Il Timone n. 103 – anno 2011 –
«Io sono ancora un cattolico che ascolta il Papa: Roma locuta causa finita est. Credo che il punto di partenza sia le fede apostolica e non la prassi di liberazione, non credo che il mondo, in quanto puro mondo, possa insegnarci tanto: dato che ha bisogno di essere salvato non può salvare. Non mi hanno mai appassionato i messianismi senza Dio e le nuove religioni dell’ecologismo, del pacifismo delle marce, del terzomondismo e della decrescita mi sanno tanto di idolatrie. Mi tengo cari i pochi “principi non negoziabili” che, una volta tanto, mi obbligano a dire sì sì oppure no no, senza papocchi e mille distinzioni. E quando non ci arrivo a capire fino in fondo come stanno certe cose complesse guardo a cosa mi dice la Chiesa, e mi fido pure. Del resto, da chi altro potrei andare? Non sono un cattolico adulto, sento il bisogno di essere guidato».
(Stefano Fontana, L’età del Papa scomodo. Chiesa e politica negli ultimi tre anni, Cantagalli, Siena 20112, pp. 7-8).
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«Perché oggi si irride chi parla di Satana e dell’Inferno, di esorcismi e di preghiere di liberazione ma si affollano come non mai maghi e astrologhi, sette sataniche ed esoteriche? Possiamo affermare che, grazie alla presenza ecclesiale, sacramentale della Persona di Gesù Cristo risorto e alla sua potenza operante nella preghiera di liberazione e negli esorcismi, la cultura dell’Occidente è stata liberata sia dalla paura, sia dal dominio dei demoni che Egli è venuto a debellare e a sconfiggere. Chi vuole che non si parli più di Satana e di diavoli, di preghiere di liberazione e di esorcismi, anzi che non vengano più praticati, data la cultura secolarizzata, in realtà favorisce nuovamente il diffondersi di una cultura di paura e di dominio di Satana, dal quale Cristo è venuto a liberarci insegnandoci a pregare ogni giorno, soprattutto nella celebrazione eucaristica: non indurci, non abbandonarci nella tentazione, liberaci dal male-Maligno».
(Don Gino Oliosi, Alla scuola di Benedetto XVI. Vol. 3. Nel solco della Tradizione, p. 11).
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«Sentiamo spesso dire di una persona scomparsa da questa vita terrena: “era tanto buona che certamente è volata direttamente in Paradiso”. Pensandoci bene, un vero credente non può dire questo: solo Dio è giudice e probabilmente, se potessimo fare i nostri controlli, sarebbero molte le sorprese nel constatare che i giudizi di Dio non collimano spesso con quelli umani».
(Vieri Sassoli, Schegge, p. 13).
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«Questi sono tempi molto difficili per la Chiesa. Non lasciatevi turbare dalle chiacchiere. Udirete di preti e monache che hanno rinunciato, di case andate in rovina, ma non dimenticate che ci sono pur sempre migliaia e migliaia di preti e monache e di famiglie felici che restano fedeli fino alla morte. Questa prova purificherà la Chiesa dalle sue infermità umane ed essa ne uscirà più bella e più vera».
(Madre Teresa di Calcutta, in Vincenzo Sansonetti [a cura di], I messaggi di Madre Teresa, p. 269).
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«Sai, per rimediare a una crisi, a un calo dei consensi, a un rarefarsi dei voti, il Segretario di un partito può esortare i dirigenti a darsi da fare, a scendere tra la gente, a incrementare la propaganda. Ma, grazie a Dio, la Chiesa non è un partito. È un luogo dove la contemplazione di Maria vale di più del darsi da fare di Marta. E la Chiesa non è neppure una multinazionale economica che deve tenere a bada i concorrenti e incrementare il fatturato. La contabilità di questa nostra Comunità non è tenuta da nessun amministratore umano e non sappiamo quanto siano il passivo e l’attivo nei libri contabili del Cielo. In ogni caso, dobbiamo deciderci ad accettarlo: per quanto possiamo vedere, la cristianità, intesa come adesione di massa all’istituzione ecclesiale, è da tempo in disarmo. Ma questo, non mi stancherò di ripeterlo, può aiutarci a riscoprire la vocazione che il Signore stesso ha voluto per i suoi: sale, lievito, granello di senape, seme gettato nella terra. Insomma, le famose “piccole comunità attive e creative” di cui ha parlato il Papa e che, parola di Vangelo valgono di più e di meglio delle statistiche apparentemente trionfali di un tempo».
(Vittorio Messori a colloquio con Andrea Tornielli, in La Bussola Quotidiana, 19/3/2011).
IL TIMONE N. 103 – ANNO XIII – Maggio 2011 – pag. 34