Il Timone n. 112 – anno 2012 –
«Con la sua Risurrezione Gesù ha sconfitto il Diavolo, tuttavia la divina permissione lascia che ci sia una certa azione del Maligno nel corso della storia, fino alla fine dei tempi, affinché ogni uomo possa guadagnarsi la salvezza sostenendo il personale combattimento spirituale e partecipando così della vittoria di Cristo sul Male. Non stupisce dunque scorgere, in questi duemila anni di Cristianesimo, diverse ondate di azione diabolica volte a strappare quante più anime possibili alla Divina Misericordia, in un crescendo di inganni e seduzioni operati tramite il veleno della menzogna e dell’impostura».
(Padre Livio con Diego Manetti, Il ritorno di Cristo. La seconda venuta di Gesù e le profezie di Medjugorje sulla fine dei tempi, p. 174).
La liturgia è riformabile nella misura in cui viene liberata da tutto ciò che nel tempo ne ha oscurato il vero significato, che non risiede tanto nel fare ma nell’essere; è riformabile cioè perché resa capace di ri-orientare a Dio quando semmai tale orientamento si fosse perso dietro un liturgismo sterile incentrato sull’uomo. Quando la liturgia appare semplicemente come brandelli di un tessuto tutto umano e la centralità di Dio ha dovuto cedere il posto all’egocentrismo dell’uomo, allora è tempo di riformare. Se le celebrazioni non santificano più perché trasformate in vorticose giostre di perfomances umane – specie clericali – è necessario liberarle dalle impurità che poco si addicono a Colui che è tre volte Santo».
(Roberto Romeo, Alle fonti del diritto liturgico orientale, p. 106).
«Perché tanti ragazzi, oggi, credono nel malocchio e nelle sue presunte “energie negative”? Alla base di certi comportamenti ci sono paure, incertezze, timori per il futuro. Molti giovani, oggi, si sentono insicuri e vivono momenti di difficoltà. Si affidano alla lettura delle carte, agli amuleti e ai talismani per cercare un aiuto nell’affrontare la vita. I frutti dell’ateismo imperante, mascherato da “laicismo”, non sono affatto una maggiore libertà ed una maggiore cultura. Sono, in realtà, una maggiore schiavitù ed una terribile ignoranza. Perciò come cattolici (e anche come veri laici, non atei) diamoci da fare. Liberiamoci dai complessi e ricominciamo a proporre il Vangelo, senza paure e senza pudori. È questa l’unica strada per combattere il pericoloso ritorno della superstizione».
(Carlo Climati, Immenso sguardo. I mondi dei giovani, pp. 97-98).
«Misericordia e fermezza dottrinale separate l’una dall’altra muoiono e non lasciano che due cadaveri: il liberalismo umanitario con la sua falsa serenità e il fanatismo con il suo falso zelo. È stato detto: la Chiesa per principio è intransigente, perché crede; nella pratica è tollerante, perché ama. I nemici della Chiesa sono tolleranti per principio, perché non credono, e intransigenti nella pratica, perché non amano». (Reginald Garrigou-Lagrange, Dieu, son existence et sa nature, Paris 1923).
«Qual è la squadra di calcio “stellare”? Come si chiama la più grande squadra del mondo? Si chiama Milan. Ohh??!! Supponete che vi succeda un’esperienza di questo tipo. Quando io avevo la vostra età non c’era la televisione. Come facevamo a seguire le partite? La domenica si seguiva una trasmissione alla radio che già allora era chiamata “Tutto il calcio minuto per minuto”, guidata da una cronista bravissimo, Nicolò Carosio. […] Allora, tutti noi ragazzi all’oratorio di Malgrate stavamo lì intorno ad una vecchia Phonola e cercavamo di seguire “Tutto il calcio minuto per minuto”. Facciamo questa ipotesi: arriviamo all’ultima di Campionato, Milan-Juve. Supponiamo che per una magia tutti i tuoi amici quel giorno lì vengano rinchiusi giù nel cortile e non possono seguire la partita alla radio. L’unico che può sentire la radio sei tu. Primo tempo: 0 a 0. Secondo tempo ancora 0 a 0 fino ad un minuto prima della fine, quando il Milan segna. Qual è la prima cosa che fai, non appena senti il fischietto dell’arbitro? Lo dico ai miei amici. Certo, esci e corri a dirglielo. Per portare in giro Gesù nel mondo bisogna sentire che Gesù è una cosa bella, così grande, così forte, che uno non la può tener dentro, la deve comunicare per forza. Questo si chiama testimonianza e questo viene dalla Cresima o Confermazione».
(Cardinale Angelo Scola, Vivere da grandi, p. 83).
IL TIMONE N. 112 – ANNO XIV – Aprile 2012 – pag. 34
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