e le teorie. La sua risposta è l’invenzione creatrice di un “uomo nuovo”; un uomo che non è più un enigma ma è un mistero di luce e di amore. La risposta dell’Autore di ogni dono perfetto (cf Gc 1,17) è il battesimo nel quale, nascendo dall’acqua e dallo Spirito (cf Gv 3,5), davvero rinasciamo “dall’alto” (cf Gv 3,3). La risposta del Padre celeste è l’intera vita che ne scaturisce, propria di chi ormai è “l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4,24)».
(Giacomo Biffi, L’enigma dell’uomo e la realtà battesimale. p. 14).
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«La concupiscenza della cane, insieme alla violenza, è uno dei versanti dell’esistenza umana sui quali si manifesta in un modo particolarmente pesante il retaggio del peccato originale. L’eros disordinato allontana da Dio molte persone e le tiene lontane fino alla soglia della morte e al momento del giudizio. Una sessualità che è divenuta schiavitù ottunde il desiderio di Dio e della vita eterna. Non sono poche le persone che, trovandosi in una situazione di disordine morale in questo campo, muoiono senza sacramenti, senza preghiera e senza speranza. La pericolosità delle passioni della carne sta nell’indurimento del cuore, il quale non vuole vedere e non vuole sentire. Non è possibile salvarsi se nel proprio sacrario interiore non filtra almeno un tenue raggio dell’amore di Dio. Se il desiderio di Dio è morto, perché gli idoli della carne hanno occupato ogni spazio del cuore, come è possibile salvarsi?».
(Padre Livio Fanzaga, Desiderio di Dio. Le tre tappe del cammino spirituale, p. 31).
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«La critica al cristianesimo ha un centro: la risurrezione di Gesù. Se questa non è avvenuta, allora la fede è vana, come diceva San Paolo. Nel corso del tempo il pensiero ateo o agnostico ha esercitato le sue critiche sul racconto evangelico puntando prima sulla logica (la resurrezione è un evento che contraddice l’esperienza), quindi sulla critica filologica, esercitata sui Vangeli, che ha sviluppato vari approcci e interpretazioni che hanno compreso il fraintendimento, l’autoinganno, l’autosuggestione (per esempio, l’accusa alla Maddalena d’essere un’isterica). Più recente, e sottile, è l’accusa che i primi cristiani “manipolarono” i testi precedenti, adattandoli alle loro necessità di potere, e in favore della loro fazione. Si tratta di un’idea molto familiare alla nostra cultura, nella quale ogni forma letteraria, e ogni scelta con valenza politica, viene considerata il prodotto dell’interesse di gruppi di potere». (Mario Arturo Iannaccone, Maria Maddalena e la dea dell’ombra.pp. 187-188).
BIBLIOGRAFIA COMPLETA
Corrado Guerre, Le radici dell’utopia, Solfanelli, Chieti 2006.
Giacomo Biffi, L’enigma dell’uomo e la realtà battesimale. Corso inusuale di catechesi/3, ElleDiCi, Leumann (Torino) 2006.
Padre Livio Fanzaga, Desiderio di Dio. Le tre tappe del cammino spirituale, Sugarco, Milano 2006.
Mario Arturo Iannaccone, Maria Maddalena e la dea dell’ombra. Il sacro femminile, la spiritualità della dea e l’immaginario contemporaneo, Sugarco, Milano 2006
IL TIMONE – N. 58 – ANNO VIII – Dicembre 2006 – pag. 34