Il Timone n. 100 – anno 2011 –
«Oggi il modernismo è più grave, più potente e più diffuso di quello dei tempi di S. Pio X. Il cambiamento, dal punto di vista pastorale, dai suoi tempi ai nostri, è che allora si cercava di isolare gli eretici e di evitarli. Oggi questo è impossibile, perché ormai si trovano dappertutto: tra i pastori, tra i teologi, negli istituti della Chiesa, nelle scuole, nella cultura, nella politica, nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle diocesi, nelle parrocchie, nei movimenti, nelle comunità religiose. L’“haereticus vitandus” oggi è il cattolico veramente fedele alla Chiesa. Dobbiamo abituarci a vivere fianco a fianco con i modernisti con discernimento, carità e prudenza, senza lasciarci influenzare ma anzi dando loro un buon esempio di sopportazione o di fermezza a seconda dei casi, cercando di confutare i loro errori se ci è possibile, difendendo le verità che essi negano, denunciando gli scandali, lottando per la giustizia e il buon costume, appoggiando le forze politiche che sostengono la Chiesa (qui Riscossa Cristiana sta facendo un lavoro prezioso), nella speranza del loro ravvedimento, pregando ed offrendo sacrifici per la loro conversione, nella certezza che Cristo non abbandona la sua Chiesa, ma la conduce, come dice il Concilio, alla pienezza del Regno».
(P. Giovanni Cavalcoli OP, dal sito riscossacristiana.it, 29-12-2010).
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«Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, ma non in ragione del Concilio, la modalità di riforma del Rito della Messa per certi versi ha abbastanza oscurato l’azione divina nella Santa Messa, unendo cielo e terra, e ha indotto alcuni al pensiero erroneo che la Santa Liturgia è una nostra attività, che in qualche senso noi abbiamo inventato e con la quale allora noi possiamo fare esperimenti. La verità della Sacra Liturgia è ben diversa. Infatti, la Sacra Liturgia è l’azione di Gesù Cristo, vivo nel Suo Corpo Mistico per l’effusione dello Spirito Santo; è il Suo dono a noi, che dobbiamo ricevere, apprezzare e salvaguardare secondo le indicazioni dei nostri Pastori e specialmente del Santo Padre, il Vicario di Cristo sulla terra, e perciò Pastore della Chiesa Universale. Siamo chiamati così nel tempo attuale ad accogliere l’insegnamento e la disciplina che il nostro Santo Padre Benedetto XVI ci ha dato nella sua Lettera Apostolica Summorum Pontificum, per la quale egli ha voluto restaurare la forma del Rito della Messa per esprimere più pienamente ed efficacemente la verità della Sacra Liturgia).
(Card. Raymond Leo Burke, Omelia alla Messa celebrata nella Parrocchia di Santa Maria di Nazareth, Roma 26/12/2010. Dal sito cordialiter. blogspot.com, 31/12/2010).
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«In tutta la storia della liturgia romana, ma anche nelle liturgie orientali, l’Offertorio è sempre stato legato all’attuazione del sacrificio del Golgotha. Non si trattava di preparare la Cena, ma di preparare il sacrificio eucaristico che aveva come frutto il convivio della comunione eucaristica. Ciò che si offre, viene dato per il sacrificio della Croce, si tratta di ciò che possiamo chiamare “un’anticipazione simbolica”. L’Offertorio richiama tutti i sacrifici dell’Antico Testamento, partendo dai grandi offertori di Melchisedech e di Abele. È una crescita continua fino al sacrifico del Golgota. Questa visione biblica giustifica pienamente l’Offertorio tradizionale senza dimenticare i riti orientali che sono ancora più solenni nella loro anticipazione del Mistero della Croce. Così come per Sant’Agostino “il Nuovo Testamento era nascosto nell’Antico Testamento”, potremmo dire che la Consacrazione è nascosta nell’Offertorio». (Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Karaganda, intervista rilasciata a La Paix Liturgique. Dal sito messainlatino.it,19/10/2010).
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«Non so se si possa, o se convenga, parlare di “riforma della riforma”. Quello che vedo assolutamente necessario e urgente, secondo ciò che desidera il Papa, è dar vita a un nuovo, chiaro e vigoroso movimento liturgico in tutta la Chiesa. Perché, come spiega Benedetto XVI nel primo volume della sua Opera Omnia, nel rapporto con la liturgia si decide il destino della fede e della Chiesa. Cristo è presente nella Chiesa attraverso i sacramenti. Dio è il soggetto della liturgia, non noi. La liturgia non è un’azione dell’uomo,ma è azione di Dio».
(Card. Antonio Cañizares Llovera, intervistato da Andrea Tornielli, Il Giornale, 7/1/2011).
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«Eppure, in tanti secoli, sempre si è ripetuto il copione: laddove Cesare vuol prendere per sé anche ciò che spetta a Dio, inciampa in quell’ostacolo che è il Pontificato romano. In ogni totalitarismo, c’è almeno una forza mondiale che può giungere pragmaticamente, come male minore, a compromessi, a firmare concordati, a benedire bandiere; ma che, messa alle strette, quando ne va di mezzo la fede, non si piega e, perseguitata, già progetta la rinascita dopo la bufera».
(Vittorio Messori, in Corriere della Sera, 27/12/2010).
IL TIMONE N. 100 – ANNO XIII – Febbraio 2011 – pag. 30