15.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto

 

Il Timone n. 65 – anno 2007 –

 

«Oggi la memoria storica non li considera allo stesso modo. Il nazismo, nonostante sia scomparso completamente da più di mezzo secolo, è a giusto titolo l’oggetto di una esecrazione che non accenna a diminuire. Gli studi carichi di orrore al riguardo aumentano ogni anno di profondità e di ampiezza. Il comunismo, invece, nonostante sia vicino nel tempo e caduto di recente, fruisce di una amnesia e di una amnistia che raccolgono il consenso quasi unanime, non solamente dei suoi partigiani – ne esistono ancora – ma anche dei suoi nemici più determinati; e perfino delle sue vittime. Qualche volta capita che la bara di Dracula si socchiuda. E così, alla fine del 1997, un’opera (Il libro nero del comunismo) ha osato fare la somma dei morti che gli si possono ascrivere. Proponeva una forbice da ottantacinque a cento milioni di morti. Lo scandalo è durato poco, e la bara si è già richiusa, senza che questi numeri siano stati seriamente contestati».
(Alain Besançon, Novecento, il secolo del male. Nazismo, comunismo, Shoah, p. 18).
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«La discussione sul Gesù storico si è accesa da oltre due secoli e non accenna a finire. Resta comunque interessante notare come la revisione storico-critica della sua figura non sia riuscita a demolirne la storicità. Il cristianesimo è l’unica religione al mondo ad essere stata oggetto di un trattamento così radicale, e ad averne addirittura accettato i risultati scientificamente più attendibili ed equilibrati, dai quali è emerso un approfondimento e non un indebolimento del Gesù della tradizione. Questo a mio avviso perché è il cristianesimo stesso la fonte della sensibilità storica che caratterizza la nostra cultura più di ogni altra…».
(Giuseppe Fornari, intervistato da Roberto Persico in Tempi, anno 13, n. 23, 7 giugno 2007, p. 41).

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«La Santa Sede è ammirevole nello sforzo di mantenere aperti i canali di comunicazione e dialogo con le autorità centrali cinesi, sollecitando maggiore attenzione alle esigenze della pratica della fede cristiana. Non è facile resistere alla tentazione di erigere muri di intransigenza e di indispettito risentimento. Eppure, dietro a tutto questo si impone una domanda di difficile formulazione. È pensabile che un regime intento a mantenere un potere assoluto (“con ogni mezzo e a qualsiasi prezzo” era lo slogan proclamato non molto tempo fa) possa acconsentire di buon grado a scavare una breccia nel proprio sistema difensivo e concedere (alla Chiesa o a qualsiasi altro ente) spazi d’azione che sfuggano ai propri meccanismi di controllo? Che oggi non sembra pronto a trattative consistenti, a meno che le parti intendano accontentarsi di qualche parvenza accomodante. E allora: conviene rassegnarsi allo stato di fatto? Per nulla, e la risposta viene – forte e chiara – dalla stessa Chiesa in Cina».
(Giancarlo Politi, in Mondo e Missione, n. 3, marzo 2007, p. 3).

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«Anche oggi la Chiesa, per il suo fermo atteggiamento in difesa della vita e della famiglia, è accusata di voler interferire negli affari politici, di condurre una politica “muro contro muro”, di bandire “crociate” e “guerre religiose”, di “cercare la persecuzione”. In realtà essa reagisce a un’aggressione pubblica all’ordine naturale e cristiano. Null’altro essa chiede che di essere se stessa, rimanendo fedele al mandato ricevuto dal suo Fondatore, che è quello di predicare la verità a tutte le genti. Non si può chiedere ai cattolici di tacere, né alla Chiesa di essere diversa da come Dio l’ha voluta. La Chiesa, nel corso dei secoli, è stata perseguitata innumerevoli volte, a causa della sua fede e della sua fedeltà. Lo sarà ancora e sempre risponderà con le parole di san Pio X: “Essa non auspica assolutamente la persecuzione violenta. Essa conosce questa persecuzione per averla sofferta in tutti i tempi e sotto tutti i cieli. Parecchi secoli da lei trascorsi nel sangue, le danno dunque il diritto di dire con santa fierezza che essa non la teme, e che tutte le volte che sarà necessario, saprà affrontarla. Ma la persecuzione, per se stessa, è il male, perché è l’ingiustizia ed impedisce all’uomo di adorare liberamente Dio”».
(Roberto de Mattei, in Radici Cristiane, n. 24, maggio 2007, p. 3).

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«Non è vero che la laicità consiste nella difesa di uno spazio neutro da assoluti, in una forma di obiettività che sostituisce gli assoluti religiosi con l’argomentazione razionale. La laicità, intesa in questo modo è, invece, una presa di posizione assoluta e dogmatica, assunta cioè come assolutamente vera senza argomentazione, una presunta verità apodittica che afferma: nel campo pubblico non si deve dare verità di tipo religioso. Questa convinzione assoluta è una intensa e totalizzante presa di posizione che non ammette eccezioni, repliche e nemmeno dubbi. Essa è, a suo modo, una fede, anzi un dogma».
(Giampaolo Crepaldi, Laicità e verità. Cosa ci sta insegnando Benedetto XVI, p. 9).

IL TIMONE – N.65 – ANNO IX – Luglio/Agosto 2007 pag. 34

 

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