Il Timone n. 121 – anno 2013 –
«Diverso è l’itinerario che possono percorrere il tuo corpo e la tua anima. In corpi pieni di salute possono essere racchiuse anime spiritualmente spente. Il mondo pullula di morti che camminano. Al contrario, in corpi malandati possono essere presenti anime radiose e piene di vita. Gran parte degli uomini cade nell’inganno di dedicare la propria cura al corpo, tralasciando l’anima e non rendendosi conto della degradazione a cui vanno incontro. Al contrario, coloro che si sono dedicati alla propria anima sprigionano luce, bontà e amore anche quando i loro corpi sono logorati dalla malattia e dal tempo che passa. Mentre il corpo invecchia, l’anima può ringiovanire. Al termine della vita, nel momento in cui il corpo si arrende alla morte, l’anima è pronta per tuffarsi nell’oceano dell’eternità».
(Padre Livio Fanzaga, Senza preghiera non puoi vivere, p. 14) .
Ormai anche i più duri di comprendonio l’hanno capito: è partita la più colossale campagna mediatica, ideologica, politica e legislativa di tutti i tempi per trasformare a livello planetario ciò che è anormale in normale, ciò che non è naturale in naturale, ciò che non è fisiologico in fisiologico. Più o meno tutti sanno che la dottrina della Chiesa si oppone a questo disegno di pervertimento dell’ordine naturale. Più o meno tutti sanno che a un vescovo, quello di Trieste, è stato impedito di uscire di casa da un gruppetto di facinorosi semplicemente perché monsignor Crepaldi dice la verità intorno alla sessualità umana. Più o meno tutti sanno che queste sono le prime avvisaglie delle persecuzioni che i cattolici subiranno se non accettano supinamente di omologarsi al “pensiero gaio”.
(Mario Palmaro, in La Nuova Bussola quotidiana, 4/2/2013).
«Si profila una grande guerra spirituale nei prossimi anni, se almeno intendo i segni dei tempi, ma io non mi sento isolato dal mio popolo, perché esso – cristiano dai primordi dell’Evangelo – non si lasciò radicalmente corrompere dalle élite neopagane dell’Umanesimo-Rinascimento, né dai rivoluzionari protestanti, né da quelli illuministi, contro la violenza sopraffattrice dei quali, anzi, reagì con tutte le sue disperse forze. Sebbene esso sia stato a lungo dominato dalla casta liberalmassonica, soltanto sotto la democrazia cristiana fu laicizzato. Ma segni eloquenti della sua perdurante vitalità cristiana sono la tenuta migliore (rispetto agli altri popoli evangelizzati) della famiglia, della pratica del culto, della riverenza al Papa, alla Madonna, al Redentore».
(Don Ennio Innocenti, in Fausto Belfiori – Carlo Fabrizio Carli, Fede e fedeltà. Testimonianza di un “prete romano”. Intervista con don Ennio Innocenti, p. 93).
«La Fede conosce una crisi se prima ancora è la ragione a rinunciare al suo ruolo determinante, senza lasciarsi spaventare da quell’anti-ragione che sembra essere diventato il dubbio eretto a programma di vita, uno scetticismo fondamentale e imperante. Possiamo indicare qualche causa principale in questo smarrimento della Fede, che diventa sempre più soggettiva e intimistica? Questa crisi, a nostro giudizio, si genera principalmente dall’accantonare la domanda su Dio e dal rifiuto del pensiero (forte) su Dio. Quando il pensiero dell’uomo non è più capace di Dio diventa un non-pensiero, va verso il declino. E col pensiero la fede. Guardiamo più da vicino a questo lento ma progressivo smarrimento del pensiero di Dio, per dare nuovamente ragione alla nostra fede e dire al dubbio che non appartiene alla verità, alla fede, ma alla precarietà della nostra povera ragione. Ed è perciò guaribile».
(P. Serafino M. Lanzetta, FI, in Fides Catholica. Rivista di Apologetica Teologica, n. 2, anno VII, 2012, pp. 5-6).
«Occorrerà comunque in tale studio (dei documenti del Concilio Vaticano II, ndr) o discussione, applicare alcuni criteri ermeneutici basilari del pensiero cattolico, e cioè che: a) le singole affermazioni devono essere considerate nell’unità globale dell’insegnamento del Concilio; b) gli insegnamenti del Concilio devono essere letti nella luce della intera Tradizione e del Magistero costante della Chiesa; c) le singole affermazioni devono essere sempre comprese nel legame interiore con l’integrità e la globalità della dottrina della fede cattolica, nel presupposto che gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, così come di ogni altro Concilio, non sono il tutto, ma sono parte di un tutto, cioè della totalità indivisibile della fede cattolica».
S.E. Mons. Guido Pozzo, Il Concilio Vaticano II, in Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa, n.2, anno VIII, aprile-giugno 2012, p. 50).
IL TIMONE N. 121 – ANNO XV – Marzo 2013 – pag. 34
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