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14.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto

 

Il Timone n. 60 – anno 2007 –

 

«La parola castità dice subito e bene l’austerità e il dominio di sé. Ma non consiste solo nel governare le proprie passioni con la forza. Il dominio di sé evangelico sta nel consegnarsi con fiducia a chi mi ha creato, mi ama e mi conosce meglio di me stesso. È fare spazio dentro se stessi alla signoria di Cristo, cioè sentirsi amati da Lui e desiderare di crederGli e di ricambiarLo osservando quanto ci chiede. La conversione, cioè il governo ordinato della mia persona, è l’atteggiamento che assumo quando mi sento amato da Dio. Questa concezione evangelica del dominio di sé – ma potremmo anche dire dell’ascesi, della penitenza, della mortificazione – è una profonda novità, e segna la differenza fra il pensiero del Vangelo e quello del mondo».
(Fr. Davide Maria da Milano, Capire per amarsi, p. 61).

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«Nel campo della fede vanno evitati due estremismi, ugualmente pericolosi: il razionalismo da una parte, e il fideismo dall’altra. Il razionalismo esalta la ragione tanto da renderla arbitra di ogni verità e in grado di accettare o di rifiutare, secondo il suo metro, quanto viene presentato dalla Rivelazione. L’andare per questa strada comporta la divisione, prima tra ciò che piace e ciò che non piace nel dato rivelato, e poi il rifiuto di tutto ciò che sembra non concordare con la logica umana. Il fideismo, al contrario, nella sua tendenza all’accettazione cieca, finisce col denigrare l’intelligenza dell’uomo, fino al punto da negare ogni possibilità di comprensione: è aperta così la strada ad accogliere tutto quanto viene affermato, anche se ciò ripugna al più elementare buon senso. Si prepara il terreno alla fortunata mietitura delle eresie e delle sette».
(Ernesto Zanin, Un assenso ragionevole, p. 41).

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«Uno dei primi grandi predicatori popolari della storia cristiana fu sant’Antonio da Padova, che ci ha lasciato ben settantasette “sermoni”. Stiamo parlando degli inizi del Duecento, dunque di ottocento anni fa. Antonio inframmezzava i suoi discorsi con citazioni bibliche (era detto “Arca del-l’Antico Testamento”), con “etimologie” tratte dalle opere eruditissime di sant’Isidoro di Siviglia, con esempi tratti dai bestiari, lapidari, erbari e planetari medievali. Insomma una (teorica) barba così. Invece no. Leggendoli, anche oggi, stupore!, non ci si tedia. Infatti, si piazzavano fin dalla notte prima e anche in trentamila per ascoltare Antonio.
Sì, perché Antonio “tuonava”. E non generalizzava (non esitò a dare del “cornuto” a un vescovo, e in pieno concilio).Voi mi direte che un fuoriclasse è esempio poco esemplare perché eccezionale. Risponderò che non mi sembra pratica molto astuta non prendere a modello i migliori».
(Rino Cammilleri, il Kattolico 2, p. 142).

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«Basta guardare una mamma che stringe al petto il suo bambino per capire quanto sia forte l’istinto materno di protezione: la mamma esiste per il figlio e ogni sua emozione si costruisce in rapporto alla vita del figlio. Sta qui il mistero e il fascino della madre! Personalmente ricordo un episodio che mi ha illuminato e mi ha introdotto nella comprensione dell’abisso d’amore che è il cuore materno. Mi trovavo in ospedale ed avevo appena subito un difficile intervento al cuore. Soffrivo e, ogni tanto, mi lamentavo. La mia mamma era accanto a me: discreta e premurosa, attenta e silenziosa. Ad un certo punto mi uscì una esclamazione: “Mamma, tu non puoi capire quanto io soffra!”. La mamma raccolse il lamento e, con prontezza disarmante, lo elaborò e me lo restituì trasfromato dal passaggio nella sua anima. Mi disse: “Ricordati una co-sa, figlio mio! Quando soffre un figlio, la mamma… soffre il doppio!”. Fu un lampo: mi sembrò, per un istante, di vedere la vetta dell’amore di una madre e capii perché Dio, Dio stesso, abbia usato questa espressione: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò” (Is 66,13). Come fa una madre, così fa Dio!». (Angelo Comastri, Non dimenticare la tua mamma, p. 79).

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«Per non parlare del rapporto tra Reiki e Cristianesimo. Nessuna compatibilità può esservi per il cristiano, se non l’accoglienza amorosa dovuta a ogni persona, secondo la parola del Vangelo. Nessuna “doppia appartenenza” dunque, che includa l’adesione a questo sistema panteistico, gnostico e occultistico, diametralmente opposto a quello cristiano. Per un cristiano, infatti, aderire al Reiki significa volgere le spalle a Gesù Cristo e rigettare la salvezza che Egli ha acquistato per ciascuno di noi con il proprio Sangue». (Roberta Grillo, Attenti al lupo. Movimenti Religiosi Altenativi & sètte sataniche, p. 88).

TIMONE – N.60 – ANNO IX – Febbraio 2007 – pag. 32

 

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